Colosseo, Tar accoglie ricorso Raggi contro Parco Archeologico: “Franceschini non ha i poteri”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Giugno 2017 - 19:07 OLTRE 6 MESI FA
Colosseo, Tar accoglie ricorso Raggi contro Parco Archeologico: "Franceschini non ha i poteri"

Colosseo, Tar accoglie ricorso Raggi contro Parco Archeologico: “Franceschini non ha i poteri”

ROMA – Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Comune di Roma contro l’istituzione del Parco del Colosseo, voluto dal ministro della Cultura, Dario Franceschini. Due le sentenze di accoglimento pubblicate, la seconda riguarda il ricorso che sullo stesso argomento è stato proposto dal sindacato Uilpa-Bact. Roma Capitale aveva presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del decreto istitutivo del parco del 12 gennaio 2017. L’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo secondo il Campidoglio era “lesiva degli interessi di Roma Capitale”.

“E’ inaccettabile che a Roma ci siano aree di serie A e aree di serie B, in pratica sembra che il governo voglia gestire in totale autonomia e senza alcuna concertazione il patrimonio culturale dell’amministrazione stessa”, disse la sindaca Virginia Raggi sottolineando che “i ricavi della bigliettazione del Colosseo e dei Fori portano nelle casse del nuovo ente circa 40 milioni di euro che prima andavano per l’80% alla Soprintendenza speciale, oggi invece saranno tutti del Parco e solo il 30% andrà alla Soprintendenza. Quindi su Roma rimane molto poco”.

Il decreto istitutivo prevede un Parco Archeologico con l’autonomia di cui godono già altri parchi e con competenze su Colosseo, Foro Romano, Palatino e Domus Aurea.

Ma per i giudici amministrativi, le disposizioni di legge “non hanno attribuito al ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come quello istituito per il Parco archeologico del Colosseo”.

Le norme in materia, infatti, non attribuiscono “alcun potere generale di riorganizzazione anche degli uffici dirigenziali generali al ministro, ma un potere organizzativo limitato a consentire la soppressione, la fusione o l’accorpamento di uffici, in funzione di particolari esigenze tra le quali anche quella di garantire il buon andamento dell’amministrazione di tutela del patrimonio culturale”.

Per il Tar del Lazio con l’istituzione del Parco il Campidoglio avrebbe perso parte degli incassi e la città avrebbe risentito della sua unità archeologica. Anche per questo i giudici amministrativi hanno ritenuto fondate le censure con le quali Roma Capitale “si duole del fatto che non vi sia stata alcuna condivisione delle scelte che hanno portato alla individuazione di tale area limitata di competenza del Parco archeologico del Colosseo”.

“La nuova configurazione avrebbe comportato la perdita per la città di Roma di gran parte dei proventi del Colosseo e inoltre, avrebbe sancito la eliminazione della rilevanza unitaria dell’area all’interno delle Mura Aureliane, oggetto della tutela Unesco”, scrivono i giudici.

In base allo Statuto comunale, infatti, “è stato attribuito alla città di Roma un particolare ruolo nell’attività di valorizzazione dei beni culturali romani, rispetto a cui lo Stato, pur mantenendo le proprie funzioni in materia di organizzazione dei propri uffici, non può incidere unilateralmente, trattandosi appunto di aspetti relativi alla valorizzazione dei beni culturali, le cui funzioni amministrative sono state attribuite alla competenza concorrente di Roma capitale”

La conclusione, per il Tar, è che le norme “derogatorie delle disposizioni generali in materia di organizzazione dei pubblici uffici, per cui gli uffici di livello dirigenziale generale sono di competenza del regolamento di organizzazione, non abbiano attribuito al ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come invece avvenuto nel caso di specie con l’istituzione del Parco archeologico del Colosseo”.