Il “meno tasse per tutti” di Monti: 30 mld dove li trova? Tre incognite

Pubblicato il 29 Gennaio 2013 - 10:39| Aggiornato il 10 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA  – Mario Monti promette meno Imu da subito, meno Irap sulle imprese e meno Irpef sulle fasce più deboli a partire dal 2014. 30 miliardi di tagli fiscali, questo il piano del Professore: dove troverà le risorse, quale copertura finanziaria ha in mente se ce l’ha? Il dibattito verte proprio su questo punto: il piano Monti è l’ennesima “bolla” elettorale destinata a sgonfiarsi a contatto con la realtà dei numeri, con gli impegni sul risanamento dei conti pubblici, con un Pil che scende più del previsto (1% invece dello 0,2%)?

“Meno tasse per tutti”: scontata, per molti commentatori, la sensazione di déjà-vu, il sospetto cioè di assistere a una riedizione di nuovi miracoli italiani alla Berlusconi. Tanto più che, per esempio sull’Imu, quando Berlusconi ha annunciato quale suo primo punto di programma l’abolizione della tassa sulla prima casa, non più di un mese fa, lo stesso Monti si premurava di smascherarne il bluff o l’implausibilità: “In quel caso, il governo dovrebbe mettere un’imposta doppia per coprire il buco”.

Il clima di campagna elettorale qualcosa ha modificato nel comportamento del premier. Sia Il Messaggero sia Il Sole 24 Ore, ad esempio, convergono nel sottolineare le incognite sulle risorse da destinare alla copertura del mancato gettito. Il quotidiano economico ne individua tre, come sono tre le soluzioni indicate da Monti, delle quali, però, un concorrente meno pesante come Oscar Giannino, può criticare una certa vaghezza e aleatorietà contabile. Blocco della spesa, lotta all’evasione e riduzione degli interessi sul debito sono le variabili che pesano sul piano Monti. Vediamole in dettaglio.

Blocco della spesa. Più che un parametro economico (tutti convergono sulla necessità di tagliare la spesa corrente), un problema di agibilità politica. Spieghiamo meglio. Per recuperare i 2,5 miliardi di risorse a copertura dell’Imu ampiamente scontata, Monti dice tagliamo la spesa corrente al netto degli interessi passivi sul debito. A parole, tutti sono d’accordo che tagliare ancora la spesa in un periodo di recessione non solo non è auspicabile, ma anche di difficile attuazione. Ancora più arduo sarebbe piegare le resistenze di lobby, clientele, interessi costituiti e pervasivi che allignano là proprio dove si vuole tagliare. All’uopo, servono una ferrea volontà politica e una maggioranza coesa: i sondaggi danno i centristi di Monti al massimo al 15%, se vogliono avere chance di governo devono per forza allearsi con Pd-Sel: è questo che immagina il Professore come maggioranza coesa, stante l’attuale clima da scontro finale a un mese dalle elezioni?

Lotta all’evasione. C’è l’accordo, c’è il convincimento generale che per ogni euro recuperato dalla lotta all’evasione venga sottratto un euro di imposizione fiscale. Escludere il costo del lavoro dall’imposizione Irap dal 2014, come promette Monti, costa 11,5 miliardi di euro. L’anno scorso (anno fiscale 2011) lo Stato ha recuperato dall’evasione 12 miliardi, ma tre quarti di questo ammontare sono stati convogliati non alla riduzione delle tasse, bensì a quella del deficit, impegno inderogabile assunto con l’Europa. Perché da oggi dovrebbe andare diversamente, a fronte fra l’altro di un peggioramento annunciato della performance del Pil?

Riduzione degli interessi sul debito. Che lo spread con i bund tedeschi sia sceso e di molto, che questo sia un trend, è vero: ma per recuperare 10 miliardi in due anni bisognerebbe che scendesse sotto quota 200 punti base. Questo non dipende esclusivamente dall’Italia. E il taglio Irpef sui redditi medio-bassi vale 15,5 miliardi di euro.