Tremonti contro Monti: “Più lo ascolto e meno lo capisco”

Pubblicato il 11 Settembre 2012 - 20:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, attacca Mario Monti e dice: “Più passa il tempo e più ascolto Monti, meno lo capisco”.

”Io – prosegue – non ho mai votato un decreto del governo e a gennaio parlai di recessione a -3 e ora ci siamo vicini. Allora c’era l’entusiasmo e il miracolo. Le difficoltà c’erano anche prima, che sono state esasperate strumentalmente, e chi di spread colpisce di spread perisce. Allora fu fatta una presentazione in cui dissero che avrebbero dato la stabilità finanziaria, la crescita economica e la normalità politica. La stabilità finanziaria non è arrivata e non è colpa del governo perché i problemi finanziari non sono solo dell’Italia. La caduta dello spread è dovuta solo al denaro regalato alle banche dalla Bce. Dovevamo avere crescita economica, invece siamo a -3”, osserva Tremonti.

”Più ascolto le considerazioni di Monti – aggiunge – meno lo capisco. Gli dissi che l’eccesso di tassazione avrebbe portato a una depressione economica e le tasse sulla casa e sulla benzina sono state eccessive. Mi dissero che serviva per portare stabilità, in compenso è caduta l’economia. Io credo che pochi tagli prima e quella che chiamano spending review, se si usa l’inglese, è un modo per prendere in giro le persone. Sono stati tanti errori. Le riforme strutturali? Dovevano fare meglio sulle pensioni. Le avrei fatte io, ma non ci siamo messi d’accordo. Avevamo il sistema pensionistico piu’ stabile d’Europa, ma la riforma doveva essere fatta meglio. Quella degli esodati se l’avesse fatta un governo civile sarebbe successo l’inferno invece e’ stata nascosta. I licenziamenti? Li chiedono nel mondo”.

”La cosa che trovo amorale e devastante – sottolinea – è l’aver venduto nella riforma il passaggio a tempo fisso per forza. Sono vietati un elenco lunghissimo di lavori con la partita iva. Io sono per il posto fisso, ma non è che lo si può costruire in tempo di crisi offrendo la possibilità ai datori di lavoro di mandare a casa i giovani perché non si potranno rinnovare i contratti. E’ il nodo con cui si impicca mezza generazione”, conclude.

”L’Italia dal maggio 2008 al maggio 2011 ha avuto quella che veniva definita una buona politica di bilancio – affonda Tremonti – tesi sottoscritta anche da Mario Monti che diceva che l’Italia andava bene. Il deficit scendeva, il debito saliva più lentamente e non c’era stato un solo giorno di sciopero generale. Quelli erano stati tre anni di crisi gravissima e nel programma era scritto. Accadde che andai a Palazzo Chigi a spiegare la mia tesi. Stava per iniziare la guerra dei debiti pubblici e poi c’era la crisi in Europa che stava esplodendo con Grecia e Portogallo. Io dissi di volare basso non era il momento per fare i fenomeni, ma Palazzo Chigi decise per una politica economica diversa volta a prendere voti”.

“Decisero di ridurre le tasse – prosegue – e si disse che ci voleva coraggio e non prudenza e poi rinviarono il pareggio di bilancio e infine chiesero la lettera alla Banca d’Italia e Bce, non la chiesi io. Si arrivò poi al G20 di Cannes in cui venne negata la crisi. Nel momento della tempesta noi siamo entrati con le vele non tirate in sicurezza. Io della lettera non sapevo nulla, fui chiamato a leggerla in conferenza stampa, notando anche il cambiamento della data per il pareggio di bilancio. La lettera fu scritta a Roma e cucinata a Roma”