Migranti: Cie più piccoli e diffusi la soluzione del governo. No di Grillo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Gennaio 2017 - 09:40 OLTRE 6 MESI FA
Migranti: Cie più piccoli e diffusi la soluzione del governo. No di Grillo

Migranti: Cie più piccoli e diffusi la soluzione del governo. No di Grillo (foto Ansa)

ROMA – Migranti: Cie più piccoli e diffusi la soluzione del Governo. Il no di Grillo. Sul fronte rovente dell’immigrazione non si placa la polemica politica, e mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti prosegue il suo viaggio nel Mediterraneo, sindaci e governatori chiedono di poter far lavorare i migranti ospitati dai comuni.

Il nuovo piano del Governo mira a una razionalizzazione dei centri di identificazione: più piccoli, diffusi su tutto il territorio, concentrati sui soggetti più pericolosi. Lo spiega Vladimiro Polchi su Repubblica.

Un garante dei diritti degli immigrati in ogni Cie. Una commissione permanente nazionale che ne controlli gli standard umanitari interni. Piccoli centri d’espulsione in ogni regione, eccetto Valle d’Aosta e Molise, da 80-100 posti al massimo. Trattenimento dei soli immigrati irregolari che siano anche pericolosi socialmente.

Condivisione del piano del Viminale con tutti gli enti locali, a partire dalla conferenza Stato-Regioni del prossimo 18 gennaio. Dopo le proteste di alcuni governatori, si definisce meglio la road map della nuova macchina delle espulsioni al quale lavora il ministro dell’Interno Marco Minniti. (Vladimiro Polchi, La Repubblica)

M5S contro i Cie: “Alimentano le mafie”. Forte l’intervento di Beppe Grillo: “aprire un Cie per regione, come propone il ministro Minniti, rallenterebbe solo le espulsioni degli immigrati irregolari – fa sapere dal suo blog il leader M5S – e non farebbe altro che alimentare sprechi, illegalità e mafie, con pesanti multe (pagate dai cittadini italiani) per la violazione di sentenze della Corte di Giustizia Europa e della Corte Costituzionale in materia di diritti umani”.

Per il leader dei pentastellati è dunque venuta l’ora di “identificare chi arriva in Italia, scovare i falsi profughi, espellere rapidamente gli immigrati irregolari nel giro di qualche giorno, senza parcheggiarli in inutili Cie spesso gestiti dalle mafie, accogliere chi ha diritto d’asilo ed integrare seriamente gli immigrati regolari. Sono cose che il M5S afferma con buonsenso da anni”.

Grillo ricorda poi che con la proposta di abolizione del reato d’immigrazione clandestina votata dagli iscritti M5S (“reato inutile che ancora non è stato cancellato dal governo Pd-Ncd) miravamo a rendere più snelle le espulsioni, diminuire i costi a carico dei cittadini e facilitare il duro lavoro di magistrati e forze dell’ordine”. Un programma serio sul tema dell’immigrazione, sottolinea ancora Grillo, deve riuscire a coniugare “buonsenso, rispetto ferreo della legalità e diritti umani”.

Il presidente della Toscana Rossi: “Cie già falliti”. “Esiste un rapporto della commissione diritti umani del Senato del febbraio 2016 che dimostra in modo scientifico e documentato come i Cie non servano assolutamente a dare effettività ai provvedimenti di espulsione. Gli unici Cie che conosciamo sono luoghi disastrosi per i diritti umani”. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, intervistato da Repubblica, ribadisce il suo no: “Non possiamo riproporre ciò che è già fallito”.

“Senza accordi bilaterali con i paesi d’origine, e soprattutto senza una normativa che differenzi le espulsioni con accompagnamento forzato dalle semplici intimazioni, che dovrebbero essere la norma secondo le direttive europee, non ci sarà nessun incremento di sicurezza e di effettività delle espulsioni. Si moltiplicheranno invece i problemi che hanno portato alla chiusura di molti Cie negli scorsi anni”, dichiara Rossi.

Sindaci e Governatori: “Facciamoli lavorare”. Nel frattempo sindaci e governatori sono ancora in prima linea sul capitolo spinoso dell’accoglienza migranti, e molti concordano sull’opportunità che i migranti lavorino sia per “ricambiare” l’ospitalità che viene offerta loro, sia per favorire l’integrazione sociale con le comunità che li accolgono.

“Il ministro Minniti imponga che tutti i migranti lavorino gratuitamente, in primis per ricostruire le aree terremotate”, chiede Flavio Tosi, sindaco di Verona. Sulla stessa linea il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, delegato Anci alle politiche per l’immigrazione. “Noi sindaci saremmo felici se i migranti facessero lavori socialmente utili – spiega – sia come forma di ‘restituzione’ che di integrazione con i residenti”.

“Al ministro dell’Interno Marco Minniti chiediamo: ci metta in condizioni di obbligare a lavori utili le persone che arrivano nel nostro Paese: è avere poco rispetto tenerle a non far nulla per un anno e più”, chiarisce Rossi. Per il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, “servono rimpatri forzati e respingimenti, come facevo io da ministro dell’Interno”.

Dice la sua anche la presidente della Regione FVG e vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, secondo la quale “la soluzione che si è dimostrata più idonea è quella dell’accoglienza diffusa e se tutti gli 8mila Comuni italiani la applicassero avremmo ridotto al minimo situazioni di crisi come quelle che si sono verificate al Cona di Venezia e altrove”. Bisogna poi prendere atto, rileva, “che ci sono stranieri sul nostro territorio che non hanno diritto ad essere riconosciuti come richiedenti asilo e che è giusto vengano rimpatriati”.

Il ministro Minniti in Libia. Nel frattempo il titolare del Viminale, Marco Minniti, ha programmato a breve una sua visita a Tripoli. E già oggi vi sono stati contatti fra il Governo di Accordo Nazionale libico e quello italiano sui temi della sicurezza di comune interesse.

In una giornata fitta di impegni il nostro ministro dell’Interno ha incontrato l’omologo maltese, Carmelo Abela, a La Valletta. L’obiettivo, per il Governo italiano, è siglare accordi con i Paesi d’origine per accelerare i rimpatri di coloro che non hanno le carte per rimanere in Italia. Su 100 migranti che arrivano nel nostro Paese, infatti, solo 40 ottengono lo status di rifugiato.