Lager per gay in Cecenia, Renzi: notizie che fanno rabbrividire, ci riportano al nazismo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2017 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA
Lager per gay in Cecenia, Renzi: notizie che fanno rabbrividire, ci riportano al nazismo

Un’immagine delle torture subite dai gay in Cecenia sul sito della Novaya Gazeta (ANSA)

I lager per gay in Cecenia fanno “rabbrividire” Matteo Renzi. Scrive l’ex premier sul suo profilo Facebook: “Le notizie che arrivano dalla Cecenia lasciano senza parole. Pensare che nel 2017 esistano dei campi di concentramento per uomini “dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto” fa davvero rabbrividire. Non è un pesce d’aprile ma una drammatica realtà che ci colpisce profondamente”.

Renzi conclude così il suo post: “La dignità e la libertà degli uomini, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, non possono essere lese così per nessun motivo ed in nessuna parte del mondo. I campi di concentramento per gay ci riportano al nazismo: tutti dobbiamo far sentire la nostra protesta, il nostro sdegno“.

Intanto l’Italia si mobilita contro la caccia ai gay in Cecenia. Omosessuali in centinaia rastrellati, detenuti, torturati ed alcuni di loro anche uccisi in apposite prigioni-lager, come denunciato nei giorni scorsi da Novaya Gazeta, la testata russa indipendente che pubblicò gli articoli di Anna Politkovskaja, uccisa dieci anni a fa a Mosca.

Nero su bianco ci sono le testimonianze di alcune vittime rilasciate previo il pagamento di esosi riscatti elargiti sottobanco a poliziotti corrotti. Gli omosessuali catturati – è l’accusa di Novaya Gazeta – vengono detenuti illegalmente in almeno una prigione segreta ad Argun, non lontano da Grozny. “I morti sono almeno tre“, ma alcune fonti “sostengono che siano molti di più”.

A mettere in pericolo la vita di chi è considerato omosessuale è inoltre una terribile usanza ancora tristemente diffusa nella società cecena: quella del delitto d’onore, per cui è possibile che alcune delle vittime – dopo essere state picchiate e torturate – siano state consegnate dalla polizia alle famiglie perché fossero loro a uccidere il parente ritenuto omosessuale.

Alvi Karimov, portavoce del leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov, ha bollato l’inchiesta di Novaya Gazeta come “un’assoluta menzogna“. Ma le sue parole invece che dissipare i sospetti li rafforza: “Non si possono arrestare e perseguitare coloro che semplicemente non ci sono nella repubblica” cecena, ha affermato, come a dire che in Cecenia non esistono i gay.

E ancora: “Se in Cecenia ci fossero persone così, le forze dell’ordine non avrebbero nessun problema con loro perché sarebbero i parenti stessi a mandarli a quell’indirizzo dal quale non si ritorna”.

Pare che le persecuzioni siano iniziate a fine febbraio, quando la polizia cecena ha arrestato un uomo che si trovava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Gli agenti gli hanno sottratto il cellulare e vi hanno trovato foto e video che rivelavano la tendenza sessuale “non tradizionale” dell’arrestato nonché numerosi contatti di presunti gay.

Gli agenti hanno così fatto partire una sorta di reazione a catena: “I telefonini dei fermati venivano lasciati accesi appositamente – scrive oggi Novaya Gazeta – e tutti gli uomini che li chiamavano, anche per i motivi più innocenti, finivano subito nella ragnatela della massiccia campagna per la purezza sessuale cecena”.

Il giornale denuncia inoltre “situazioni in cui i parenti” delle vittime “sono stati costretti a vendere urgentemente appartamenti ed altri beni” per pagare sottobanco i poliziotti e “salvare” così i propri cari. Ma “purtroppo – sottolinea la testata – non tutti sono stati salvati”.

Alcuni testimoni raccontano di essere stati seviziati con l’elettricità. “Faceva male – dice un ex prigioniero – e io dopo un po’ svenivo e cadevo. Con la corrente elettrica il corpo comincia a tremare, uno smette di ragionare e comincia a urlare. Quindi” in prigione “si sta seduti e si sentono per tutto il tempo le urla delle persone torturate“. Ma gli arrestati si beccavano anche bastonate, frustate con tubi di plastica, offese e sputi in faccia. E alcuni sono stati uccisi. Ora Novaya Gazeta chiede alle autorità di Mosca di intervenire.

Per mettere fine a questa persecuzione omofoba, l’Arcigay ha invocato l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Mosca per una visita al Cremlino che cade in un momento di ridefinizione degli scenari geopolitici assai delicato, all’indomani dell’attacco missilistico deciso da Donald Trump in Siria.

Liquidare l’inchiesta come un “pesce d’aprile” non è servito alle autorità russe per insabbiare la vergogna portata alla luce da Novaya Gazeta. “Diverse fonti e testimonianze dirette hanno confermato quel racconto, e riceviamo addirittura notizie di un vero e proprio campo di concentramento per omosessuali a ridosso del confine tra la Cecenia e la Georgia“, ha scritto il segretario nazionale di Arcigay Gabriele Piazzoni. “Non si tratta di un fatto isolato né inatteso: quello che succede nei territori della Federazione russa è l’esito estremo e raccapricciante della politica omofoba e violenta di Vladimir Putin”, ha aggiunto.

Anche Tanya Lokshina di Human Rights Watch per la Russia ha denunciato l’impennata di violenza verso le persone Lgbt in Cecenia e l’assenza di reazione da parte del Cremlino.