Quelli della lista Monti: Fini, Casini…Ok il leader, non la legge elettorale

Pubblicato il 1 Ottobre 2012 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti

ROMA – La disponibilità a un reincarico da parte di Mario Monti ha due sicuri, obbligati sostenitori: Fini e Casini (più un Montezemolo defilato “che guida dai box” come ironizza Bersani). Per garantire al Professore, incandidabile perché senatore a vita (e “candidato virtuale” secondo Alfano) truppe e copertura politica, è indispensabile, per Fini, Casini e Montezemolo (“i furbetti del Monti Bis” li irride Il Giornale) una lista civica ad hoc, una casa dei moderati, una “cosa bianca” non limitata ai cattolici, un patto fra buona politica e società civile per non disperdere competenze e capacità di chi ha restituito prestigio a un Paese schiacciato tra populismo e demagogia.

Cioè mettere fine al ventennio del bipolarismo muscolare. “Dopo Monti solo Monti” (titola La Stampa) è lo scenario cui sta lavorando una galassia in movimento, chi nell’ombra chi alla luce del sole, chi da battitore libero chi dall’interno dei grandi partiti. Ma il nodo cui si ingarbuglia il progetto, l’ostacolo al dispiegarsi dell'”unica vera novità politica” (Fini), resta la legge elettorale. Pisanu, alacre sobillatore di un’alleanza moderata di governo e liquidatore credibile della parabola Pdl (“scappano da tutte le parti, la lista civica può diventare maggioritaria”) sogna “un sistema proporzionale ad effetto maggioritario”. Frattini lavora alla trasformazione del premier da tecnico a politico: “Con il passaggio al proporzionale intesa in Parlamento sul Professore” è la sua idea.

Nel Pd i fan del Monti bis vanno cercati dai sostenitori veltroniani di Renzi, tra i cattolici spaventati da Vendola, tra gli uomini del presidente, nel senso di Napolitano: Follini, Ichino, Gentiloni, Morando, Ceccanti non ci stanno a rinunciare all’accordo con i moderati, ad abiurare Monti, del quale hanno condiviso l’agenda.  Ma da quel lato, Bersani non ci sente, ora che ha vere possibilità di vincere, perché rinunciare al premio di maggioranza? Insomma, l’endorsement del disponibile Monti (“non promuovo né smentisco iniziative”) risolve il problema della leadership in un Grande Centro liquido e tutto da costruire, ma se resta l’attuale Porcellum, non ha sbocchi plausibili.

Una lista civica nazionale, aperta alle forze responsabili e capace di dare continuità al rigore e all’efficienza montiane, è una bella cosa ma, alla prova dei fatti, chi la voterebbe? Il paracadute del proporzionale, con prevedibile impasse e e inevitabile ricorso alla riserva montiana, è l’unica chance per ottenere quelle condizioni per cui un accordo su Monti diventerebbe indispensabile.