Idv, ancora guai per Di Pietro: giallo sui rimborsi elettorali per 600mila euro

Pubblicato il 24 Giugno 2010 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro

Nuovi guai per Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, e li porta una donna. Per la precisione Wanda Montanelli, responsabile Pari Opportunità dell’Italia dei Valori.  La Montanelli ha portato in tribunale Di Pietro per il mancato versamento dei rimborsi elettorali, come ricostruiscono Gian Marco Chiocci e Paolo Bracalini sul Giornale di oggi, 24 giugno. A breve, il 30 giugno prossimo, i legali delle parti dovranno comparire davanti al giudice Paola Gandolfi del Tribunale di Milano.

La questione riguarda il bilancio dell’Idv tra il 2000 e il 2006: risulta infatti dalle carte che il partito abbia versato 600mila euro per “la promozione della partecipazione delle donne alla politica”, soldi che sarebbero spettati al Dipartimento guidato dalla Montanelli. Ma nessuno li ha visti quei soldi, né la Montanelli, né le responsabili regionali e provinciali del Dipartimento.

La domanda quindi è: come sono stati spesi quei 600mila euro? La Montanelli ha qualcosa da obiettare anche riguardo la linea difensiva scelta dai legali dell’Idv. “Sostengono esattamente-racconta la Montanelli- il contrario di quanto sostenuto nella causa di Elio Veltri (il co-fondatore dell’Idv che ha chiamato in causa Di Pietro sempre in relazione ai rimborsi elettorali, ndr). Avendo noi chiamato in causa Antonio Di Pietro come reponsabile Idv, loro hanno eccepito che avremmo dovuto chiamare in giudizio l’associazione, che è cosa ben diversa. Quindi, mentre nella causa di Veltri affermano che Idv e associazione sono la stessa identica cosa, con noi affermano che sono cose ben distinte”.

I bilanci dei partiti, e quindi anche quello dell’Idv, sono sottoposti al controllo del Collegio dei revisori presso la Presidenza della Camera dei deputati. Ma ilcollegio non può verificare se e quando determinate somme siano state spese. Nessuno può chiedere ricevute o documenti, insomma, neanche la Corte dei Conti. “Per questo-conclude la Montanelli-chiediamo al Tribunale almeno di appurare l’avvenuta discriminazione femminile e in seguito a questo formulare una sentenza per danno esistenziale”.