Le segretarie inguaiano Bossi. Maroni: “La Lega va avanti”

Pubblicato il 6 Aprile 2012 - 19:57 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi

MILANO – E il ‘delfino’ Maroni disse: “La Lega va avanti”. Il giorno dopo la disfatta del segretario, il dopo Bossi sembra avere davvero poco di nuovo: E’ di fatto l’evoluzione della crisi intestina già scoppiata un anno fa con la guerra interna tra il Senatùr e Maroni. L’ex ministro dell’Interno prende il testimone da Bossi, accompagnato dalle grida di: “Giuda, Giuda!”. Esattamente come lasciavano prefigurare le schermaglie dell’estate. Ma il duello sembra essere molto meno appassionante alla luce delle intercettazioni. Dopo la pubblicazione sui giornali degli investimenti della Lega in Tanzania, qualche mese fa, spuntarono gli ”11 appartamenti intestati alla moglie di Bossi” (notizia Dagospia). La conseguenza politica è che il “cerchio magico” ne uscì irrimediabilmente indebolito: si tratta degli uomini e delle donne più vicini a Bossi. E siccome l’odore di quello che sarebbe uscito solo poco dopo, con le casse della Lega salassate dalla famiglia, già era nell’aria, ecco che buona parte del partito si volge altrove. Insomma, Bobo Maroni incarnerà anche il nuovo che avanza per molti militanti ma è soprattutto il volto sicuro della Lega quando l’altro, quello del fondatore, si appresta ad affondare nonostante gridi rabbioso al complotto di “Roma padrona, ladrona e farabutta”.

Maroni ha già preso, di fatto, la leadership. Eccolo, nel day-after di Bossi, dichiarare alle agenzie di stampa i prossimi passi della “nuova Lega”. “Diciamo che riprende l’iniziativa politica della Lega, a partire già dalla prossima settimana”. La nuova strategia è stata delineata in un incontro in via Bellerio con Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti. Se sia stato un incontro cruento o meno non si sa, dalla sede della Lega non filtra nulla. “Abbiamo fatto il punto della situazione – ha detto Maroni – e discusso delle prime iniziative da prendere, a partire già dalla prossima settimana, dopo le festività pasquali”. Quali iniziative? “Ci sarà in primo luogo – ha replicato Maroni – la riunione del comitato amministrativo della Lega. E poi ci metteremo al lavoro sulle iniziative politiche del Movimento per garantire la trasparenza finanziaria dei partiti”.

Maroni, a parole almeno, spiega che è da lì che bisogna ripartire, da quella cisti che s’è ingrossata lentamente grazie al fiume di soldi che arrivava nelle casse del partito. Intanto le intercettazioni sembrano delineare una situazione sempre più chiara. Tra telefonate ascoltate e dichiarazioni ai magistrati, sono soprattutto le donne ad avere “inguaiato” Bossi. La moglie e la fedele Rosy Mauro, certo, secondo le carte capacissime quando si tratta di sottrarre somme. Ma anche le segretarie, Nadia Dagrada e Daniela Cantamessa, che con i pm sono particolarmente prodighe di dettagli. ”Io stessa avevo avvisato Bossi delle irregolarità” commesse dal tesoriere Francesco Belsito, ha dichiarato Cantamessa nell’interrogatorio di due giorni che ha anche riferito di aver detto a Bossi che Rosy Mauro ”era un pericolo”.

Quello che succedeva in via Bellerio non era a conoscenza del solo tesoriere e delle fide segretarie. C’erano ”altri soggetti della segreteria” che erano ”a conoscenza delle elargizioni che sistematicamente, da anni, vengono fatte a favore dei Bossi, del sen. Rosi Mauro, del Sindacato Padano, fuori da ogni regola contabile e di bilancio”, si legge nelle carte dell’inchiesta.

E cosa facevano con quei soldi? A quanto pare sono state pagate le rate scolastiche e per il conseguimento della laurea per Renzo Bossi, per Rosy Mauro vicepresidente del Senato e per il suo compagno.  ”Belsito mi ha riferito che sono stati dati soldi in contanti – ha detto Nadia Dagrada – a Pier Moscagiuro, compagno di Rosy Mauro affinché pagasse le rate per le spese della scuola privata per conseguire il diploma, la laurea, credo ottenuti entrambi in Svizzera. Inoltre Belsito mi ha detto anche di aver pagato le rate per il diploma e poi la laurea della stessa Rosy Mauro pagando con i soldi della Lega. Per quanto riferitomi da Belsito – i titoli di studio sono costati circa 120mila euro prelevati dalle casse della Lega -. Credo che i titoli siano stati conseguiti in Svizzera. Inoltre anche Renzo Bossi dal 2010 sta prendendo una laurea all’Università privata di Londra. E chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, anche qui credo che il costo sia sui 130mila euro”.

”La situazione è precipitata dopo la malattia di Umberto Bossi”, ha detto ancora la Dagrada nell’interrogatorio del 3 aprile. ”Dopo il 2003 – ha spiegato – c’è stato ‘l’inizio della fine’: si è cominciato con il primo errore, consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell’onorevole Speroni. Dopodiché si sono cominciate a pagare, sempre con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico, una serie di spese personali a vantaggio di Riccardo Bossi e degli altri familiari. In particolare, con i soldi della Lega venivano pagati i conti personali di Riccardo Bossi, per migliaia di euro, e degli altri familiari, come per esempio i conti dei medici sia per le cure dell’onorevole Bossi sia dei suoi figli. A tal riguardo mi risulta che Belsito paghi con i soldi della Lega tali conti”.