Dove batte il voto grillino: dai cantieri Tav fino al Sulcis passando per Loreto

Pubblicato il 27 Febbraio 2013 - 14:26| Aggiornato il 11 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Da Venaus, casa madre della battaglia dei No Tav, fino a Corleone passando per il Sulcis, la Recanati di Giacomo Leopardi e i paesi che hanno dato i Natali a Claudio Scajola e Ugo La Malfa. Il voto grillino batte in tutta Italia ma fa il boom in alcune zone simbolo, causa crisi economica o disagio sociale, della Penisola.

Così Venaus, in provincia di Torino, luogo della marcia dei 10mila che nel 2005 bloccarono il cantiere della Tav, si consegna col 32,9% al Movimento Cinque Stelle. Segnale chiaro che quella dei No Tav non è “battaglia di sinistra” ma battaglia locale. Grillo in Val di Susa c’è stato, ha detto che con lui l’alta velocità non si sarebbe fatta ed è passato all’incasso. Tutto mentre il Pd, pur di non dire che quella ferrovia s’aveva da fare, si è tenuto “prudentemente” lontano dalla zona. Si ricorda solo un  Bersani che timidamente, a fine campagna elettorale, parlava della Tav non come opera da realizzare ma come opera “già in fase di esecuzione”. Un “ormai è tardi” che, come dimostrano i voti,  non è piaciuto in val di Susa.

Il copione non cambia neppure se si scende molti chilometri più a sud, a Corleone, comune di 11mila anime in provincia di Palermo. Nome che lo scrivi su Google ed esce la pagina Wikipedia e subito sotto una pagina sul “clan dei corleonesi”, un po’ come a voler dire capitale mondiale della mafia. Là Beppe Grillo raccoglie il 34,7%. Lo raccoglie nonostante (o forse soprattutto per) la sua tesi che suona più o meno così: la mafia in Sicilia non c’è più. E’ scappata al Nord e si è portata via i soldi.

Da Corleone un salto in Sardegna, nel Sulcis, luogo della fuga di Alcoa. A Carbonia, città che si identifica col carbone già dal nome, I Cinque Stelle raccolgono il 32.4%. Tutto nella città dove chi ha provato ad andare a nome del Governo Monti, ovvero Corrado Passera e Fabrizio Barca, è dovuto scappare in elicottero. Grillo, invece, si prende un voto su tre. Lo stesso Grillo che il 29 ottobre 2011 ha celebrato, anche se in Liguria ma cambia poco, il “no carbone day”.

Si resta in Sardegna e ci si sposta di pochi chilometri fino a Sanluri, casa della Tiscali di Renato Soru, qualche anno fa precocemente battezzato “grande speranza” della sinistra italiana. Da allora non glien’è andata più bene  una. Intanto a casa Tiscali, Grillo si prende il 37.4% dei voti.

Tornando al Nord, vicino a casa Grillo, a Imperia, storico Feudo dell’ex ministro Claudio Scajola. Roccaforte espugnata con il 33.6% dei voti dai Cinque Stelle. Così come espugnata è Orbetello, vicino Grosseto, patria politica di Altero Matteoli e luogo di vacanza di Giuliano Amato. Nel cuore dell’argentario ha votato Grillo il 31.1% degli elettori.

Ma non c’è pace neppure per i politici di primissima repubblica. Grillo e i suoi, infatti, calano anche su San Mauro di Romagna, storico bacino elettorale di Ugo La Malfa. Espugnata anche Recanati, paese natale di Giacomo Leopardi a solidissima tradizione democristiana, roba da 45% nel ’92. Ora Grillo se la prende col 32.9%.

Ai Cinque Stelle non manca neppure la roccaforte mariana: con il 36.1% arriva la conquista di Loreto (Ancona). Infine Muggia, in provincia di Trieste, l’ultimo pezzetto di terra italiana prima del confine. Grillo arriva fino a là, e ci arriva a modo suo, vincendo. Là i Cinque Stelle portano a casa il 32.1%.