Mafia: Marcello Dell’Utri condannato a 7 anni

Pubblicato il 29 Giugno 2010 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA

IL senatore Marcello Dell'Utri

Dopo cinque giorni di camera di consiglio i giudici di Palermo hanno condannato il senatore Marcello Dell’Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado al parlamentare del Pdl erano stati inflitti nove anni di reclusione.

Il collegio presieduto da Claudio Dall’Acqua, a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare, era riunito in camera di consiglio da giovedì scorso. Il pg Nino Gatto, a conclusione della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 11 anni. Al momento della lettura della sentenza il senatore del Pdl non era presente in aula a Palermo: Dell’Utri è infatti rimasto a Milano.

Condannato nel 2004 in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, su Dell’Utri ha pesato la richiesta del procuratore generale di Palermo, Nino Gatto, che al collegio presieduto da Claudio Dell’Acqua ha chiesto di infliggere 11 anni al senatore del Pdl, che si è sempre dichiarato innocente e vittima di una macchinazione, affermando che i 35 pentiti che lo accusano costituiscono ”una pletora inutile che dimostra l’inconsistenza dei pm”.

Dell’Utri è colpevole di aver intessuto e curato una rete di incassi e azioni tra il potere del crimine organizzato e il potere politico.

La rete pescava, non si sa quanto a strascico, negli anni e nei luoghi della nascente Forza Italia, almeno in Sicilia. Sarebbe dunque una sentenza con fini riflessi e conseguenze politiche.

Se Dell’Utri fosse stato assolto la bolla si sarebbe sgonfiata. La bolla dei pentiti di mafia che da anni sussurrano e indicano la strada e il ponte tra mafia e politica. La bolla che evapora e insieme all’ipotesi investigativa lunga decenni di un secondo e terzo livello sopra e dentro il crimine organizzato.

L’ultimo e più temibile accusatore dell’ex manager di Pubblitalia – indagato a Palermo nel ‘94, all’indomani del suo ingresso in politica e sotto processo dal ‘97 – è Gaspare Spatuzza, della cosca di Brancaccio, legato ai fratelli Graviano, al quale la Commissione del ministero dell’Interno aveva appena negato l’accesso al programma di protezione.