La sinistra tutta insieme in piazza, siamo 200 mila

Pubblicato il 13 Marzo 2010 - 18:49 OLTRE 6 MESI FA

Piazza del Popolo tinta di rosso, di bianco, di viola riporta la sinistra a combattere unita. Oggi alla manifestazione «sì alle regole, no ai trucchi» contro il decreto “salva liste” c’erano tutti i partiti di centrosinistra, di nuovo insieme, dopo anni di divisioni. Pd, Idv, Sel, Pdci, Verdi, Popolo viola. Insieme con un unico obiettivo: battere Berlusconi e il Pdl a cominciare dalle prossime elezioni regionali. Certo il solito balletto delle cifre non è mancato, con gli organizzatori che hanno festeggiato un’affluenza di più di 200 mila persone e la questura che ha parlato di appena 25mila.

Ma a colpo d’occhio piazza del Popolo era gremita. «Sì alle regole no ai trucchi» si leggeva nei pannelli messi ai lati del palco, sullo sfondo la scritta: «Per la democrazia, la legalità, il lavoro, i diritti». Molte le bandiere di partito. Molto anche il viola del Popolo viola, rigorosamente vestito del colore simbolo con scarpe e magliette. Molti palloncini sulla piazza, da quelli dei Verdi che reggevano uno striscione con su scritto: «Fermiamo il nucleare» a quelli della Cgil a quelli dell’Italia dei Valori. Tutto intorno i gazebo “Emma Bonino presidente”. «Resistenza contro il telefascismo» recitava uno degli striscioni esposto dai manifestanti, mentre su un pupazzo che riproduceva il premier Silvio Berlusconi piazza si leggeva «A Berlusconi interessa solo non essere processato».

E alla fine la piazza, il popolo, è riuscito ad appianare le distanze anche tra Pd e Idv. Con un Bersani acclamato dalla folla che ha ripagato con un intervento (in chiusura) “di cuore” che ha scaldato gli animi. E un Di Pietro più “di testa” che seppure non ha lesinato attacchi durissivi contro il premier, ha lasciato da parte le punzecchiate al Capo dello Stato. Per rimarcare l’impegno preso e il giuramento fatto al Pd (niente frasi contro Napolitano) riferendosi ad uno striscione tra la folla che contestava il Presidente della Repubblica, il leader Idv ha detto: «Non chiedetelo a me, se lo hanno messo chiedetelo a loro. Parlo solo di Berlusconi».

Bersani. L’ultimo a prendere la parola dal palco è stato proprio il segretario del Pd Pierluigi Bersani. E il suo intervento è stato uno dei più calorosi degli ultimi tempi. «Cari amici e compagni, democrazia e lavoro sono parole gemelle – ha detto – lo dice la più bella Costituzione del mondo». Quindi ha promesso la vittoria alle Regionali: «Non è una lista in più che ci preoccupa, noi vinciamo lista o non lista. Berlusconi ha voluto farsi un vestito su misura salvo poi scoprire che era sbagliato perché il sarto era ubriaco. La prossima volta le liste se la facciano fare dalla Protezione civile».

«L’agenda di governo – ha continuato – è in mano a uno solo che le occupa con leggi per sé e i suoi. Berlusconi fa il capopopolo, il capopartito, il caporedattore del Tg1… fa tutto tranne il suo mestiere. Sono solo bolle di sapone. Impediremo che il suo nervoso tramonto travolga nel discredito le istituzioni».

E riferendosi a una battuta del premier (che si è definito «forte come Carnera»): «Berlusconi detto Carnera dovrebbe prendere la carriola e portare via un po’ di macerie che sono all’Aquila da un anno». Quindi ha annunciato la «grande riscossa democratica» basata su parole come «lavoro, onestà, regole, civismo»: «Dobbiamo cambiare l’agenda di questo Paese, mettere il lavoro, la scuola e la sanità universalistici al centro della nostra campagna regionale. Un’altra Italia è possibile».

Di Pietro. Prima di Bersani è stato Antonio Di Pietro ad attaccare dal palco il presidente del Consiglio con parole durissime: «Un corruttore matricolato come Berlusconi non ci fermerà. È un novello Nerone che ride, se la canta e se la suona con le sue barzellette mentre l’Italia brucia. È un pidiusta che pensa solo ai suoi interessi».

«Noi oggi non affronteremo altri argomenti che non sia quello di liberare il paese dal despota Berlusconi – ha sottolineato il leader dell’Idv – dalla deriva fascista del governo». Di Pietro ha parlato anche dell’informazione accusata di connivenza: «L’informazione pubblica è in mano ai Minzolini». Fischi sonori del pubblico contro il direttore del Tg1: «Sul piano giuridico decideranno i magistrati – ha detto l’ex pm riferendosi all’inchiesta di Trani -, ma sul piano umano se me lo trovassi davanti, un calcione nel sedere non glielo toglierebbe nessuno».

Poi non ha risparmiato una dura stilettata agli alleati sul conflitto di interessi: «Un concorso di colpa grave ce l’ha un centrosinistra che in passato ha cercato di scherzare con il fuoco e si è scottato le mani. Sarebbe bene che il responsabile di quella omissione venisse qui oggi a chiedere scusa». Ma Il leader idv ha anche fatto un appello per l’unità dei partiti di opposizione: «Dobbiamo stare uniti per battere democraticamente alle urne Berlusconi». Con una condizione: «Se ci sono delle mele marce dobbiamo metterle fuori». Al termine della manifestazione Bersani ha confermato l’amicizia: «Non ho mai avuto dubbi. Mi avete mai visto preoccupato?» ha risposto a chi gli chiedeva se con Di Pietro andasse tutto bene.

Reazioni. Sugli striscioni contro Napolitano è intervenuto il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, attaccando la manifestazione: «Una piazza che recupera l’Ulivo e dove si esibiscono cartelli oltraggiosi nei confronti del capo dello Stato è un errore politico gravissimo e un aiuto insperato a Berlusconi nel momento in cui il premier deve dare risposta sulle cose che non ha fatto». Il portavoce del Pdl Daniele Capzzone se l’è prende con Di Pietro: «Le parole incendiarie pronunciate dal signor Di Pietro contro Berlusconi diffondono il seme dell’odio contro quello che viene presentato non come un avversario ma come un nemico da abbattere. Ed è questa semina che può istigare altri Tartaglia». E su Bersani: «Ormai è un assistente di Di Pietro».

Fuori programma. Durante la manifestazione non è mancato un piccolo fuori-programma: Rocco Carlomagno, dopo il blitz alla conferenza stampa del premier e la lite con il ministro La Russa, si è presentato anche in piazza del Popolo, dove ha provato a entrare nello spazio riservato ai leader politici. Gli uomini del servizio d’ordine del Pd hanno parato il colpo spedendolo via senza troppi giri di parole. Carlomagno è quindi tornato in piazza tra i manifestanti.