Il film “Prima Linea” sull’ex terrorista Sergio Segio fa discutere. Claudio Magris: “Giusto tentare di capirlo, ma non bisogna fare di un assassino un maestro”

Pubblicato il 31 Luglio 2009 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Segio

«Alex, se fai le spese comprami un po’ di caffè. Ciao, papà». È l’ultimo biglietto lasciato dal magistrato Guido Galli prima di essere ucciso. Claudio Magris sul Corriere della Sera riprende un confronto fatto da Corrado Stajano con un messaggio dell’assassino di Galli, Sergio Segio, ai figli dei terroristi: i loro genitori «sono stati persone leali. Che hanno lottato, con errori spesso gravi, ma anche con generosità e coraggio, per un mondo migliore e più giusto».

Il primo è un testo asciutto, il secondo – scrive Magris – è «pappa del cuore, vecchio vizio retorico italiano, posta sentimentale rosa vicina al rosso del sangue versato».

Lo spunto per la riflessione dello scrittore triestino è un film sulla vita dell’ex terrorista Sergio Segio, colpevole dell’assassinio dei magistrati Emilio Alessandrini e Guido Galli, della guardia giurata Francesco Rucci e di William Vaccher. La pellicola è “Prima Linea” di Renato De Maria, e verrà presentata al prossimo festival di Toronto.

Il pericolo che denuncia Magris è che la comprensione per le azioni e le idee dei terroristi degeneri in giustificazione, fascinazione, ammirazione. Non sono dei maestri, ribadisce l’autore di “Microcosmi”: «Sembra invece che spesso gli ex terroristi vengano ascoltati con untuosa retorica come se, per il fatto di aver ammazzato qualcuno, la sapessero più lunga degli altri».

Mentre avrebbero molto da insegnare le loro vittime. Professori, operai, magistrati, giornalisti. «Se chi li ha uccisi voleva un’Italia peggiore, era un delinquente intelligente; se chi li ha uccisi pensava di costruire un’Italia migliore, era un delinquente stupido».