In Lombardia ‘ndrangheta votava, a Reggio governava. Lazio un Fiorito anche Idv

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 10 Ottobre 2012 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Formigoni

ROMA – In Lombardia la ‘Ndrangheta votava. A Reggio Calabria invece, governava. A Roma, nel Lazio, anche l’Idv aveva il suo Franco Fiorito. L’ultima cronologia delle inchieste su Regioni e Comuni si può sintetizzare così. In Lombardia la giunta Formigoni è prossima allo sgretolamento finale. La procura si è mossa mercoledì mattina: arrestato Domenico Zambetti, Pdl, assessore di Formigoni. I pm sostengono che la mafia calabrese abbia comprato 4000 voti. Cinquanta euro a voto: 200mila euro di spesa totale per l’elezione.

A Reggio Calabria invece la ‘ndrangheta governava. Tanto che, prima volta da quando esiste la legge, il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Così ha deciso un lungo Consiglio dei ministri nella serata di martedì. Tarda mattinata di mercoledì, tocca al Lazio. Indagato il capogruppo dell’Idv, accusato di essersi appropriato di 700mila euro del suo gruppo. Ultime notizie dal fronte Regioni dove, per altro, si procede al ritmo di un blitz della Finanza al giorno. Solo mercoledì i finanzieri hanno “visitato” Lazio e Marche.

A Milano quella di Formigoni  è una vera agonia. Lui al momento tenta la via della resistenza a oltranza. Dopo l’arresto del suo assessore arrivano i cronisti ai quali Formigoni risponde: “Zambetti, accuse gravi ma ne risponde lui”. Lui solo, non il Consiglio, tanto meno la Giunta. Anche il presidente della Regione è indagato e ora la Lombardia si ritrova a detenere il non invidiabile record di consiglieri indagati: 13 su 80.  Un altro elenco segna l’agonia: con Zambetti siamo al quinto assessore arrestato nel corso delle varie giunte di Formigoni. Indagati per peculato e truffa aggravata sono anche l’ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni (Lega), l’ex assessore Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e il consigliere Massimo Buscemi (Pdl).

Prima di loro ci sono stati Guido Bombarda (Formazione professionale), Piergianni Prosperini (Turismo), Franco Nicoli Cristiani (Ambiente, Commercio) e Massimo Ponzoni (Protezione civile, Ambiente). In una mattinata convulsa arriva anche un’altra notizia. Ombre, nessun arresto finora, sulla consigliera “anti Minetti”. Il Corriere della Sera parla di “ombre” sul padre della giovane Sara Giudice, quella che raccoglieva le firme contro Nicole Minetti e chiedeva trasparenza e merito nel Pdl. Il sospetto è che avrebbe fatto accordi con la ‘ndrangheta per fare avere alla figlia 300/400 voti decisivi all’elezione in Consiglio comunale a Milano.

La ‘ndrangheta si conferma attivissima a Sud come a Nord. Nella serata di martedì il Consiglio dei ministri ha preso una decisione “sofferta” e non facile. Perché per la prima volta in 21 anni, ovvero da quando esiste la legge che lo consente, il ministro dell’Interno Cancellieri ha sciolto un Comune capoluogo di Regione. Per contiguità mafiosa. Perché, in sostanza, non si trattava di singolo episodio o singola responsabilità, ma di generalizzata contiguità con l’organizzazione mafiosa. “Azioni” o “omissioni” che facevano pensare a questa “contiguità”, spiega il comunicato dei ministri.

La cronaca giudiziaria non lascia il tempo di digerire i fatti che in mattinata arriva un’altra notizia. Dal Lazio, ancora una volta. Indagato il capogruppo dell’Idv per peculato. Si sarebbe girato su suoi conti correnti italiani circa 700mila euro appartenenti al Gruppo consiliare. Vincenzo Maruccio ricopriva fino a  poche ore fa lo stesso ruolo di Franco Fiorito. Ma nel partito d’opposizione. Uno dei più agguerriti a chiedere le dimissioni di Renata Polverini dopo lo scandalo dei fondi regionali.

La notizia che Maruccio è indagato arriva proprio mentre Idv, Sel, Pd e Verdi, insomma mentre l’opposizione tutta è affaccendata a organizzare una conferenza stampa per chiedere immediate dimissioni della Polverini. Conferenza poi rimandata. Per ragioni organizzative, per ragioni di opportunità, o forse solo per motivi di pudore.