Manovra, Di Maio posta la lista delle cose fatte (ma il Parlamento ancora non lo sa)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Dicembre 2018 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA
Manovra, Di Maio posta la lista delle cose fatte (ma il Parlamento ancora non lo sa)

Manovra, Di Maio posta la lista delle cose fatte (ma il Parlamento ancora non lo sa)

ROMA – Nonostante il Parlamento non si sia ancora espresso su una legge di bilancio parzialmente rivista e riscritta a Bruxelles, Luigi Di Maio ha postato su Facebook l’elenco delle cose realizzate, accompagnando ogni voce con un “fatto” spuntato con l’evidenziatore giallo. La lista è lunga e merita un approfondimento, un fact-cecking puntuale dei punti qualificanti per verificare quanto corrisponda alla realtà e quanto a una proiezione del desiderio.

“Nessun aumento dell’Iva, fatto”. Le cosiddette clausole di salvaguardia sull’Iva ereditate dai governi precedenti e imposte dall’Europa come cauzione in caso di sforamento dei conti e non mantenimento degli impegni di bilancio, sono state sterilizzate, disinnescate per il 2019 con un finanziamento di 12,5 miliardi di euro. L’Iva dunque non aumenterà l’anno prossimo ma le clausole restano per il 2020 e 2021, e con poste più alte: nel 2020 l’aliquota oggi al 22%, senza nuovi interventi, passerebbe al 25% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. 

“Aumento delle pensioni minime, fatto”. Le pensioni di cittadinanza, ossia l’aumento delle pensioni minime e di invalidità a 780 euro, saranno riservate agli indigenti che attualmente percepiscono un assegno inferiore a 780 euro mensili, valore che l’Istat considera come soglia di povertà. Il meccanismo, però, come per reddito di cittadinanza e quota 100, deve essere definito in un decreto che attualmente non c’è.

Reddito di cittadinanza, fatto”. Per il reddito, misura bandiera del governo, si sa che ci sono i fondi e che partirà tra fine marzo e i primi di aprile ma il decreto legge che disciplina il meccanismo deve ancora essere presentato. Partirà con qualche mese di ritardo, la platea dei beneficiari sarà ridotta così come l’entità del sussidio rispetto alle promesse.

“Quota 100 per superare Fornero”. Stesso discorso del reddito: per ora si sa che per quota 100, che prevede l’uscita dal lavoro con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi, sono stanziati i fondi ma la misura deve essere ancora definita da un decreto ad hoc. Torna però il sistema delle finestre.

“Taglio pensioni d’oro, fatto”. La misura prevede tagli in modo progressivo in base all’entità dell’assegno (con scaglioni che vanno dal 10 al 40% per gli assegni che superano i 500mila euro). Esonerati i trattamenti interamente liquidati con il sistema contributivo, gli assegni di invalidità ai superstiti e alle vittime del terrorismo. L’intervento interesserà un arco temporale di cinque anni. Risparmi attesi tra i 76 e i 90 milioni di euro: molto meno del parziale congelamento dell’indicizzazione degli assegni imposto da Bruxelles.

“Taglio fondi all’editoria, fatto”. Riguarda i giornali gestiti da cooperative o enti senza fini di lucro ma non le imprese quotate in Borsa che non rientrano tra i destinatari dei contributi all’editoria.

“Esclusione Bolkestein, fatto”. I concessionari balneari hanno ricevuto il “regalo” di una proroga della concessione per 15 anni, in contraddizione con i trattati europei: “Il Twiga della Santanché paga 16 mila euro all’anno a fronte di una pagoda che viene affittata a ben 1000 euro al giorno”, denuncia il verde Bonelli. Quanto ai venditori ambulanti per ora resta l’obbligo di gara.

“Bonus malus auto inquinanti, fatto”. Il governo ha varato un provvedimento per incentivare la vendita di auto elettriche che prevede fino a 6mila euro di bonus per l’acquisto di veicoli a zero emissioni. Tuttavia, è prevista una tassa per i Suv e per le auto extra lusso.