Il Giornale attacca Passera, Montezemolo e Renzi. Difende i voti di Berlusconi?

Pubblicato il 14 Settembre 2012 - 19:55 OLTRE 6 MESI FA
Luca Cordero di Montezemolo (LaPresse)

ROMA – Prima Pier Ferdinando Casini, poi nello stesso giorno Corrado Passera, Luca Cordero di Montezemolo e Matteo Renzi: Il Giornale, quotidiano di casa Berlusconi, impallina a turno tutti quegli uomini che possono contendere al Pdl il voto moderato. In prima pagina il direttore Alessandro Sallusti liquida il fenomeno Renzi, uno che piace molto all’elettorato pidiellino:

un ex democristiano salito sul carro di Prodi per infiltrarsi nel Pd e che dopo vent’anni di politica a tempo pieno dice di aver scoperto il bengodi liberale […] Lasciamolo a casa sua, e tifiamo che lì faccia più danni possibile

Malizioso l’accostamento nella stessa pagina (la 8) di Passera e Montezemolo, due incognite nel futuro prossimo della politica italiana. Paolo Bracalini si dedica a un ritratto di Passera:

Dietro un super ministro (quantomeno per le deleghe) c’è sempre una super moglie, nel suo caso la bella e rampante Giovanna Salza, già soprannominata «Giovannà», con l’accento finale tipo «Carlà», l’ex first lady francese.

Bracalini dipinge l’ex amministratore delegato di Intesa SanPaolo e Poste Italiane come l’astro nascente che piace a tutto il Parlamento, dalla Lega Nord al Partito Democratico:

Passera è stato abbordato da tutte le forze politiche in cerca di tecnici per il dopo Monti. Inviti da tutti, nessuno escluso, sempre accettati. La Lega è all’opposizione e parla di «disastro dei tecnici», però lo invita agli stati generali del Nord, fine mese a Torino, e Passera ci andrà. Il Pd lo invita alla Festa nazionale di Reggio Emilia, e Franco Marini, ex presidente del Senato, vicino a lui sul palco fa l’endorsement («Io vedrei bene Passera nel centrosinistra dopo il 2013»), benedetto da D’Alema («Passera con noi sarebbe un fatto positivo»). Il super ministro gongola ma, diplomaticamente, rimanda: «Cerco di imparare a fare il ministro nel modo migliore e poi si vedrà». L’area di riferimento è stata in passato quella ulivista-prodiana, per cui sfilò, insieme ad altri banchieri, come elettore alle primarie.

Corrado Passera (LaPresse)

Secondo Bracalini Passera ha i suoi estimatori anche nel Pdl, ma il partito al quale in questo momento il ministro dello Sviluppo sarebbe più vicino è l’Unione di Centro di Casini:

anche il centrodestra ha suonato la cetra per lui, che con Gianni Letta ha un’amicizia solida. Il segretario Pdl, Alfano, in un’intervista ha detto che il partito accoglierebbe Passera «con grande piacere, perché lo stimiamo», il governatore Formigoni, che tesse la tela di un partito del Nord tra Pdl, Udc e Lega, lo ha lanciato come possibile candidato premier del partito berlusconiano.

[…] sotto la regia di Casini, punterebbe a Passera come candidato premier. E qui siamo al corteggiamento più sostanziale. Passera è andato alla festa dell’Udc di Chianciano, accolto da Casini sul palco come «uno dei ministri più importanti di questo governo, e un nostro grande amico». Anche lì, da Passera, il consueto riserbo condito da una promessa implicita («Io in politica? Abbiate pazienza…). Ma si dà per fatta la sua scelta per il dopo-Monti, cioè dentro la lista «Italia» in cui confluirà l’Udc di Casini, con l’ingresso di esterni, dalla Marcegaglia ai tecnici cattolici come i ministri Ornaghi e Riccardi. Secondo una ricostruzione di Repubblica, il super ministro avrebbe confidato ai suoi che «quella di Pier è la strada giusta»

Quindi l’affondo finale: ormai il vero nemico di Passera, secondo Bracalini, sarebbe Montezemolo. La spiegazione è che i galli sarebbero troppi in un pollaio (l’area moderata) in cui non c’è posto per tutti:

Tramontato, e anzi trasformato in rivalità, l’antico asse con Montezemolo, finanziato dall’Intesa di Passera per la sua Ntv. Italia Futura, l’associazione che incuba (da anni) la discesa in campo di Luchino, ha stroncato l’Udc e ha tirato una frecciata anche ai tecnici caduti nella «rete a strascico» del nostromo Casini, per un «fritto misto molto confuso». Il riferimento era appunto a Passera, ospite dei centristi in festa. Casini è in contatto costante con Montezemolo, e ancora adesso, dopo la frittura, lo considera un possibile alleato («marciare divisi ma colpire uniti»). Ma l’avvicinamento di Passera al progetto allontanerà Montezemolo. Troppi galli nel pollaio.

Quindi un articolo di Francesco Cramer, che passa in rassegna la squadra di Montezemolo come pretesto per criticare l’indecisione del presidente della Ferrari:

L’ultimo retroscena lo racconta l’Espresso, secondo cui «prima dell’estate aveva deciso che no, non sarebbe entrato in politica». Aveva avvisato l’ambasciatore Usa a Roma e «i suoi, il gruppo di Italia Futura, lasciandoli affranti». In effetti in quel periodo fu scoramento: «E adesso? Che si fa?». Mr Ferrari aveva creato, tra mille aspettative, un apparato difficilmente smantellabile: poco meno di 60mila iscritti e associazioni in tutt’Italia. Un think tank che per forza di cose da bozzolo si doveva trasformare in farfalla; pena provocare l’aborto dell’eterno movimento politico last minute. […] Montezemolo la macchina ce l’ha. Deve solo girare la chiave e partire. Obiettivo? Lui stesso avrebbe detto (e poi negato in serata): «O prendo il 20 per cento o vado sotto il 5. O sfondo tra gli elettori oppure rischio di restare fuori dal Parlamento». Indeciso fino all’ultimo.