Maria Elena Boschi: “Nessun inciucio con Forza Italia. 80 euro funzionano”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Agosto 2014 - 08:49 OLTRE 6 MESI FA
Maria Elena Boschi: "Nessun inciucio con Forza Italia. 80 euro funzionano"

Maria Elena Boschi: “Nessun inciucio con Forza Italia. 80 euro funzionano”

ROMA – “Faticoso, ma siamo stati più forti. Nessun inciucio con Forza Italia” dice il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, intervistata dal Corriere della Sera, e ancora: “Siamo aperti al confronto, l’impianto però non si tocca. Gli 80 euro funzionano. Lo dico perché prendo i treni regionali e faccio la spesa nello stesso supermercato”.

La riforma è passata con 183 voti. Poteva andare meglio, ministro Boschi?
«È andata molto bene. È stata approvata l’8 agosto, nei tempi previsti. È stato faticoso, ma abbiamo mantenuto l’impegno».
Davanti a 8.000 emendamenti ha mai temuto di non farcela?
«Quando ci sono processi di cambiamento così grandi possono esserci critiche e contrasti. Senza contrasti non c’è progresso. In questo caso però le opposizioni non hanno perso una battaglia, hanno perso una occasione».
Vuol dire che ha vinto lei? Ha vinto il governo Renzi?
«Non è una vittoria mia o di quei ragazzacci del governo. Questa importante riforma è frutto di un lavoro che ha coinvolto tutti, senatori, relatori, esperti e ricercatori. I tecnici del mio ministero sono stati straordinariamente bravi e se la politica ha dimostrato di saper riformare se stessa è un successo dei senatori, prima di tutto. Si sono mostrati più interessati al futuro delle istituzioni che alla loro ambizione personale».

È un grazie ai senatori della maggioranza che si sono rottamati da soli?
«È un grazie a chi ha creduto nel cambiamento. C’era la possibilità di confrontarci nel merito e le opposizioni non l’hanno colta. Quando Chiti propose di prendere tempo fino a settembre, noi eravamo d’accordo. Sono state le opposizioni a rifiutare, scegliendo l’ostruzionismo a oltranza. Per fortuna, noi siamo stati più forti».
Gli abbracci con gli esponenti di Forza Italia sono la prova dell’«inciucio» con Berlusconi?
«Sono stati baci e abbracci bipartisan, di soddisfazione per il risultato raggiunto assieme. Ho ringraziato tutte le persone che hanno collaborato con impegno a questo processo di riforma, Finocchiaro, Zanda, Sacconi, Quagliariello, Romano, Susta, Romani… Non c’è nessun inciucio, c’è un accordo su un serio lavoro di riforme alle quali Forza Italia ha contribuito».

 

Berlusconi e Verdini sono in maggioranza?
«Forza Italia sta con noi sulle riforme e non al governo, è saldamente all’opposizione. Stiamo scrivendo le regole insieme per non dovere mai più dar vita alle larghe intese. Le scelte in campo economico, come la misura degli 80 euro, sono della maggioranza e non dell’opposizione».
I numeri non la preoccupano? La riforma del Senato è passata con 183 voti, quando la maggioranza istituzionale ne conta circa 230.
«La maggioranza istituzionale estesa a Forza Italia regge benissimo. Ovviamente altro discorso è il sostegno al governo. Non c’è la possibilità che FI entri al governo, siamo due mondi separati».
Settembre nero in arrivo?
«A settembre faremo tante riforme importanti e c’è la forza politica per approvarle. Pubblica amministrazione, giustizia, lavoro, sblocca Italia… La vera sfida dell’autunno è l’abbinata Scuola-Cultura, un fronte che vede impegnato in prima persona il premier, così come ha fatto da sindaco a Firenze. Quanto a me ho anche la responsabilità dei decreti attuativi da gestire. Abbiamo già fatto un buon lavoro che ha portato dai quasi 900 ereditati dai precedenti governi ai 530 attuali. E si può fare di più».
I dati della recessione dicono che era meglio cominciare con le riforme economiche?
«Stiamo facendo tutto assieme, come dimostra il decreto legge degli 80 euro ci sono le misure sul lavoro che hanno portato a 108 mila occupati in più negli ultimi due mesi».
Se dovevano servire a rimettere in moto la crescita, pare non abbiano funzionato.
«Io credo di sì e lo dico perché continuo a prendere i treni regionali per andare a casa dai miei, continuo a fare la spesa nello stesso supermercato. La realtà della gente comune è diversa da quella che raccontano i giornali. C’è molta più speranza che paura nel Paese e settembre lo dimostrerà».

Esplora il significato del termine: I dati dello spread o del Pil non sono un’invenzione dei giornali.
«Abbiamo lavorato a un pacchetto di riforme complessivo, anche in ambito economico. Ma la riforma costituzionale serve a dimostrare che la politica è in grado di cambiare se stessa e ha la forza per affrontare le altre sfide che ci attendono».
Ci sono state pressioni su Pietro Grasso?
«L’ho ringraziato per il lavoro complicato e difficile, visto il clima dell’Aula. Alcune decisioni del presidente non sono piaciute alle opposizioni e altre alla maggioranza, per alcuni aspetti ha scontentato tutti, il che vuol dire che ha cercato di svolgere il suo ruolo preservando equilibrio e terzietà».
E l’emendamento con cui Calderoli ha provato a dimostrare che Renzi vuole andare al voto?
«Una simpatica provocazione ai senatori. I mille giorni confermano la volontà di andare avanti con determinazione e fino in fondo».
A ottobre la riforma del Senato sbarca alla Camera. Cercherete di far passare il testo così com’è?
«Restiamo aperti al dialogo e al confronto, sempre che le opposizioni accettino di lavorare in un clima di maggiore serenità. Con l’ostruzionismo fine a se stesso diventa tutto più difficile, perché non possiamo bloccare il percorso delle riforme».
Se ci saranno migliaia di emendamenti chiamerete in soccorso il canguro di Grasso?
«Gli strumenti parlamentari li deciderà la presidenza della Camera. E comunque, vedremo quale sarà il comportamento delle opposizioni. Si può sempre cambiare, non fermarsi».
E se venissero messi in discussione i pilastri della riforma?
«Valuteremo eventuali aspetti da cambiare, come le norme passate a voto segreto che però non intaccano i principi fondamentali della riforma. L’impianto regge, è stato votato da una maggioranza molto ampia e non si tocca. Il dialogo con noi non è mai mancato e proseguirà, sperando che i deputati affrontino la riforma in un clima rinnovato, di maggiore collaborazione».
La platea che elegge il capo dello Stato si può ampliare? E cosa prevede su immunità ed elettività?
«È prematuro. Vedremo se alla Camera alcuni punti verranno messi in discussione. Al Senato abbiamo fatto 4.000 votazioni e la maggioranza ha sempre tenuto, tranne che in un paio di voti segreti. Alla Camera c’è una maggioranza estesa, io sono tranquilla. Non avremo problemi di numeri».
I dissidenti dicono che avete rischiato inutilmente, visto che il Senato elettivo aveva una maggioranza potenziale dell’80% dell’Aula.
«Se fosse così gli emendamenti di Minzolini e altri sarebbero passati… Non è che puoi fare l’elezione diretta e lasciare invariato tutto il resto. È legittimo che alcuni propongano modelli diversi, ma perché avremmo dovuto accettare l’aut-aut delle opposizioni, che non avevano la maggioranza in Senato?».
I due terzi però non ci sono. È sicura che vi convenga andare al referendum? La riforma di Berlusconi del 2005 fu bocciata dai cittadini.
«Abbiamo preso l’impegno di dare l’ultima parola ai cittadini, non per calcolo ma perché ci sembrava giusto. Non è detto che la nostra riforma avrà la stessa sorte di quella del 2005, perché è diversa. Decideranno gli italiani. È il miglior modo per respingere false accuse di autoritarismo».
Nella legge elettorale ci saranno le preferenze?
«Vedremo se mantenere i collegi o introdurre le preferenze. Il testo della Camera è un buon punto di partenza, al Senato valuteremo. Ma volendo ci sono i numeri per chiudere rapidamente, se c’è la volontà di farlo. Noi andiamo avanti, molto fiduciosi». I dati dello spread o del Pil non sono un’invenzione dei giornali.
«Abbiamo lavorato a un pacchetto di riforme complessivo, anche in ambito economico. Ma la riforma costituzionale serve a dimostrare che la politica è in grado di cambiare se stessa e ha la forza per affrontare le altre sfide che ci attendono».
Ci sono state pressioni su Pietro Grasso?
«L’ho ringraziato per il lavoro complicato e difficile, visto il clima dell’Aula. Alcune decisioni del presidente non sono piaciute alle opposizioni e altre alla maggioranza, per alcuni aspetti ha scontentato tutti, il che vuol dire che ha cercato di svolgere il suo ruolo preservando equilibrio e terzietà».
E l’emendamento con cui Calderoli ha provato a dimostrare che Renzi vuole andare al voto?
«Una simpatica provocazione ai senatori. I mille giorni confermano la volontà di andare avanti con determinazione e fino in fondo».
A ottobre la riforma del Senato sbarca alla Camera. Cercherete di far passare il testo così com’è?
«Restiamo aperti al dialogo e al confronto, sempre che le opposizioni accettino di lavorare in un clima di maggiore serenità. Con l’ostruzionismo fine a se stesso diventa tutto più difficile, perché non possiamo bloccare il percorso delle riforme».
Se ci saranno migliaia di emendamenti chiamerete in soccorso il canguro di Grasso?
«Gli strumenti parlamentari li deciderà la presidenza della Camera. E comunque, vedremo quale sarà il comportamento delle opposizioni. Si può sempre cambiare, non fermarsi».
E se venissero messi in discussione i pilastri della riforma?
«Valuteremo eventuali aspetti da cambiare, come le norme passate a voto segreto che però non intaccano i principi fondamentali della riforma. L’impianto regge, è stato votato da una maggioranza molto ampia e non si tocca. Il dialogo con noi non è mai mancato e proseguirà, sperando che i deputati affrontino la riforma in un clima rinnovato, di maggiore collaborazione».
La platea che elegge il capo dello Stato si può ampliare? E cosa prevede su immunità ed elettività?
«È prematuro. Vedremo se alla Camera alcuni punti verranno messi in discussione. Al Senato abbiamo fatto 4.000 votazioni e la maggioranza ha sempre tenuto, tranne che in un paio di voti segreti. Alla Camera c’è una maggioranza estesa, io sono tranquilla. Non avremo problemi di numeri».
I dissidenti dicono che avete rischiato inutilmente, visto che il Senato elettivo aveva una maggioranza potenziale dell’80% dell’Aula.
«Se fosse così gli emendamenti di Minzolini e altri sarebbero passati… Non è che puoi fare l’elezione diretta e lasciare invariato tutto il resto. È legittimo che alcuni propongano modelli diversi, ma perché avremmo dovuto accettare l’aut-aut delle opposizioni, che non avevano la maggioranza in Senato?».
I due terzi però non ci sono. È sicura che vi convenga andare al referendum? La riforma di Berlusconi del 2005 fu bocciata dai cittadini.
«Abbiamo preso l’impegno di dare l’ultima parola ai cittadini, non per calcolo ma perché ci sembrava giusto. Non è detto che la nostra riforma avrà la stessa sorte di quella del 2005, perché è diversa. Decideranno gli italiani. È il miglior modo per respingere false accuse di autoritarismo».
Nella legge elettorale ci saranno le preferenze?
«Vedremo se mantenere i collegi o introdurre le preferenze. Il testo della Camera è un buon punto di partenza, al Senato valuteremo. Ma volendo ci sono i numeri per chiudere rapidamente, se c’è la volontà di farlo. Noi andiamo avanti, molto fiduciosi».