Paolo Villaggio: “Beppe Grillo è un rivoluzionario come Mao”

Pubblicato il 5 Marzo 2013 - 12:45| Aggiornato il 30 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Beppe Grillo è un rivoluzionario come Mao, però allegro”. Paolo Villaggio, intervistato da Malcom Pagani per il Fatto Quotidiano, racconta il boom del movimento 5 Stelle e non solo. “La gente si è rotta i coglioni di un gruppo di eletti che, fingendo di rappresentare gli interessi dei sudditi, ne opprime il presente servendo banche, giornali e tv. Grillo – spiega Paolo Villaggio – con collaudatissimo copione, denuncia avidità e nefandezze dei moderni Borgia da decenni. In attesa della sacrosanta soppressione degli ultrasettantenni, ci rimane la rivoluzione culturale di Grillo”.

Villaggio quindi attacca i politici a tutto spiano: “La classe politica italiana, per lo più formata da elementi che non hanno la minima idea di cosa significhi lavorare, è terrorizzata dalla propria estinzione. L’ultimo mese di propaganda è stato grottesco. Vergognoso. Un mercato delle vacche. Un dominio sulla vita privata. Ci sono entrati nel cesso fin dalle 8 di mattina. Con messaggi, bugie, minacce e pelosi consigli a reti unificate. Puro teatro dell’assurdo”.

E Grillo? “Si è messo una maschera da Mandrake. E allora? È un comico. Un clown. Non un dittatore o un Hitler che a dirla tutta, vestiva in modo assai più truce. Con humour e talento, Grillo si è occupato di cambiare sentiero all’infelicità delle persone. Una buona causa. Purtroppo i veri comici sono quelli che ora si affannano a giurare che Grillo non ce la farà perché non ha mestiere. E loro, distruggendo l’Italia e facendo carne di porco della morale da 40 anni, che missione hanno interpretato? Sono preoccupati perché sanno che la pacifica rivoluzione culturale di Grillo è pericolosa . Può contagiare il resto d’Europa”.

Villaggio quindi parla del “fallimento” di Mario Monti: “Una scommessa sul Monti europeo? Visto come è finito dopo aver tentato un disperato esperimento di ipnosi collettiva? La ricetta era deprimente. Il fallimento preventivabile. Berlusconi invece ha resistito. Ha plasmato la cultura italiana come nessuno e ha effettuato una rimonta straordinaria. In un mondo profondamente pagano, in cui il Papa non crede più in dio e solidamente dalla parte dell’aldiqua, si dimette come un dirigente qualsiasi, Silvio sa usare meglio di tutti il mezzo che ha sostituito la famiglia. Ripulisce una sedia. Sorride in ‘camera’ e fa passare l’unico messaggio che conti: Sono il più simpatico”.