Il medico di Bossi: "O gli rispondi sì o te ne vai"

Pubblicato il 11 Aprile 2012 - 19:05 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – ''Se l'ordine di Umberto Bossi e' di tipo politico-partitico, puoi rispondere si', e se non te la senti, te ne vai''. Non ci sono dubbi per Luciano Bresciani, leghista, assessore alla Sanita' della Lombardia, ma anche medico personale di Bossi, che ha seguito dopo il malore del 2004. Durante un incontro nello stabilimento Roche di Segrate, dove verra' prodotto per tutto il mondo un farmaco personalizzato per il trattamento del melanoma metastico, Bresciani non si e' sottratto ad alcune domande sul momento che sta attraversando la Lega e il suo leader.

L'assessore e medico di Bossi ha dovuto prima di tutto rispondere ai dubbi sulla misteriosa 'Nera', di cui parla, in un'intercettazione, il tesoriere della Lega Francesco Belsito, rivelando di averle dato 29mila franchi. Secondo i magistrati si tratterebbe di Rosy Mauro (che cosi' sarebbe soprannominata anche nel partito). Ma la vicepresidente del Senato ha negato, avanzando l'ipotesi che il nomignolo si riferisca ad una infermiera svizzera che segue Bossi da quando e' stato ricoverato in clinica. Ipotesi smentita da Bresciani, che ha avuto in cura il Senatur. ''Non l'ho mai vista, anche se mi sono occupato di Bossi per un anno e mezzo, ne' mi e' mai stata presentata, forse – scherza – per questioni di gelosia". ''Era un momento in cui il paziente aveva bisogno dello specialista – racconta Bresciani – Le sue condizioni richiedevano che fosse seguito da un gruppo di infermieri con un progetto riabilitativo e semmai di un medico riabilitatore. Ma io questa infermiera 'nera' non l'ho mai vista''.

Quanto alla scelta di Renzo Bossi di dimettersi, per Bresciani e' stata una decisione fatta ''prendendo in considerazione l'aspetto etico''. E se Rosy Mauro non ha seguito 'quest'etica', e' perche' si tratta di una ''scelta che ognuno fa in modo personale – continua – Di fronte ad un avviso di garanzia ci sono da considerare gli aspetti penali, e finche' non ti condannano sei innocente. Verso il movimento hai un'altra responsabilita', che e' una scelta da fare secondo la propria coscienza''. Un ragionamento che l'assessore ritiene valido per chiunque sia stato coinvolto in qualche inchiesta in Regione Lombardia. ''Le dimissioni sono una scelta rispettabile ma personale, non posso dire che siccome uno e' indagato, allora deve dimettersi – conclude – perche' se ci fosse un magistrato legato a qualche ideologia, che emettesse 50 avvisi di garanzia, si rischierebbe di disfare un partito se tutti avessero l'obbligo di dimettersi nel caso di indagini a loro carico''.