Monti vede “la luce in fondo al tunnel”. Ma i soldi italiani volano in Svizzera

Pubblicato il 31 Luglio 2012 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (LaPresse)

ROMA – La luce in fondo al tunnel. Mario Monti la vede, la vede che si avvicina. Un modo come un altro di dire che forse, stavolta, dopo mesi di sacrifici, il peggio della crisi potrebbe essere davvero alle spalle. Ma anche un modo di dire che il suo compito si sta esaurendo e che ora tocca alla politica “fare i compiti a casa”, dove per compiti si intende legge elettorale nel minor tempo possibile.

Il presidente del Consiglio, intervistato da RadioAnch’io, alla vigilia di un vertice europeo a Parigi, spiega: “È un tunnel, ma la fine sta cominciando a illuminarsi, e noi e il resto d’Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel”.

Ai radioascoltatori, nel giorno in cui la spending review dovrebbe passare al Senato, Monti spiega che “non si tratta di un’altra manovra” e che stavolta i tagli non sono “lineari e alla cieca”. Secondo il premier, invece,  “il governo ha fatto un’analisi di dettaglio, sulla base del lavoro del commissario Bondi, e si sono individuati gli eccessi di spesa”.

Quindi la bacchettata sullo stile di Giorgio Napolitano alla politica che “non fa i compiti a casa”. “Lo scenario peggiore, – ha spiegato – quello che voglio esorcizzare, sarebbe quello di elezioni alla scadenza naturale, e quindi non anticipate, ma a cui si arrivasse senza una riforma elettorale e in un clima di disordinata rissa tra i partiti”. Insomma, serve almeno una legge elettorale. Perché, è il mantra di Monti, rassicurerebbe i mercati. O meglio, sarebbe l’assenza di una nuova legge a preoccuparli. Senza riforma, infatti, “i mercati sarebbero legittimati a nutrire scetticismo su quel che succederà dopo questo governo”.

”Se – ha spiegato Monti – continuando nella prova di responsabilità finora data i partiti accogliendo il monito forte del capo dello Stato, facessero presto la riforma elettorale, si accingessero a mettere a fuoco i loro programmi e a rendere esplicito in che senso vogliono attenersi ad una continuazione di un linea europea, di disciplina e di riforme strutturali, o invece a divaricare rispetto a questa linea, tutto ciò sarebbe elemento utile per i mercati e per i cittadini italiani”. Perché è il pensiero del premier, tra spread e clima di rissa tra partiti ”una relazione c’è, ma più che con la data delle elezioni è con il clima complessivo fra oggi e la data delle elezioni”.

Lo spread, intanto, anche nella mattinata di martedì 31 luglio, non si muove dalla quota di questi ultimi giorni. Attorno alle 11 del mattino, infatti, il differenziale tra titoli italiani e tedeschi è poco sopra i 460 punti, quota analoga a quella della chiusura di lunedì.

Quello che succederà, ripete ancora Monti, non lo riguarderà in prima persona e a chi gli chiede di un suo eventuale prossimo impegno risponde: “Sto diminuendo coscientemente la mia sensibilita’ uditiva a questa domanda”.

Ma “la luce in fondo al tunnel” è immagine ambivalente. Secondo certa iconografia da cinema la vedono anche i moribondi, è la luce dell’aldilà che chiama. Monti non la pensa così, ma sembrano pensarla così tanti italiani che i soldi si affrettano a portarli all’estero, soprattutto in Svizzera. Questione di pressione fiscale e tasse da non pagare, è vero. Ma anche questione di “sicurezza”, di tenersi i risparmi al sicuro in caso di capitombolo. Raccontano il Secolo XIX e il Giornale che i soldi prendono la via inversa a quella seguita ai tempi del controverso e contestato scudo fiscale. Cifre in qualche modo confermate da Bankitalia che parla di “300 miliardi di disinvestimenti dall’Italia verso altri Paesi stranieri negli ultimi due anni e mezzo”.

Risparmi che finiscono in Svizzera, non fermati  neppure la tassa del 35% sui guadagni. Il Giornale alimenta la paura citando il balzello più temuto, quello del prelievo forzoso sui conti correnti. Esperienza vissuta dagli italiani negli anni ’90 sotto il Governo Amato che Monti ha sempre escluso. Sta di fatto che i soldi in Svizzera arrivano. Chi ne ha di più, almeno 500 mila euro, apre una gestione patrimoniale. Chi ha un po’ meno risparmi si serve degli uffici postali: in questo caso di euro ne bastano 25 mila e non è neppure necessario andare sul posto in prima persona.

Così il Giornale parla del “ritorno degli spalloni” mentre il fenomeno crescente è quello del “fai da te”: famiglia più o meno in vacanza con tanto di passaggio alla posta o nell’ufficio selezionato prima del ritorno a casa.  Per chi sceglie la Svizzera, evidentemente, il tunnel è lungo e la luce ancora neppure si intravede.