Blocchi stradali, da 1 a 5 anni. No-tav, forconi, operai, tutti dentro?

Pubblicato il 4 Aprile 2012 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Da uno a cinque anni per chiunque ”impedisca od ostacoli la libera circolazione di persone e merci, occupando strade ferrate, ordinarie o autostrade, con qualsiasi mezzo, impedendo la libera circolazione dei mezzi di trasporto”. E’ la proposta bipartisan alla Commissione Giustizia della Camera, firmata Contento (Pd) e Lehner (Pdl). E’ chiamata norma anti no-Tav, rischia di applicarsi a un numero irragionevole (nel senso che troppi sarebbero coinvolti) di casi e di persone. Non sembra andare esattamente nella stessa direzione del ministro della Giustizia Severino e in generale dell’orientamento che mira a depenalizzare, a sfoltire la jungla dei reati, ad alleggerire la macchina della  giustizia stessa, a svuotare le carceri. La proposta presentata in commissione di fatto reintroduce il reato di “blocco stradale” depenalizzato nel 1999.

Tanta severità è ben riposta? Secondo Lehner, primo firmatario, che ha riesumato la vecchia legge datata 8 luglio 2008, evidentemente sì e infatti spiega che i blocchi sono “uno strumento incongruo ed estraneo ai principi liberaldemocratici”, assimilabili “al sequestro di persona e alla violenza privata”.

Al di là del merito e delle possibili contestazioni a una norma che sembra infierire sugli spazi del diritto alla protesta, è la sua applicabilità che desta le maggiori riserve. Le cronache si incaricano di definire il contesto. Solo ieri i residenti esasperati del quartiere Monte Pellegrino a Palermo hanno sbarrato le strade tra via Sadat, Cirrincione, Sampolo e Imperatore Federico fino a quando non sono intervenute le pale dell’Amia per rimuovere l’immondizia. Da uno a cinque anni?

Dalla tarda serata di domenica 23 marzo sono riprese le agitazioni promosse dal movimento dei “forconi”.  Il movimento, nato in Sicilia, contro il rincaro del gasolio, dei ticket dell’autostrada e dell’Irpef, si è esteso a tutta la penisola. 60, circa, i blocchi lungo le autostrade italiane.

In Abruzzo il presidio simbolico organizzato da venerdì 21 marzo nei pressi del casello di Città Sant’Angelo-Pescara Nord dell’autostrada A14 potrebbe trasformarsi presto in una nuova forma di contestazione. A Torino il movimento sta bloccando l’imbocco dell’autostrada A4 per Milano e Venezia: una sola corsia viene lasciata libera per le auto. Lungo la tangenziale anche lo svincolo autoporto è stato bloccato, e i tir si starebbero organizzando per occupare anche quello interporto. Sempre sulla Torino-Venezia segnalati code anche ad Asti, oltre che a Capriate, a Seriate e a Dalmine, nel bergamasco. Nel capoluogo orobico sono 70 i tir che presidiano l’accesso all’autostrada: una sola corsia risulta libera. A Genova forti rallentamenti alla convergenza tra l’autostrada A7 Genova-Milano e l’A10 dal capoluogo ligure a Ventimiglia.

In Puglia, i camionisti hanno fermato i tir in prossimità degli svincoli di entrata e uscita dell’autostrada A/14 e A/16 e delle principali strade statali. Sulla tangenziale di Bari ci sono lunghe code agli ingressi in città, 4 chilometri quella rilevata dalla Polstrada per l’ingresso Poggiofranco, mentre blocchi di tir sono segnalati sulla SS371 nei pressi di Specchiolla, nel brindisino, sulla SS7 di Taranto, nei pressi dello stabilimento Ilva, sulla SS106 Jonica e sulla SS 100 Taranto-Bari.

In Calabria presidi di mezzi pesanti sono stati attuati nei punti strategici della viabilità. In particolare, risultano presidiati gli svincoli dell’A3, alcuni incroci della strada statale 106, e, sulla statale dei due mari che collega Catanzaro all’autostrada, lo svincolo di Settingiano, alle porte del capoluogo di regione. Sulla 106 i mezzi si sono radunati in località Passovecchio, a Crotone, e, più a sud, a Belcastro (Catanzaro).

Da Torino a Pescara, da Venezia a Ventimiglia, da Palermo a Asti, tutti dentro, da uno a cinque anni?