Marò: “basta con questa farsa”, “Terzi vergognoso”. La rabbia delle Forze Armate

Pubblicato il 24 Marzo 2013 - 09:02| Aggiornato il 6 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NUOVA DELHI – Caso marò, i vertici delle Forze armate infuriati col governo: “Questa è una farsa, basta”. A dirlo Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa. In gioco, ricorda, c’è la vita di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Che, sostiene, “devono essere riconsegnati alla giustizia italiana”. Punto e basta. E la colpa, ripetono in coro, i vertici, è “del ministro Terzi” e del suo “comportamento vergognoso”.

Le parole di Binelli sono riportate sul Corriere della Sera da Marco Nese. L’ammiraglio Binelli, scrive Nese, prova a rassicurare i due marò: “si stringe affettuosamente” a loro, ne esalta “l’esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato”. Si dice “consapevole della loro sofferenza”, per quanto lo riguarda, la condivide in pieno. Ma soprattutto il suo pensiero va alle “loro famiglie che da noi non saranno mai abbandonate, né oggi e neppure dopo la conclusione di questa vicenda”. Una vicenda che “sta sempre più assumendo i toni di una farsa”.

Binelli spiega perché i due debbano essere giudicati in Italia: quello sul mercantile Enrica Lexie era “un servizio di Stato”. Quindi Girone e Latorre sono come “tutti i militari che operano all’estero con onore per la pace e stabilità internazionali”.

Marco Nese spiega per bene come funziona da un punto di vista normativo: I militari sono stati ammessi sui mercantili privati in virtù di un decreto del luglio 2011. Gli armatori pagano una quota alla Difesa in cambio della protezione armata delle loro navi contro gli assalti dei pirati. “E quel decreto — ritiene l’ex capo di stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini — inaugurò la catena degli errori”. Si è creata infatti una situazione ambigua. Il governo della nave rimane ai privati e i militari a bordo non possono opporsi ai cambi di rotta.

E quando il comandante dell’Enrica Lexie decise di ascoltare le autorità indiane, e tornare al porto, Camporini spiega che “a quel punto bisognava sollecitare l’intervento dell’Unione Europea. Non era solo un caso nazionale. Una gestione assurda che ha provocato un errore dietro l’altro”.

Il generale Dino Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, mette sotto accusa il ministro Terzi: “I militari italiani si sono guadagnati nel corso degli anni rispetto e stima internazionale. Il ministro Terzi, con un comportamento vergognoso, ha distrutto tutto questo in modo dilettantesco e scellerato”.

Anche il Cocer interforze, sindacato della categoria, ha espresso ”profondo sconcerto ed amarezza” per la ”incomprensibile decisione del governo italiano di rimandare in India i due fucilieri di marina”, auspicando il rientro in patria del personale militare impegnati.