Corruzione, la fiducia svuotata. Il Pdl: “Ricominciamo o non se ne fa nulla”

Pubblicato il 14 Giugno 2012 - 19:54 OLTRE 6 MESI FA

Paola Severino (LaPresse)

ROMA – Il via libera alla Camera è arrivato ma il rischio concreto, anche qualcosa di più, è che del disegno di legge sulla corruzione non si faccia nulla. O che almeno non si vada a dama in questa legislatura: tutto rischia di slittare alla prossima, ammesso e non concesso che un governo “politico” voglia riprendere in mano la situazione.

I numeri, infatti, raccontano che il ddl alla Camera è passato, ma con una maggioranza risicata e un piccolo esercito di astenuti: appena 354 sì, 25 no (quelli annunciati dell’Italia dei Valori) e 102 persone che hanno scelto di non votare. Tra questi, oltre alla Lega, hanno deciso ci sono 38 esponenti del Pdl. Spiccano i nomi  di Gaetano Pecorella, delll’ex sottosegretario Alfredo Mantovano, e di esponenti di primo piano del Partito e del precedente governo come Guido Crosetto, Aldo Brancher e Renato Brunetta.

Ma i 38 no, sono solo la punta di un iceberg di mal di pancia e dissenso che rende l’impresa approvazione definitiva quasi impossibile. Le parole di Fabrizio Cicchitto sono eloquenti: “Come dice il proverbio: uomo o donna avvisata è mezzo salvata”. La donna avvisata è il ministro Paola Severino e l’avviso è semplice: cambiare il decreto negli aspetti che meno piacciono al Pdl, quelli legati alle pene sulla corruzione e al reato di traffico di influenze che secondo il partito di maggioranza relativa, per come è concepito, dà troppo potere ai giudici.

Poi c’è la questione “bandiera”, quella che il Pdl sventola come prioritaria ma che, in fondo disturba meno, quella della responsabilità civile dei giudici. Spiega Cicchitto: “Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l’esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati”.

Viste le premesse il presidente della Camera Gianfranco Fini non mostra ottimismo: “Spero di essere smentito, ma dopo l’intervento dell’onorevole Cicchitto temo che il ddl non sia approvato dal Senato prima della fine della legislatura”. Realismo politico di chi di legislature ne ha viste diverse e sa che se un provvedimento del genere deve ogni volta ricominciare l’iter per piccole modifiche difficilmente diventerà la luce”.

Il ministro della Giustizia Paola Severino, si è invece  detta “molto stupita dal fatto che la Lega in commissione abbia votato a favore sull’emendamento del governo e sulla struttura delle norme, e poi abbia avuto in Aula un diverso atteggiamento. Apprezzo la ragionevolezza e lo spirito di chi ha votato la fiducia. Ogni legge è perfettibile ed anche questa, saremmo persone presuntuose se non lo pensassimo, come tutte le legge anche questa è migliorabile. Quando ho suggerito modifiche sulla concussione non ho pensato ad alcun processo. Le norme non sono state scritte per nessuno, le modifiche sono legate a motivi tecnici che confermo”. Sulla incandidabilità, altro aspetto controverso anche per la tempistica,  “non sono emersi nomi, non li so e non li voglio sapere. Il governo deve prendere le sue decisioni prescindendo dai nomi delle persone coinvolte”.