Ilaria Cucchi si candida sindaco di Roma: Libera da partiti

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2016 - 18:48 OLTRE 6 MESI FA
Ilaria Cucchi si candida sindaco di Roma: Libera da partiti

Ilaria Cucchi si candida sindaco di Roma: Libera da partiti

ROMA – Ilaria Cucchi si candida a sindaco di Roma, un annuncio a sorpresa fatto con un’intervista (sul sito) all’Espresso. Sindaco ma “libera dai partiti” dice che lei che chiarisce il senso di questa impresa: non mettere la faccia sul progetto politico altrui ma agglomerare una squadra di persone che possano rendere la sfida possibile. Il riferimento è all’area a sinistra del Pd ancora orfana di una figura forte, non a caso Ilaria fa “outing” poco dopo il passo indietro di Ignazio Marino. Ecco cosa ha detto la sorella di Stefano Cucchi a Giovanni Tizian dell’Espresso:

Ilaria Cucchi sindaco di Roma? Pazza idea? «Ultimamente diverse persone mi hanno chiesto di impegnarmi fattivamente, fino addirittura a chiedermi di candidarmi a Sindaco di Roma. La cosa mi ha fatto sorridere ma poi ci ho riflettuto e mi sono chiesta: a prescindere dalle competenze politiche, che cosa potrebbe convincermi ad accettare questa sfida?»

E che risposta si è data? «Avere una squadra di persone vicino a me che mi potessero aiutare a realizzare l’unico, vero, reale cambiamento di cui ha bisogno Roma. La vera missione impossibile da realizzare è proprio partire dal rispetto della legge e dal principio di uguaglianza».

Lei si sente una donna di sinistra? «A chi mi chiede se sono di sinistra io rispondo che queste sono le mie idee e il mio concetto di vita. Per questo mi candiderei soltanto nel momento in cui fossi libera da qualsiasi vincolo di partito».

D’accordo, quindi non è stata una decisione improvvisa? «Sono sette anni che lotto per ottenere verità e giustizia per la morte di Stefano. Sono stati sette anni lunghissimi dove la mia vita è completamente cambiata. Appartengo ad una famiglia romana piccolo-borghese che non aveva mai avuto occasione di misurarsi con problemi che potessero arrivare a mettere in discussione la nostra idea di Stato, di società fino quasi addirittura a rischiare di minare la nostra fiducia nelle istituzioni. Ho imparato mio malgrado a combattere giorno per giorno, metro per metro, per tentare di ottenere il riconoscimento di quei semplici diritti fondamentali che sono stati negati a mio fratello e che gli sono costati la vita. La nostra è diventata non soltanto una battaglia personale per restituire a Stefano quella giustizia e quella dignità che a lui sono state negate, ma una vera e propria battaglia di legalità».

In che senso? «Ne discuto tutti i giorni, visito le scuole, partecipo a conferenze, dibattiti, iniziative. Questa è la mia vita. Tutto questo non è più dovuto solo all’esigenza di raccontare la storia di mio fratello, perché ormai la storia di Stefano la conoscono tutti, ma per affermare questo principio. Piano piano mi sono resa conto che coloro che mi ascoltano comprendono la sincerità e il valore del mio messaggio, capiscono da dove nasce e ne percepiscono chiaro l’intimo e profondo radicamento dentro il mio cuore e dentro la mia testa. Da tempo tutti mi dicono che sto facendo politica. All’inizio li contestavo, poi ho smesso di pormi il problema».