Crisi, Tremonti: “Super tassa per redditi oltre 90 mila euro l’anno”

Pubblicato il 12 Agosto 2011 - 00:21 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti (foto LaPresse)

ROMA – Dal governo arrivano diverse ipotesi contro la crisi. Dalla tassa sulle rendite alle pensioni fino a un contributo di solidarietà da parte dei redditi sopra i 90 mila euro. Mentre le polemiche si moltiplicano nella maggioranza e con l’opposizione, Giulio Tremonti, in commissione, ha illustrato la strategia anticrisi del governo:

INTRODUZIONE – “Dividerò il mio intervento in due parti per illustrare sia la proposta di pareggio di bilancio in Costituzione nell’articolo 81, sia la scelta di anticipo del pareggio di bilancio. È un caso di eterogenesi dei fini”.

CONTRIBUTI DI SOLIDARIETA’- “Per quanto riguarda l’evasione fiscale e quindi il recupero di risorse sono possibili contributi di solidarietà”. Secondo indiscrezioni trapelate in ambienti vicini alla maggioranza, tale contributo, applicabile solo a redditi privati superiori ai 90 mila euro, potrebbe aggirarsi tra il 5 e il 10 per cento del totale. Si tratterebbe di una estensione anche al privato della tassa già prevista dalla manovra proprio sui redditi dei pubblici dipendenti superiori ai 90 mila euro. Non è ancora chiaro se si tratti di una misura ‘una tantum’ o se il contributo possa essere addirittura permanente.

Si interverrebbe su un doppio binario: con un’addizionale Irpef per i lavoratori autonomi e con un prelievo dalle buste paga per i dipendenti del settore privato. Sugli stipendi si interverrebbe a partire dai 90 mila euro in su, esattamente come stabilito dalla manovra 2010 per i dipendenti pubblici. Il taglio sarebbe del 5% per la parte eccedente i 90 mila euro, del 10% oltre i 150 mila. Per gli autonomi la maggiorazione scatterebbe a partire dall’aliquota del 41% che si applica ai redditi superiori a 55 mila euro.

LA DATA DEL PAREGGIO – “La soglia del 2014 per l’obbligo del pareggio di bilancio non l’abbiamo inventata noi, ma da due anni era, sarebbe stata, la data europea. Prima non c’era nessun obbligo di pareggio di bilancio nel 2011. Ora c’è ampio spazio per un lavoro che presuppone un disarmo plurilaterale e uno spirito costituente. Il decreto che pone il pareggio di bilancio al 2014 è stato votato alla Camera a metà luglio. Da allora molti fatti hanno modificato il corso delle nostre attività. Il primo è l’intensificazione verticale della crisi finanziaria: la prospettiva era diversa rispetto a quella in cui è stato costruito il decreto sul pareggio di bilancio”.

LA PREVISIONE DELLA CRISI – “Personalmente non penso di essere accreditabile di formule ottimistiche sulla crisi. Dal 2006 ho sempre usato formule di prudenza”.

LIBERALIZZAZIONI – Nella lettera della Bce, afferma tremonti, ci sono indicazioni o suggerimenti per il govenro. Uno riguarda le liberalizzazioni. “Dobbiamo e possiamo intervenire con forza su liberalizzazioni, servizi pubblici e professioni. Sul lato della crescita serve la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e la privatizzazione su larga scala dei servizi locali”.

FESTIVITA’ – “Accorpare sulla domenica le festività non religiose potrebbe essere un modo europeo per aumentare la produttività sistemica”.

DIPENDENTI PUBBLICI E PENSIONI – “La Banca centrale europea ci ha anche chiesto tagli agli stipendi pubblici attraverso il licenziamento o la dismissione del personale compensato con meccanismi di assicurazione”. Nella lettera c’erano “suggerimenti che riguardano le pensioni di anzianità, le donne nel settore privato, e si formula anche l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici”. Ma, puntualizza Tremonti, “anche questo, non è detto che debba essere oggetto dell’attività del governo italiano”.

Per quanto riguarda le pensioni l’unico punto su cui finora si è trovato il consenso è l’anticipo dell’innalzamento progressivo dell’età per le pensioni di vecchiaia delle donne dagli attuali 60 a 65 anni. Invece che partire dal 2020, l’adeguamento scatterebbe dal 2015 e sarà in ogni caso molto, molto graduale. Si partirebbe con un mese in più nel 2015, due mesi nel 2016, tre mesi nel 2017, 4 nel 2018, cinque nel 2019 e sei nel 2020 e in ogni anno successivo, fino al 2026. Nel 2027 il percorso di avvicinamento ai 65 anni, per le donne nel settore privato, si completerà con un ulteriore scalino di tre mesi.

Sul tavolo, formalmente, resta ancora l’ipotesi di un intervento sulle pensioni di anzianità, anche se la possibilità di realizzarlo sembrano ridotte al minimo. Resta in piedi, invece, il piano per la revisione delle pensioni di reversibilità, che rientra nel campo della delega per la riforma dell’assistenza, così come l’intervento sulle pensioni di invalidità. Per queste ultime si ipotizza una revisione generale dei criteri per l’ottenimento della pensione, ma anche un tetto di reddito per poter usufruire dei cosiddetti assegni di accompagnamento.

LICENZIAMENTI – Sempre su indicazione Bce, dice Tremonti, ci sono le ipotesi di mettere in campo “una spinta verso la contrattazione a livello aziendale, il superamento di un sistema aziendale rigido e il licenziamento e la dismissione del personale compensato con meccanismi di assicurazione più felici, una sorta di diritto di licenziare ma compensato con migliori posti di lavoro”.

NIENTE PATRIMONIALE – Accantonata l’idea della patrimoniale, sarebbero salve anche le seconde case, che sembravano invece candidate alla “stangata”.