Napolitano sfida il Pdl: “Io traditore della Carta? Provate a mettermi sotto accusa”

Pubblicato il 16 Agosto 2010 - 15:36| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA
maurizio bianconi

Il deputato del Pdl Maurizio Bianconi

Giorgio Napolitano ha perso la pazienza, anzi proprio non ne può più. La “goccia” che ha fatto traboccare il vaso è stata un’intervista di Maurizio Bianconi, parlamentare del Pdl, al “Giornale” di Vittorio Feltri. Bianconi sosteneva che il Capo dello Stato stava “tradendo” la Costituzione solo pensando ad alternative allo scioglimento delle Camere in caso di crisi del governo Berlusconi. Era appunto la “goccia”, ma il “vaso” si era riempito durante tutta la giornata precedente, quella di Ferragosto. Giorno in cui, in maniera solenne e coordinata, due ministri, Maroni degli Interni, e Alfano della Giustizia, avevano di fatto sostenuto la stessa cosa sia pure senza chimare direttamente in causa il presidente della Repubblica. Maroni ed Alfano avevano detto ai microfoni e telecamere di tutte le tlevisioni riunite e convenute per l’occasione che la Costituzione prevede una sola possibilità in caso di crisi di governo: lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate, ogni altra mossa e scelta era stata definita dai due ministri come contraria allo spirito e alla lettera della Costituzione.

Al Quirinale Napolitano ha ascoltato con stupore e rabbia, quasi con incredulità e quindi, non appena letta l’intervista di Bianconi, la reazione durissima, anzi la sfida aperta. Una nota ufficiale recita: “Bianconi si è abbandonato ad affermazioni avventate e gravi sostenendo che il presidente Napolitano sta tradendo la Costituzione. Essendo questa materia regolata dalla stessa Carta, se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniaziative ai sensi dell’articolo 90 e relative norme di attuazione. Altrimenti le sue esteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle eintenzioni”.

“Al pari di altre…” è questo politicamente il passaggio più duro. Bianconi ha messo in “volgare” quella che è la tesi di buona parte del Pdl secondo la quale l’unica Costituzione “vera” è quella che esclude che in Parlamento possa formarsi una maggioranza “valida” diversa da quella Pdl-Lega e conseguentemente inibisce al capo dello Stato anche il tentativo di cercarla. Non un giudizio di inopportunità e imparticabilità politica, ma, secondo il Pdl e secondo Maroni e Alfano, una via sbarrata dalla stessa Costituzioni. Quindi, se Napolitano fa altrimenti, è fuori e contro la Costituzione. Questo Napolitano proprio non vuole e non può sentirselo dire. La gestione del suo mandato presidenziale è tutta dentro il segno e l’ambito costituzionale, Costituzione che esplicitamente prevede il capo dello Stato cerchi in Parlamento, se ci sono, maggioranze diverse da quelle eventualmente venute meno prima di decidere lo scioglimento delle Camere. Quello che per il Pdl è obbligo automatico per il capo dello Stato, per la Costituzione è invece facoltà e scelta susseguente alla mancanza di alternative.

Ma, visto che da questo orecchio il Pdl non ci sente (Bianconi) o fa finta di non sentire (Cicchitto che chiama alla mobilitazione di piazza, Maroni, Alfano e lo stesso Berlusconi), Napolitano alza la posta e sfida: se la pensate così provate a mettermi costituzionalmente sotto accusa, provate a convocare le Camere e a trovare lì una maggioranza contro di me (l’articolo 90, quello dell’impeachment). “Nuora” Bianconi è stata avvertita, “suocera” Berlusconi intenderà?