Crocetta parla: di Tutino, della Borsellino, di suicidio e di “sbiancamento”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Luglio 2015 - 20:15 OLTRE 6 MESI FA
Crocetta parla: di Tutino, della Borsellino, di suicidio e di "sbiancamento"

Rosario Crocetta, dall’ottobre 2012 presidente della Regione Sicilia (LaPresse)

PALERMO – Nel giorno prima del suo atteso intervento pubblico all’Assemblea Regionale Siciliana, il governatore Rosario Crocetta, prima intervistato da Radio 24 e poi in un lungo comunicato, parla letteralmente di tutto. Dei pensieri suicidi e dello “sbiancamento”, del “popolo siciliano” e dell’intercettazione con il chirurgo Matteo Tutino, del suo tipo d’uomo (che non è Tutino) e del Pd. Andiamo per capitoli. La Zanzara, programma radiofonico di Cruciani e Parenzo, ha ottenuto le seguenti dichiarazioni di Crocetta. Ognuna varrebbe un titolo a sé:

“Lo Voi mi ha salvato la vita, altrimenti sarei un uomo morto”. “Avevo trovato su internet un modo veloce per suicidarmi, era tutto pronto“, “Dieci milioni? Pochi, il popolo siciliano chiederà centinaia di milioni”. “Espresso? Tirino fuori ora e data dell’intercettazione, ma non ce l’hanno”. “Hanno fatto un attentato a un organo dello Stato”, e poi “Resto nel Pd, se non mi vogliono mi devono espellere”. “Le Istituzioni sono state frettolose a giudicarmi, un tempo gli uomini di Stato parlavano una volta all’anno”. “Sbiancamento? Mai fatto, mi piace abbronzatura integrale”. “Tutino? Non è il mio tipo, non mi piacciono i borghesi”.

Il metodo di suicidio trovato sul web. “Non mi sono suicidato perché è intervenuto un procuratore perbene, Lo Voi, uno che si batte per la verità, uno apolitico. Lo ringrazio”. “Oggi – dice Crocetta – sarei un uomo morto, infangato e forse tra qualche anno si sarebbe scoperto che avevano assassinato un uomo innocente”. “Ho pensato davvero di ammazzarmi – racconta – e lo avrei fatto subito dopo l’uscita della notizia. Ma è arrivato il mio avvocato che mi ha preso in albergo, mi ha portato nel suo studio e mi ha detto che il procuratore stava verificando la notizia. Altrimenti sarei già un uomo morto. Piangevo, non mangiavo, non dormivo, non mi affacciavo alla finestra perché pensavo che qualcuno mi potesse guardare e mi insultasse, ho avuto paura di uscire di casa. Qualcosa di ignobile. Senza quel giudice sarei una larva umana, è moralmente possibile tutto questo? Possiamo vivere in un paese così?”. “Avevo trovato su internet – dice Crocetta – un modo veloce, sicuro, in modo che nessuno mi potesse salvare. Visto che non possiedo armi, mi sono chiesto: come mi ammazzo in modo che nessuno mi salvi? Pensavo alle tecniche che dovevo adottare per evitare l’arrivo di qualcuno, ho anche i militari sotto casa e un collaboratore vicino a me. Ma ho trovato un metodo facile, semplice. Lo avevo trovato ma non lo dico per paura delle emulazioni”.

“Tutino non è il mio tipo”. “Tutino? Non è il mio tipo, non mi piacciono i borghesi”. Dice poi Crocetta, “Ma si può dire questo di un presidente? Lo dicono perché sono omosessuale, se ero etero non mi avrebbero dilaniato in questo modo. Hanno detto che ero l’amante di Tutino, il mio medico. Ma gli uomini così non mi piacciono. Tutino è macho, borghese, mentre io sono pasoliniano e non c’entro nulla con l’estetica borghese. Quando ero ragazzo mi piaceva molto Pierre Clementi, un amore simbolico. E poi mi appassionava Ninetto Davoli. Io coi borghesi non c’entro niente”. “Sbiancamento anale? Io non l’ho mai fatto, perché dovrei farlo? Sin da bambino adoravo l’abbronzatura integrale”.

Poi arriva anche il comunicato. Praticamente un memoriale difensivo in cui Crocetta respinge tutte le accuse dell’affaire Tutino-Lucia Borsellino e contrattacca rivelando di essere oggetto di minacce. Nello specifico di una lettera anonima che l’avrebbe invitato a suicidarsi.

“Sembra quasi surreale che coloro che per giorni hanno ipotizzato una strage non sentano il bisogno di chiedere pubblicamente scusa al popolo siciliano e pur di continuare la loro campagna denigratoria, continuano a rappresentare una storia tutta fantasiosa, quasi presa da un testo di Alfred Jarry”.

“Il mio medico lo frequentavo in quanto medico e non sono il solo cittadino palermitano che si sia rivolto alle cure del medesimo. Cure che per quel che mi riguarda sono state persino efficaci. D’altra parte essendo diabetico, andavo nel suo studio almeno ogni 15 giorni. Andiamo ai fatti. La circostanza che Tutino abbia detto quella frase su Lucia Borsellino è smentita da tutte le procure siciliane. Che quella frase io l’abbia mai sentita non è stato neppure esplicitato da l’Espresso. E così dopo lo shock stragista, si passa ai sottili argomenti della denigrazione umana e politica. La foto di Tutino in prima pagina che mostra i suoi muscoli – chissà forse sono amanti? Quali affari legano me e Tutino? Si indaghi. E quel patto scellerato, da quali interessi può essere nato, se non ci sono? Non possiedo cliniche, non possiedo aziende di nessun tipo, non c’è niente per cui mi si possa accusare. Il gossip da tre soldi però, tutto provinciale, tutto riconducibile alla mediocrità dei soggetti che lo praticano -” omnia immunda, immundis” – le cose immonde agli immondi”.

“La legge ci consentiva di scegliere al di là della valutazione della commissione, all’interno della lista di diverse centinaia di ammessi dove qualche amico escluso, onestamente c’era. Non solo mio ma di tanti politici. Con Lucia decidiamo di attenerci rigorosamente ai risultati della commissione e persino di restringere i criteri di selezione”. “Alla fine i manager nominabili erano rimasti in 22, se si considerano coloro che, nel frattempo, per effetto dell’abbassamento dei compensi, da noi deciso, hanno scelto di lavorare altrove. E’ immaginabile che in una lista di 22, per 18 posti, ci potesse essere, seriamente, qualcuno che potesse influire sulle scelte. Può essere accaduto che qualcuno si sia rivolto inutilmente e persino stupidamente a tanti, magari non intercettati, e anche al mio medico ritenendo che questi potesse condizionarmi. Nessuno può pensare che io abbia tradito Lucia Borsellino, per non avere riferito i desiderata di tanti, segno chiaro invece che non intendevo affatto tradirla poiché delle tante sollecitazioni pervenute, e sicuramente non dal mio medico, non ne abbiamo tenuto conto nè io nè lei”. “Non c’è stata nessuna influenza – assicura – neppure indiretta su Lucia Borsellino, nè su di me. Questi sono i fatti”.

“D’altra parte i rapporti di amicizia con Matteo Tutino a Palermo li hanno in tanti, – continua Crocetta -e ce li hanno avuti in tanti a Palermo. Anche Totò Cuffaro si rivolse a lui per dimagrire. Solo che nessuno teorizzò che Tutino potesse influenzare le scelte di quel presidente, non essendo Totò gay. Nel mio caso, c’è l’irragionevole dubbio. Ci sarebbe da morire di risate se non fosse una vicenda tragica e persino golpista. A Totò Cuffaro infatti rimproverarono ben altri rapporti, compreso quello della famosa clinica di Bagheria riconducibile alla mafia siciliana, che suggeriva le tariffe della sanità. Coloro che si indignano oggi, allora non si indignarono fino a chiedere la mozione di sfiducia, anche in presenza di una condanna penale. Oggi la Magistratura continua a smentire tutto e ad affermare che la politica non può utilizzare inesistenti fatti giudiziari per regolare i propri conti”. Poi elenca le sue denunce, i licenziamenti di dirigenti inquisiti e ex Pip e l’impegno antimafia: “Ho contribuito a fare arrestare decine di mafiosi ed attaccare il loro patrimonio”.

La lettera anonima. “Mi si vuole continuare a denigrare? – domanda – Lo si continui a fare pure, solo che oggi per effetto di questa campagna infame io ho ricevuto una lettera anonima dove c’è scritto “Perchè non si uccide lei?”. Chi mi risarcirà di tutto questo, chi risarcirà la Regione e il popolo siciliano dell’ennesima ignominia fabbricata da menti perfide interessate solo al malaffare. Prendano pure le distanze tutti. Nel dubbio ci si creda e nel dubbio ognuno pensi a salvare le proprie carriere per dire di essere estraneo al “cerchio magico” di Crocetta e nel frattempo non comprovare di essere nel cerchio magico dei potentati veri, quelli che rubano i soldi dei siciliani. Si continui così, uccidendo secondo per secondo un uomo colpevole di voler tagliare il malaffare. Lo si faccia fino in fondo per ragioni anche “nobili” legate alla ragione di Stato. Si vada avanti. Si costruiscano pure altri falsi dossier e li si pubblichi pure. Prima o poi i responsabili veri di questa montagna di menzogne saranno scoperti e la vergognosa ignominia di cui oggi io sono vittima si ritorcerà contro i carnefici, contro coloro che hanno armato quelle mani e contro coloro che per vigliaccheria, per compiacenza, per bieco interesse politico, la pistola dalle mani degli assassini, non l’hanno voluta togliere. Si vergognino di fronte alla loro coscienza, ai loro familiari, di fronte alla storia, di fronte al popolo italiano e siciliano”.