Renzi l’americano a caccia dei delusi di Berlusconi. Istituto Piepoli: “Vincerà”

Pubblicato il 14 Settembre 2012 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi

ROMA – Da Verona, Matteo Renzi ha lanciato in grande stile la campagna per le primarie. Una campagna all’americana con lo slogan “Matteo Renzi Adesso!”. Senza simboli di partito né sul logo, né sul palco né sul camper itinerante che lo porterà in tutta Italia. Puntata sulla novità della sua candidatura, tagliata a misura della sua persona, mirata a convincere gli elettori del campo avverso. Non sono state ancora ufficializzate le primarie ma Renzi non  solo ha ufficializzato la sua candidatura ma, anticipa i tempi, e parla già da candidato alle elezioni politiche.

I sondaggi lo danno in clamorosa ascesa. Per l’Istituto Piepoli, fra gli elettori del centro sinistra il 35% sceglie il rottamatore, il 27 il segretario del Pd, il 20 non sceglie. La percentuale scende un po’ prendendo come base gli elettori del Pd: parità fra i due (32 per cento). Se si prende l’elettorato per intero, Renzi è al 25 per cento e Bersani al 12. Il vecchio sondaggista è sorpreso ma categorico: Renzi è il favorito. Non la pensa così Renato Mannheimer di Ispo: Renzi non vincerà ma porterà a casa un gran risultato. Roberto Weber, direttore di Swg, invita a andarci piano con le previsioni, specie quando si tratta di primarie, per le quali sono necessari rilevamenti prolungati che non si confondano con il voto di opinione e non intercettino solo un mood generico ampiamente smentibile alla prova dei fatti.

In ogni caso, Renzi non teme di parlare di sé e della sua famiglia. Rivendica il suo credo religioso senza gli scrupoli del vecchio militante di sinistra. “Sono cristiano e cattolico – ha detto orgogliosamente Renzi – e se qualcuno non mi voterà per questo motivo gliene sarò grato, perché almeno avrà fatto chiarezza, ma sappia che governerò sotto dettatura della Costituzione non della mia fede”. Sostiene senza tante acrobazie tattiche che non intende modificare la legge Fornero né recuperare la battaglia sull’articolo 18, si riferisce a Vendola e in generale alla foto di Vasto come a quelli che non governeranno mai.

Dagli americani ha imparato la lezione numero uno: vince chi guarda alle ragioni degli avversari e cerca di portarne il più possibile dalla sua parte. Solo che Renzi applica questo massima già nelle primarie laddove negli Usa, in genere, “capita che lo scontro si concentri sul grado di purezza ideologica piuttosto che sulle capacità finale di vittoria” (Christian Rocca sul Sole 24 Ore). Quanto a purezza, Renzi è agli antipodi, mescola principi generali di solidarietà socialdemocratici con  criteri economici dichiaratamente liberisti: no alla patrimoniale (c’è già con l’Imu e la crisi si incarica del resto), lotta all’evasione ma anche tasse più basse, Europa più unita ma che magari intervenga risoluta per fermare le stragi in Siria invece che discettare sulla lunghezza standard del peperoncino. Soprattutto, il programma è aperto al contributo degli elettori e verrà chiuso solo in occasione della chiusura della campagna delle primarie nella convention finale alla stazione Leopolda di Firenze. Dove tutto ebbe inizio.