Matteo Renzi: “Bene Draghi, flessibilità per chi fa le riforme”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Agosto 2014 - 17:12 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi: "Bene Draghi, flessibilità per chi fa le riforme"

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Il premier Matteo Renzi è stato intervistato da Tempi e Rtv 38: “Basta con capitalismo di relazione ormai trito e ritrito”. Stoccata ai sindacati: “Si arrabbiano sempre, facciano pure”. Alla Ue: “Associazione di burocrati non mi interessa”. Sulla scuola: “Il 29 agosto presenteremo una riforma che vi stupirà”.

Le parole di Draghi “sono di buonsenso” perché ha detto che “chi fa le riforme” ha “il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti di flessibilità che ci sono. Noi rispetteremo la regola del 3% ma diciamo che l’Ue non può essere soltanto tagli, vincoli e spread”. Matteo Renzi – intervistato dalla tv toscana Rtv 38 smorza ogni dissapore con il presidente della Bce, che era stato protagonista di un botta e risposta con il presidente del Consiglio.

Una precisazione anche sul rapporto con l’Europa. “Quando sento dire ‘l’Europa ci salvera – sottolinea Renzi -…ma siamo noi che diamo i soldi all’Europa, è l’Italia che sta dando soldi all’Europa non il contrario, l’Italia dà all’Europa più soldi di quelli che l’Europa dà all’Italia ma bisogna che li spendiamo meglio”. “Noi non stiamo chiedendo a qualcuno di esser aiutati – ha aggiunto -, noi in Europa non chiediamo aiuti, chiediamo rispetto, è una cosa diversa, nessuno di noi va in Europa a chiedere di avere un occhio di riguardo per l’Italia. Facciamo le riforme per essere seri con noi stessi e smettiamo di piangerci addosso”.

Nuova stoccata dal premier anche ai sindacati. “Si sono arrabbiati i sindacati, li lasci fare, tanto si arrabbiano sempre”.

Togliere “il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all’Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova”, spiega Renzi al suo intervistatore, il direttore della rivista Luigi Amicone.

“Ci vuole lo spirito del maratoneta – continua il premier – Chiarezza sull’obiettivo finale e passo dopo passo si va avanti a viso aperto. Alla fine di questo percorso sono certo che l’Italia, grazie alle straordinarie qualità dei suoi cittadini, tornerà ad essere la guida, non il problema, dell’Europa”.

“Io vedo l’Italia che ci sarà tra dieci anni e sono certo che torneremo ad essere la guida in Europa”. E ribadisce: “Noi manteniamo l’obiettivo del 3 per cento. E ciò accadrà anche se altri fossero costretti ad allontanarvisi. Tutto il resto mi pare forzato e prematuro. Quando poi sento parlare di aiuto esterno mi scappa da ridere. L’Italia – aggiunge – dà all’Europa più soldi di quelli che l’Europa dà all’Italia”. Al tempo stesso, il presidente del Consiglio è certo che “se abbiamo accumulato un debito pubblico enorme che fa da zavorra alla nostra capacità di sviluppo, non è colpa dell’Europa. Se non spendiamo o spendiamo male i fondi europei, non è colpa dell’Europa. Se da noi un processo civile dura decenni, non è colpa dell’Europa. Sappiamo bene che il fiscal compact è un accordo impegnativo, così come l’equilibrio di bilancio è un esercizio faticoso. Ma sappiamo anche che è venuto il momento di essere seri e di capire che non possiamo scaricare sui nostri figli gli effetti di politiche dissennate come accaduto in passato”.

Renzi si dice poi “molto preoccupato per la situazione in Libia” e nel Medio Oriente: “La questione è drammatica in molte zone non lontane da noi. Non si tratta di pensare a come ogni singolo stato possa da solo mettere in campo iniziative. Quel tempo è finito. Queste sono sfide che o l’Europa è in grado di affrontare o l’Europa non è. Dai fenomeni migratori, all’esodo di profughi e rifugiati, alle persecuzioni per motivi religiosi, qui si parrà la nobilitate dell’Europa, il suo essere protagonista nel mondo globale”.

Quanto alla scuola “stiamo lavorando, e seriamente, con il ministro Giannini e con la sua squadra. E il 29 agosto vi stupirò: presenteremo una riforma complessiva che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo. Che non è affatto vero sia un problema, ma un asset strategico del nostro paese, che va valorizzato e messo in sicurezza”. “In ogni caso- aggiunge- la sfida educativa è la mia priorità. Tra dieci anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i funzionari degli uffici studi delle banche o i politici di Montecitorio; l’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre, i maestri, gli insegnanti”.

Del ddl omofobia presentato da deputato Pd Ivan Scalfarotto dice: “Non minaccia la libertà di parola. Ivan è stato duramente contestato anche da parte del suo mondo proprio per questo”.

Sul piano economico, lo “Sblocca Italia” è “un provvedimento ambizioso per mobilitare 43 miliardi di risorse già disponibili e che si occuperà anche di efficienza energetica, reti digitali e semplificazioni burocratiche”. Ed è tornato a rivendicare l’importanza dell’erogazione degli 80 euro nelle buste paga dei dipendenti a reddito medio-basso: “Vedo – ha dichiarato – che ancora c’è chi ritiene che gli 80 euro mensili e per sempre a 11 milioni di persone non siano utili. Così come chi dice che tagliare l’Irap del 10 per cento alle imprese è troppo poco. Il solito vizio italiano”.

“Certo, si può sempre fare di più, ma noi – ha sostenuto il premier – siamo i primi ad aver fatto il più imponente taglio strutturale delle tasse e la più grande operazione di redistribuzione della ricchezza da decenni e che sarà confermata anche nei prossimi anni. E spero allargata”.