Mario Adinolfi contro Diego Bianchi Zoro: “Ce l’ha con me”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Gennaio 2020 - 15:34 OLTRE 6 MESI FA
Mario Adinolfi contro Diego Bianchi Zoro: "Ce l'ha con me"

Mario Adinolfi contro Diego Bianchi Zoro: “Ce l’ha con me” (Nella foto Ansa, Mario Adinolfi)

ROMA  –  Mario Adinolfi, blogger e fondatore del Popolo della famiglia, contro il conduttore di Propaganda Live Diego Bianchi, alias Zoro: “Fa lo spezzone sui nostri pochi voti, ma non capisco perché l’ironia venga fatta solo sul Popolo della famiglia. Marco Rizzo è stato mille volte più visibile di me, è un comunista, non capisco perché non sia stato massacrato come me”, attacca ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Adinolfi ha commentato il flop del Popolo della famiglia alle elezioni in Emilia Romagna: “Non ho mai fatto mistero che il popolo della famiglia abbia un consenso in questo momento marginale –ha affermato Adinolfi-. Abbiamo ottenuto un risultato indubbiamente negativo, ma su 17 liste che si sono presentate in Emilia Romagna 7 hanno preso come noi. Mi diverte Diego Bianchi che fa lo spezzone sui nostri pochi voti, ma non capisco perché l’ironia venga fatta solo sul Popolo della famiglia. Marco Rizzo è stato mille volte più visibile di me, è un comunista, non capisco perché non sia stato massacrato come me. Allora mi chiedo, non sarà una questione di temi? Forse noi poniamo qualche punto interrogativo su dei temi e lo facciamo seriamente, invece sanno che Rizzo e Potere al Popolo, che sono per l’abolizione della proprietà privata e vorrebbero trasformare l’Italia nella Corea del Nord, quelle cose non le faranno mai. I temi etici che poniamo noi, che sono quelli che contano di più nella nostra vita: come si nasce e come si muore”.

Quindi, sulla sconfitta di Salvini in Emilia Romagna, ha spiegato: “Salvini ha fatto l’errore di Renzi di focalizzare su se stesso un percorso che doveva essere invece di coalizione. L’elemento dello stile è fondamentale, andare a citofonare al signore al Pilastro è un gesto che io, se fossi ministro dell’interno uscente, non avrei mai fatto. La citofonata secondo me gli toglie consenso sul piano coalizionale, ma rafforza il suo elettorato della Lega. E’ come il grillismo: è difficile che col vaffa vai al 50%, ma al 33% ci arrivi. Il Paese dal punto di vista politico non può reggere due sovranismi, c’è una concorrenza interna in quella direzione”. (Fonte: Radio Cusano Campus)