Insegnanti: 24 ore in cattedra, 6400 precari a casa. Fine del mito delle 18 ore

Pubblicato il 11 Ottobre 2012 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Legge di Stabilità. Gli insegnanti lavoreranno 6 ore in più a settimana. Il risparmio previsto dal Governo è stimato in 180 milioni di euro, ma solo una parte (ancora non quantificata) sarà destinata a rimpinguare il fondo di funzionamento della scuola. 24 ore in più al mese, questo si chiede agli insegnanti, in cambio avranno due settimane di ferie estive in più. Tecnicamente, il governo ha adottato una norma che uniforma il tempo passato nelle classi delle secondarie  di primo e secondo grado (18 ore) con quello trascorso in cattedra nelle elementari (22 ore di lezione + 2 di programmazione dei moduli). A vedersi allungato l’orario di lavoro saranno i docenti di superiori e medie.

Il ministro dell’Istruzione Profumo ha definito il sacrificio imposto ai docenti “contributo di generosità”, anche se qualche giorno fa a Genova aveva parlato meno felicemente di “bastone e carota” per un paese che “andava allenato”. A proposito di bastone, va registrata la prima supposizione a caldo del segretario Pd Bersani, confermata dai sindacati scuola già mobilitati per le manifestazioni in tutta Italia (cortei in 9 città con gli studenti) prevista per il 12 ottobre: l’innalzamento dell’orario lavorativo toglierà spazio a 6400 precari scuola. L’aumento delle ore lavorative riguarderà fra l’altro gli insegnanti di sostegno. Senza contare il blocco dei contratti fino al 2014 che erode i salari nel momento in cui si aumentano il carico della prestazione.

Sotto accusa da parte di insegnanti e studenti sono anche i risultati dei lavori in Commissione Cultura per il rinnovamento della governance nelle scuole. Contestata la cosiddetta rivoluzione digitale (tablet e lavagne elettroniche nelle classi, addio “ai banchi di formica verde”): a fronte degli 8,5 miliardi di tagli subiti dal comparto scuola dal 2008 oggi, non sembra comparabile l’investimento di 24 milioni per l’aggiornamento digitale. Le conclusioni della Commissione presieduta dalla democratica Ghizzoni, non piacciono anche in riferimento al prestito d’onore.

Già adesso le maggiori banche hanno aperto linee di credito dedicate agli studenti. Poste italiane garantisce prestiti tra i mille e i 5 mila euro per studiare dalle elementari alle università a un tasso d’interesse dell’8%.  Si teme la trasformazione dello studente, come succede negli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna e Giappone, da cliente di un servizio a “debitore delle banche”. Mentre, nel frattempo, il Governo ha aumentato il le tasse regionali per il diritto allo studio da 93 a 140 euro e ha tagliato 143,5 milioni di euro destinati al finanziamento di borse di studio.