Massoni per lo jus soli e contro Rosi Bindi: “Ci provò il pm Cordova e Mussolini, mentre Gramsci…”

Pubblicato il 30 Giugno 2017 - 06:44 OLTRE 6 MESI FA
Massoni per lo jus soli e contro Rosi Bindi: "Ci provò il pm Cordova e Mussolini, mentre Gramsci..."

Massoni per lo jus soli e contro Rosi Bindi (nellla foto, Rosi Bindi e Stefano Bisi): “Ci provò il pm Cordova e Mussolini, mentre Gramsci…”

Il recupero dei documenti sequestrati ai massoni italiani 25 anni fa nella inchiesta giudiziaria del pm Agostino Cordova, è stato annunciato  come un segno di buon auspicio nello scontro fra il gran maestro dei massoni italiani, Stefano Bisi, e il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosi Bindi, la cui ombra ha dominato la cerimonia che ha celebrato i 300 anni della Massoneria moderna, nata a Londra nel giorno di San Giovanni del 1717.

Quei fascicoli, ha ricordato Bisi, vennero sequestrati nel 1992 dal pubblico ministero Agostino Cordova:

“Nel  1992 vennero qui a sequestrare queste carte, come pure effettuarono sequestri nelle case dei nostri Fratelli in giro per l’Italia. Fratelli che, nottetempo,  vennero svegliati dalle forze dell’ordine. E alla fine,  quell’inchiesta, ricordiamo ancora, era il 3 luglio del 2000, finì con un’archiviazione”.

C’è un sinistro parallelo, ha detto Stefano Bisi, nel suo discorso, fra quella inchiesta e quello che, negli ultimi tempi sta accadendo in Italia ,

“qualcosa che non ci piace,  perché l’abbiamo già visto, letto sui libri e lo abbiamo appreso da testimoni, che hanno vissuto momenti terribili. C’è qualcuno, anzi più di uno che, nascondendosi dietro la facile bandiera dell’Antimafia – e argomentando assurdi accostamenti e teoremi – vuole servirsi della Libera Muratoria come capro espiatorio dei problemi del mondo.

“Prima hanno mandato tredici finanzieri. E, in questa sala, il primo marzo, hanno violato, secondo noi, la legge. Adesso c’è chi pensa di andare oltre, che nutre l’ambizione di marchiare i liberi muratori e di ripetere le “gesta” di un “gentiluomo” che si chiamava Benito Mussolini. (…) Noi siamo alfieri delle libertà. Noi siamo alfieri delle libertà di tutti i cittadini. A chi sta a cuore la libertà di tutti ricordo che quando si comincia a perseguitare la Libera Muratoria suona un campanello d’allarme. Lo capì Antonio Gramsci nell’unico intervento che fece alla Camera, quando intervenne per difendere la Massoneria, lui che non era massone, per difenderla da una legge che stava per essere approvata. Una legge che venne approvata e che di  lì a poco decretò la morte della libertà di tutti.

“A chi oggi presenta proposte di legge liberticide consiglio, se mi è permesso di dare un consiglio, di rileggersi la Costituzione della Repubblica italiana, in particolare gli articoli 2 e 18, quella Costituzione che è il testamento spirituale di centomila morti, come disse Piero Calamandrei. I liberi muratori del Grande Oriente d’Italia si sarebbero aspettati considerazione, per quanto hanno fatto per questa  patria, in occasione del  Risorgimento ma anche durante la  ricostruzione, e la nascita della Repubblica. Un nostro Fratello Meuccio Ruini contribuì a scrivere la Costituzione e un altro Fratello  Paolo Paschetto, valdese di Torre Pellice, disegnò addirittura l’emblema della Repubblica italiana. E noi oggi dobbiamo difenderci  dagli attacchi di chi è chiamato a rappresentare la Repubblica italiana. È questa l’aberrazione. È questo il contro senso”.

Nel suo discorso, Bisi non ha fatto solo polemica, ha preso anche una posizione precisa sul tema dello jus soli, partendo da un riferimento personale:

“L’altro giorno a Bucarest, durante la Conferenza mondiale dei Gran Maestri, quando ho salutato il Gran Maestro della Gran Loggia del Rio Grande do Sul e mi sono presentato, e lo ho visto fare un balzo, ho pensato di aver fatto un errore, una gaffe. No, lui era sorpreso e mi ha detto che nella sua loggia c’erano ben quattro Fratelli che si chiamano Bisi, con i quali poi mi sono sentito. Uno dei quattro mi ha raccontato di essere nato lì da genitori italiani, i nonni erano venuti da Mantova. E ho pensato allo ius soli. E ho pensato a quei bambini che nascono qui, che parlano italiano molto meglio di me, ma hanno un colore diverso dal mio nella pelle, sono italiani o no? Sono italiani. Loro sono italiani come noi e non possiamo emarginarli”.

La festa per i 300 anni della Massoneria si è svolta a Roma, al Vascello, dove ha sede il Grande Oriente d’Italia, il 24 giugno. In apertura si è tenuto un incontro su “una cultura della libertà” al quale hanno partecipato  Eugenio Bernardini , Moderatore della Tavola Valdese,  Arturo Diaconale,  direttore del quotidiano “L’Opinione delle Libertà” e Hadeel Azeez Dhaher, pittrice irachena. Sul palco anche Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, che, dopo la sua presenza alla Gran Loggia di Rimini, ha rinnovato la sua amicizia con il Grande Oriente che sta partecipando alla rinascita di una comunità che non solo è cuore d’Italia ma di tutto il vecchio continente con il suo patrono San Benedetto, patrono d’Europa.