Manovra a settembre ci sarà: da 40 miliardi o da 20. Tagli o anche tasse?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Agosto 2014 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
Manovra a settembre ci sarà: da 40 miliardi o da 20. Tagli o anche tasse?

Manovra a settembre ci sarà: da 40 miliardi o da 20. Tagli o anche tasse? (foto LaPresse)

ROMA – Manovra si manovra no? Ormai non facciamoci illusioni: la manovra ci sarà. In autunno, settembre o ottobre. Lo confermano un po’ tutti e l’ultima parola viene dai due giornali, Repubblica e il Fatto, che si contendono i lettori di sinistra, divisi tra pro e contro Renzi. La differenza, a leggere Repubblica e il Fatto domenica 17 agosto 2014 consiste nel quanto.

Il Fatto è categorico:

“Impiccati dagli 80 euro. A settembre si taglia. Serve una manovra. Da 20 miliardi. Matteo Renzi ne cerca altri 10 per confermare il bonus anche se Delrio dice che è servito a poco. Tradotto: non rispetteremo i vincoli Ue. Il. governo spera nei 400 miliardi di Bce, che pero andranno alle banche”.

Repubblica avvolge la pillola nello zucchero di parole mielose, ma la conclusione è la stessa:

“Manovra più leggera”.

Per il resto è aria fritta:

“Trattativa segreta per il taglio di alcuni parametri del Fiscale compact, Governo – Ue, patto sulla flessibilità, Sul tavolo uno sconto da 5 miliardi”.

Per ora di certo, forse, c’è solo la trattativa. Il resto è nei sogni di chi lo ha sussurrato a Claudio Tito, autore dello scoop.

Sul Fatto Marco Palombi è netto. C’è un equivoco che si chiama conti pubblici. Conti che non tornano:

C’è un equivoco: i conti pubblici. Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan e altri membri del governo amano parlare del vincolo del 3%: “Non sforeremo”, dicono. Questo impegno, però, vale solo per il 2014, mentre l’anno prossimo – cioè l’anno che va definito con la legge di Stabilità a ottobre – abbiamo preso impegni ben più gravosi: un rapporto deficit/Pil reale al-l’1,8% e strutturale (cioè tenuto conto dell’avverso ciclo economico) allo 0,1%, cioè quasi il pareggio di bilancio. Rispetto alla situazione che si delineerà a fine anno (deficit, se va bene, al 2,9% del Prodotto) significa una correzione di oltre un punto percentuale e forse peggio visto che le previsioni di crescita si sono rivelate al solito troppo allegre: 18-20 miliardi al minimo, appunto, che il governo s’è impegnato a trovare entro il 2015.

Problema: Matteo Renzi continua a parlare solo dei 17 miliardi di tagli della spending review e li cita come copertura del bonus Irpef, che costa dieci miliardi. Tradotto: la manovra che il Def imporrebbe sul rapporto deficit/Pil non verrà fatta. Peraltro lo sostengono fonti governative, anche se al Tesoro non sono di questo parere. Ieri Il Mattinale di Forza Italia l’ha messa così: “Servono 30 miliardi”.

Claudio Tito su Repubblica nel tentativo di nascondere l’amara realtache, gli scappa detto, è anche peggiore di quella paventata dal Fatto (servirebbero 40 miliardi si lascia scappar scritto) è quasi pindarico:

“La trattativa, già in corso da qualche settimana, si basa su due grandi pilastri: la parola “flessibilità” e una percentuale, quella dello 0,25% nella riduzione dei saldi. La somma dei due fattori potrebbe portare ad uno “sconto” nel 2015 rispetto all’applicazione dei famigerati parametri europei. Per l’Italia e per tutti i partner che non riescono a raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio. Ma per Roma si tratterebbe di un “risparmio” di oltre quattro miliardi”.

A Roma direbbero che si allarga un po’ troppo. La mossa, spiega Claudio Tito,

“ufficializzerebbe l’esclusione di una manovra correttiva a settembre e una Legge di Stabilità per l’anno prossimo un po’ più leggera rispetto a quanto temuto. Flessibilità e 0,25%, dunque, sono i due elementi in grado potenzialmente di costituire presto il “grande patto” tra Roma e Bruxelles. Ma soprattutto tra tutti i partner europei, per affrontare la crisi economica nel prossimo anno”.

L’impressione è che si tratti di pii desideri, wishful thinking dicono gli inglesi:

“Sul tavolo del negoziato tra il governo italiano e la Commissione europea – la nuova peraltro deve ancora insediarsi – non c’è l’ipotesi di avviare una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. Sta semmai spuntando la possibilità di «interpretare con flessibilità» alcuni dei parametri previsti dal Fiscal compact e dai Six pack. Naturalmente non c’è ancora nulla di definito. La trattativa è solo avviata e avrà un passaggio fondamentale a fine agosto, quando si terrà il Consiglio europeo straordinario. Però si tratta di una traccia su cui i vertici dell’Ue iniziano a lavorare”.

Tutto questo per ridurre gli effetti del fiscal compact

“di diversi miliardi: tra i 4 e i 5”

Nel senso che la stangata per gli italiani, ogni anno, per i prossimi 20 anni, sarà di 15 o 16 miliardi invece che di 20.

Effetto per l’immediato:

“la manovra sarebbe composta solo di tagli – nelle intenzioni di Palazzo Chigi e dell’Economia – e si attesterebbe tra i 15 e i 17 miliardi. Si tratterebbe comunque di un intervento doloroso ma sopportabile. In larga parte fondato sulla spending review”.

In larga parte: ma il resto? E poi anche in quella larga parte l’esperienza ci ha insegnato che non. Ci sono solo sprechi e ruberie, ma anche servizi per i cittadini. Alla fine, non lasciamoci illudere,siamo sempre noi a pagare.