Faac chiude, Salvini a Curia Bologna: “Incontro con vescovo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Settembre 2015 - 13:00 OLTRE 6 MESI FA
Faac chiude, Salvini a Curia Bologna: "Incontro con vescovo"

Matteo Salvini (Foto LaPresse)

BOLOGNA – La fabbrica di cancelli Faac chiude a Bergamo, lasciando 50 persone in strada, e il leader della Lega Nord Matteo Salvini chiede spiegazioni alla Curia di Bologna. “Voglio incontrare il cardinale Caffarra”, dice Salvini. Un accanimento nei confronti della curia che arriva dopo che la chiesa ha criticato il leader leghista per le sue dichiarazioni sui profughi.

Pierpaolo Velonà sul Corriere di Bologna scrive che la polemica tra Salvini e la curia nasce quando il vescovo di Bergamo Francesco Beschi contesta Salvini e le sue parole sui profughi:

“«La solidarietà è più grande di tutte le polemiche». Salvini gli ha risposto davanti a una platea di militanti ed ex operai della Faac di Grassobbio. Chiamando in causa anche la Curia bolognese, proprietaria del colosso dei cancelli automatici che a luglio aveva deciso di chiudere la sua piccola filiale in provincia di Bergamo, dove lavoravano una cinquantina di dipendenti. Una decisione su cui avrebbe influito l’intenzione di delocalizzare, trasferendo una parte della produzione in Bulgaria.

Contattato dal Corriere di Bologna, Salvini non solo non arretra, ma annuncia di voler parlare con il cardinale Carlo Caffarra. «Chiederò umilmente e formalmente un incontro a Caffarra — dice Salvini — lasciare a casa 50 persone a Grassobbio nel nome del profitto, per chiudere in Italia e aprire in Bulgaria, non mi sembra una scelta degna dello spirito di una Curia. Se parlassimo di una fabbrica in crisi potrei capire, ma qui c’è un impresa che guadagna alla grande e mette in difficoltà 50 famiglie». E poi: «Mi stupirei se a tanta attenzione da parte dei vescovi per i profughi che sbarcano si accompagnasse la scelta di chiudere un’azienda. Per un imprenditore privato vige la regola del mercato, ma la Faac non è un’azienda qualsiasi: è della Curia bolognese».

La risposta, ieri pomeriggio, pe arrivata da monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale di via Altabella: «Ogni persona di buon senso e minimamente informata ha ben presente che non è la Diocesi a gestire la Faac. Noi non gestiamo i finanziamenti, né il personale, né le filiali che vengono aperte o chiuse nel mondo. Tutte queste decisioni non sono di nostra competenza. Si possono fare tutte le generalizzazioni del caso ma sono fuori luogo e calunniose e non fanno altro che travisare la realtà». A maggio di quest’anno la Curia, pur rimanendo proprietaria dell’azienda ereditata da Michelangelo Manini, ne aveva affidato la gestione a un trust composto dagli avvocati Andrea Moschetti e Bruno Gattai, insieme al manager Giuseppe Berti. L’Arcidiocesi resta beneficiaria dei dividendi, ma la nuda proprietà, le azioni e il diritto di voto sono stati da allora trasferiti ai componenti del trust, che ha durata trentennale. Caffarra ha assunto il ruolo di «protector», con diritto di veto su alcune questioni (funzione che passerà ai suoi successori)”.