Paolo Gentiloni ad Anna Bulgari: “Terrorismo islamico non è l’anonima sequestri”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Gennaio 2015 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Gentiloni ad Anna Bulgari: "Terrorismo islamico non è l'anonima sequestri"

Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni (Foto Lapresse)

ROMA – “Il terrorismo islamico non è l’anonima sequestri“: così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, risponde alla lettera aperta scrittagli da Anna Bulgari Calissoni. La donna, che oggi ha 88 anni, nel 1983 venne rapita insieme al figlio Giorgio, all’epoca sedicenne, nelle campagne del Lazio. Furono tenuti sotto sequestro per un mese, e durante quel periodo al ragazzo i sequestratori tagliarono un orecchio, per affrettare le trattative per il pagamento del riscatto.

Nella sua lettera Anna Bulgari si domanda se esistano rapiti di serie A e di serie B, e attacca Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due giovani cooperanti italiane rapite in Siria e rilasciate dopo il presunto pagamento di diversi milioni di euro.

Ecco il testo della lettera di Gentiloni, pubblicata sul Corriere della Sera, come quella della signora Bulgari.

“Cara signora Bulgari Calissoni, di fronte al dramma vissuto da lei e da suo figlio, e al riacutizzarsi di quella pena che la terribile attualità dei sequestri ha certamente provocato, sento innanzitutto di esprimerle vicinanza e solidarietà. Sono vicende che il tempo non estingue, come so anche da persone amiche che ne furono colpite. Non spetta a me, da ministro degli Esteri, giudicare la linea di condotta seguita oltre 30 anni fa dalle autorità e dalla magistratura per contrastare con impegno e determinazione il banditismo sardo.

Anche il terrorismo che si è diffuso sulla scia dell’11 settembre fa uso, in forme e modalità diverse, del sequestro di ostaggi. Ma il terrorismo islamico non è l’anonima sequestri, non lo si combatte allo stesso modo. Si tratta di una minaccia senza precedenti che si traduce addirittura nel tentativo di dar vita tra Iraq e Siria a uno Stato terrorista, il Daesh, che controlla un vastissimo territorio e si è impadronito di un enorme fiume di denaro. Questa minaccia va sconfitta innanzitutto sul piano militare, e l’Italia è in prima fila come ho ribadito tre giorni fa al vertice della Coalizione anti Daesh a Londra. Oltre che sul piano militare, il terrorismo di matrice islamista va sconfitto sul piano politico, coinvolgendo in questa battaglia senza ambiguità i governi dei Paesi a maggioranza islamica e le istituzioni musulmane in Europa.I sequestri di ostaggi italiani e occidentali da parte della galassia terrorista hanno avuto caratteristiche diverse da caso a caso.

Negli ultimi dieci anni i nostri governi si sono comportati sempre allo stesso modo. Combattiamo il terrorismo sul terreno – inclusi i diversi canali di ingenti finanziamenti – e cerchiamo di salvare la vita ai connazionali attraverso le attività di intelligence nostre e dei nostri alleati. Queste attività hanno portato nell’ultimo anno solo in Siria al rilascio, oltre che delle due volontarie lombarde, di altri 8 ostaggi occidentali. Queste attività non possono che essere riservate. Lo sono state in questi anni per lavoratori di aziende italiane, giornalisti, cooperanti. Devono restare tali, con il sostegno di tutte le forze politiche. E sarebbe un gravissimo errore accreditare voci diffuse ad arte proprio da ambienti jihadisti. Ci sono aree del mondo in cui non si deve andare. Oggi non possiamo permetterci imprudenze.

Ma ho trovato inaccettabili le accuse a Greta e a Vanessa di «essersela andata a cercare», accuse mai rivolte finora a nostri ostaggi liberati da zone altrettanto pericolose, nei confronti dei quali aveva sempre prevalso un sentimento di solidarietà. Quando riesce a salvare la vita di un proprio cittadino, e lo fa senza deflettere minimamente dall’impegno senza quartiere contro i terroristi, lo Stato compie il proprio dovere. Non sempre è possibile. Ma le lugubri decapitazioni sulla piazza del web non sono certo un esito da rivendicare per nessuno, se non per i terroristi e la loro ignobile propaganda. So di non aver risposto, cara signora Bulgari, al suo angoscioso interrogativo sulle scelte del 1983. Ho provato a spiegare, per quanto possibile, quelle di oggi.

Con i migliori saluti”