Giuseppe Procaccini, qual è la verità? “Alfano informato” o “Alfano affettuoso”?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Luglio 2013 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Procaccini, qual è la verità? "Alfano informato" o "Alfano affettuoso"?

Il prefetto Giuseppe Procaccini in una recentissima immagine. Procaccini, capo di Gabinetto del ministro dell’Interno, si è dimesso per la vicenda Ablyazov (Ansa)

ROMA – Giuseppe Procaccini, l’unica testa caduta finora dopo l’oscura vicenda dell’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov, ha dato le sue dimissioni dopo 40 anni di carriera. Procaccini, napoletano nominato da Roberto Maroni nel 2008 capo del gabinetto al ministero dell’Interno e poi confermato da Cancellieri e Alfano, fino a due mesi fa era fra i papabili alla successione di Antonio Manganelli come capo della polizia.

Ci sono due Procaccini che vengono fuori dai giornali di oggi. Il Procaccini che sul Corriere – nella sua lettera consegnata lunedì sera al ministro Angelino Alfano – non nasconde di essere “nauseato e ingiustamente offeso”. E il Procaccini che, intervistato da Sara Menafra sul Messaggero, dice di aver informato Alfano ma di averlo fatto en passant e senza entrare nei dettagli:

Ha informato il ministro Alfano?
«Nei giorni successivi gli ho accennato brevemente che era stato dato seguito ad un’operazione di cattura di un pericoloso latitante kazako, ma senza entrare nei dettagli»”.

Mentre sugli altri giornali il funzionario appare più polemico con Alfano, sul Messaggero non sembra affatto avercela col ministro dell’Interno:

Crede che il ministro Alfano avrebbe dovuto difendervi? Assumersi maggiori responsabilità personali?
«Il ministro nei miei confronti è stato anche affettuoso. L’altra sera gli ho comunicato la mia decisione senza aggiungere altro, se non che il mio era un gesto gratuito. E lui ha capito. Nella mia vita personale questo non è stato il dolore peggiore, glielo assicuro».”

Dal quadro tracciato da Fiorenza Sarzanini sul Corriere, invece, viene fuori che Procaccini smentisce nettamente quanto dichiarato da Alfano in Parlamento, (“Sono qui per riferire di una vicenda di cui non ero stato informato”) sostenendo di averlo informato dell’incontro con l’ambasciatore kazako, che era “venuto a parlare della ricerca di un latitante” e di aver passato la pratica al prefetto Alessandro Valeri, del quale ora Alfano chiede l’avvicendamento.

La Sarzanini ricostruisce le ultime ore di Procaccini al Viminale, pubblicando ampi stralci della lettera di dimissioni del funzionario, diretta ad Alfano:

“Ha scelto di andarsene prima di essere cacciato, al termine di una carriera durata quarant’anni e segnata dalla fiducia massima di tutti i ministri che si sono avvicendati all’Interno. Ma non ha nascosto di essere «nauseato, per quanto è accaduto». Perché Giuseppe Procaccini è un uomo delle istituzioni e mai sarebbe rimasto al suo posto dopo il terremoto provocato dall’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua, di appena 6 anni, il 31 maggio scorso a bordo di un jet privato messo a disposizione dalle autorità kazake. Ma mai avrebbe immaginato che potesse finire così. Il prefetto paga per tutti e nella lettera di dimissioni consegnata lunedì sera al titolare dell’Interno Angelino Alfano lo ha scritto esplicitamente: «Dopo tanti anni di carriera vado via, ma sono stato ingiustamente offeso». Il motivo lo ha spiegato in maniera chiara a tutti coloro che lo hanno chiamato ieri per esprimergli solidarietà: «Ho ricevuto l’ambasciatore kazako al Viminale perché me lo disse il ministro spiegandomi che era una cosa delicata. L’incontro finì tardi e quindi quella sera non ne parlai con nessuno. Ma lo feci il giorno dopo, spiegando al ministro che il diplomatico era venuto a parlare della ricerca di un latitante. Lo informai che avevo passato la pratica al prefetto Valeri».

Procaccini lo dice adesso che ha già sgomberato l’ufficio, consapevole che il ministro continuerà a negarlo, come del resto ha fatto ieri di fronte al Parlamento. Eppure è proprio questa circostanza a tenere aperta la vicenda, il caso politico che continua a far fibrillare il governo. Perché riapre gli interrogativi sulla catena informativa arrivata fino al vertice del Viminale. «Ho saputo di questa storia per la prima volta quando sono stato contattato da Emma Bonino», ha sempre sostenuto Alfano. Procaccini fornisce una diversa versione. Nega di avergli parlato dell’espulsione e dell’avvenuto rimpatrio, ma conferma di averlo informato relativamente al colloquio avuto con il diplomatico. Esattamente come ha sempre fatto nel corso della sua carriera, non a caso è famoso al Viminale per i continui «appunti» che redige.

Del resto, sia pur velatamente, ne lascia traccia proprio nella lettera al ministro, il suo ultimo atto ufficiale: «Le confermo che ho mantenuto una linearità istituzionale priva di ogni invasività, cercando di operare da tramite funzionale circa la presenza nel nostro Paese di un pericoloso latitante armato». È questo il nodo. Il capo di gabinetto ribadisce che nessuno gli parlò del fatto che Mukhtar Ablyazov fosse un dissidente. Lo ribadisce adesso che ha deciso di farsi da parte: «Nessuno mi parlò mai dell’espulsione di sua moglie e di sua figlia. Anzi. Al termine del blitz Valeri mi comunicò che il latitante non era stato trovato e per me la vicenda si chiuse lì. Non sapevo nulla dell’espulsione. Nessuno mi ha informato di quanto accaduto relativamente alla pratica gestita dall’ufficio Immigrazione». Lo scrive anche nella missiva consegnata ad Alfano: «Sono testimone di quanta distorsione profonda dalla realtà sia stata consumata in questi giorni da una comunicazione velenosa, offensiva, fantasiosa e stancante. Devo confessarle che ho continuamente ripercorso la vicenda e mi sono anche interrogato se qualcosa mi fosse sfuggita, ma tutto mi riporta alla obiettiva circostanza di non essere stato informato».

[…] «Penso che per un capo di gabinetto dell’Interno ci sia un livello diverso di obblighi e responsabilità. L’essenza della mia funzione mi impedisce di replicare esplicitamente ma è poi la funzione stessa che è fondata sul rispetto, la fiducia senza condizioni, la stima e l’autorevolezza interna. Gli attacchi indecenti minano e incrinano tale delicato ruolo e influenza, o rischiano di farlo, il rapporto fiduciario con gli uomini delle forze di polizia, del soccorso e i tanti colleghi e collaboratori. Eppure fino a ieri l’ho sentita la fiducia, ne sono stato fiero nei tanti anni di servizio pubblico, soprattutto cercando di dare un esempio. È vero che è amaro e ingiusto lasciare in questo modo, ma l’Amministrazione ha ancora più bisogno dell’esponente apicale motivato».

[…] «Ciò mi ha sicuramente limitato nella mia dimensione familiare e ne ho sempre sofferto, soprattutto quando ho visto il mio amato figliolo Fabrizio andare pian piano via. Di lui ricordo che mi disse con un filo di voce: “Avrei voluto che tu fossi orgoglioso di me”. Eppure io lo sono stato immensamente e spero che lui sappia quanto e nell’assistere al suo saluto gli ho promesso che avrei cercato di agire perché lui fosse orgoglioso di me. Anche questo è per me motivo di tormento e non posso non tenerne conto mentre vengo ingiustamente offeso. Del resto la soddisfazione di aver lavorato tanti anni in una posizione che non potevo neanche immaginare di ricoprire mi lascia senza rimpianti». Procaccini sa che la parola fine non è stata ancora scritta e conta «sulla pacata riconsiderazione delle azioni, affinché si possa riportare alla ragione i tanti preconcetti, le tante malevolenza espresse e favorite e le tante affermazioni oltraggiose e quelle avventatezze nei giudizi che sono propri di un periodo amaramente senza “rispetto”».

C’è più di una contraddizione, tanto che a fine mattinata il prefetto dichiarerà:

Nessuna contraddizione con il ministro Alfano. Mi riconosco nella sua veritiera ricostruzione. Leggo su alcuni giornali, ai quali ho rilasciato interviste – afferma Procaccini – una ricostruzione sostanzialmente corretta delle mie parole, laddove racconto i fatti. Mi spiace che alcune ricostruzioni tendano a mettermi in contraddizione con quanto sempre detto dal ministro Alfano, con il quale non c’e’ alcuna differenza di visione, in quanto mi riconosco nella veritiera ricostruzione dallo stesso resa in tutte le sedi; ricostruzione, peraltro, coincidente con la mia”. ”Tra l’altro – continua Procaccini – preciso che i miei colloqui con i giornalisti, nonché le mie dimissioni, sono antecedenti alle comunicazioni rese, sulla relazione, dal ministro in Parlamento; relazione che è coerente con quanto da me affermato”.