Legge di stabilità: fiducia in Senato all’alba e tanto caos in Aula

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2014 - 08:31 OLTRE 6 MESI FA
Legge di stabilità: fiducia in Senato alle 5 di sabato mattina

Foto Ansa

ROMA – Il governo ha ottenuto la fiducia in Senato sulla Legge di Stabilità al termine di una lunga maratona nella notte tra venerdì e sabato 20 dicembre: il maxiemendamento alla Legge di Stabilità ottiene poco prima delle cinque di mattina il via libera del Senato con 162 sì e 37 no.  Soddisfatto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: “Nel 2015 i conti pubblici miglioreranno – dice – e questo consentirà di dimostrare ai partner europei e ai mercati che l’Italia è un Paese affidabile. Allo stesso tempo, con questa legge di stabilità, abbiamo messo in campo un significativo abbattimento delle tasse che ha pochi precedenti nella storia del Paese”.

Proteste accese dalle opposizioni, che accusano il governo di aver presentato un testo pieno di errori: M5S chiede il rinvio in commissione del provvedimento e alla fine non partecipa al voto (“ci chiedete di votare Topolino”, attacca Giuseppe Vaccaro) mentre Forza Italia abbandona i lavori dell’Aula di Palazzo Madama:

“Non possiamo partecipare ad una delle pagine peggiori della vita parlamentare italiana”.

Poi però i senatori di Forza Italia rientrano nell’emiciclo annunciando voto contrario. Imprecisioni, discrasie, refusi vengono riconosciuti dallo stesso viceministro all’Economia Enrico Morando: “Il governo accetta e si scusa per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo”.

Abbiamo stoppato l’assalto alla diligenza e messo in cantiere la legge elettorale. Indietro non si torna”, è il commento del premier Matteo Renzi che esprime soddisfazione con i suoi per “una partita che era davvero difficile perché erano tornati in campo vecchi appetiti e li abbiamo lasciati a bocca asciutta“.

Durissimo Beppe Grillo: “Votare di notte come i ladri, con un presidente del Senato senza dignità, un testo con parti addirittura mancanti. Ieri notte e’ andata in onda l’ennesima pagliacciata di una repubblica in mano a golpisti e tangentari. Il parlamento va sciolto e bisogna andare a nuove elezioni al piu’ presto”, sentenzia dal suo blog, parlando di “dittatura con la vaselina”.    

Nel mirino di Grillo finisce di nuovo anche il Capo dello Stato, insultato al pari del Presidente del Senato Grasso e del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “Siamo nelle mani di folli che stanno facendo a pezzi la Nazione, sotto gli occhi di un presidente della Repubblica tremebondo, che ha tradito la Costituzione”.

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Sotto accusa anche il dossier che correda la manovra ma anche lo stesso testo del maxiemendamento che, almeno in parte, viene rivisto durante i lavori dell’Assemblea come spiega il presidente del Senato Pietro Grasso: “Si tratta di drafting (che se parlasse italiano direbbe bozze ma è meno chic) e la Presidenza si assume dunque la responsabilità di fare correzioni”. Polemiche che fanno slittare di qualche ora il via libera finale al testo (che arriva all’alba).

La manovra torna così alla Camera: la giornata di domenica sarà dedicata a riordinare le misure e solo nel tardo pomeriggio, alle 19, ci sarà un ufficio di Presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio che deciderà l’ordine dei lavori. Quello alla Camera, che sarà il terzo e l’ultimo passaggio, si annuncia comunque come un esame lampo: già lunedì è atteso l’ok finale ai documenti di bilancio.