Il “Nabucco” di Riccardo Muti all’Opera di Roma: “No ai tagli alla cultura”

Pubblicato il 13 Marzo 2011 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Riccardo Muti

ROMA  – Un ‘Nabucco’ così non s’era mai visto dai tempi di Giuseppe Verdi, quando lo spirito risorgimentale che pervade l’opera trasformò una serata alla Scala in una manifestazione contro il dominio austriaco.

Ieri sera all’Opera di Roma l’obiettivo contro cui manifestare duramente non era l’Austria imperiale, ma i tagli ai fondi per la cultura decisi dal governo. E contro questi tagli ha acquistato senso e attualità tutto lo spettacolo diretto dal maestro Riccardo Muti, accolto con un fiume di applausi, i primi dopo gli incidenti di salute subiti a Chicago.

Tre i momenti salienti e inattesi della serata: prima del levarsi del sipario il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, salito in palcoscenico, ha lanciato un appello al Governo perche’ i tagli ”drammatici e totalmente insostenibili vengano revocati”. Subito dopo Muti, già sul podio con la bacchetta in mano, si è rivolto al pubblico ed ha svolto questo paragone: ”Il 9 marzo del 1842 – ha detto – Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità  ed all’identità dell’Italia.

Oggi, 12 marzo 2011 non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica”. Parole accolte da applausi e da una pioggia di volantini dalla balconata, che dicevano ”Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura”, e ancora, in una diversa versione: ”Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo”. Poi è cominciato lo spettacolo. Ma l’episodio più inedito doveva ancora svolgersi. Giunto al famoso coro del terzo atto, quel ‘Va’ pensiero’ che ha fatto tremare il cuore dei patrioti di un secolo e mezzo fa, la domanda era nell’aria: farà il bis? Oppure non lo fara’? Nel teatro lirico il bis non si usa mai.

Ma proprio Muti cedette alle richieste del pubblico una sera alla Scala di tanti anni fa. Ieri sera ha fatto molto di più. Prima ha diretto da par suo il ‘Va’ Pensiero’, poi ha fermato lo spettacolo; si è voltato verso il pubblico, ed ha detto: ”Sono molto addolorato per ciò che sta avvenendo, non lo faccio solo per ragioni patriottiche ma noi rischiamo davvero che la nostra patria sarà ‘bella e perduta’, come dice Verdi. E se volete unirvi a noi, il bis lo facciamo insieme”.

E come ad un comando tacito tutti gli spettatori si sono alzati in piedi e coloro che sapevano qualche rigo del testo hanno cantato insieme ai cento coristi rimasti sul palcoscenico. Un fatto assolutamente inedito, arricchito ulteriormente da un nuovo lancio di volantini pseudo risorgimentali, che dicevano: ”Viva Giuseppe Verdi”, oppure ”Viva il nostro presidente Giorgio Napolitano”; ma anche: ”Riccardo Muti senatore a vita”.

Da lì lo spettacolo ha imboccato la dirittura d’arrivo fino alle ultime note e ad una pioggia di oltre dieci minuti di applausi. Così  s’è compiuta la trasformazione di un rito musical-patriottico in un atto di resistenza contro la politica culturale del paese. Su uno sfondo di tante emozioni e passioni politiche è quasi rimasto un po’ in sordina lo spettacolo, che pure ha avuto molti meriti. Il ‘Nabucco’ vive quasi tutto dalla forte presenza del coro in scena e movimentare queste masse e’ sempre una sfida per la regia, in questo caso vinta da Jean Paul Scarpitta, che si è ispirato alle illustrazioni della Bibbia di Gustave Dorè ed anche dal maestro del coro Roberto Gabbiani.

Quanto ai cantanti, l’esperienza del baritono Leo Nucci ha sposato le giovani energie di un cast nel quale ha brillato soprattutto l’ungherese Csilla Boross nei panni della bella Abigaille, ancora pochissimo nota in Italia. Nel complesso una serata memorabile e uno spettacolo raffinato, nel quale si sono ritrovati i significati del 150/o anniversario dell’Unità d’Italia e che per questo avrà giovedì 17 fra i suoi spettatori il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.