Parisi a Bersani: dimettiti

Pubblicato il 3 Ottobre 2011 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Arturo Parisi, intervenendo alla Direzione del Pd ha lasciato agli atti una parte del discorso che non ha letto per motivi di tempo, in cui si chiedono le dimissioni del segretario Bersani per il mancato appoggio alla campagna referendaria.

Parisi ha ricordato che l'ultima direzione, il 19 luglio, voto' un ordine del giorno che impegnava il partito a non sostenere il referendum con soli 3 voti contrari, quelli degli ulivisti.

L'ex ministro ha quindi invitato a riflettere sul fatto che senza il referendum un ipotesi di riforma elettorale sarebbe impantanata: ''Lo dico a quelli che hanno scoperto poi che il referendum puo' essere un utile stimolo' – ha ironizzato – come se fosse la dolce Euchessina, oppure a quelli piu' portati alle arti marziali che lo hanno definito una pistola sul tavolo. Di quale stimolo e pistola disporrebbe oggi il Paese, di quale garanzia disporrebbero i cittadini, se la linea del Pd fosse prevalsa?''.

''Fortunatamente – ha incalzato Parisi – a salvarci e' venuta la societa' civile. Quale Societa' Civile? Sono forse Sel e Idv societa' civile, lo sono le sigle minori di Pli e Up? O noi stessi dissidenti dalla linea ufficiale del Pd? O i gruppi di base del Pd che si sono messi in movimento senza chiedere permessi e autorizzazioni quando ancora dal vertice venivano segnali di freddezza e ostilita'?''.

''Come si fa – ha proseguito – a non riconoscere la distanza spaventosa che esiste tra il deliberato proposto dal vertice del Partito, e, purtroppo accettato alla unanimita' dalla Direzione, e il fiume di firme che ci ha travolto? Come si fa a non cogliere la rivolta crescente, la passione per la democrazia che sta dietro quel gesto moderato e rispettoso apposto dai cittadini su moduli spesso cercati e trovati con fatica''.

''Il partito che abbiamo in mente – ha aggiunto Parisi – non guarda il movimento passare, limitandosi a salutarlo e ad ospitarlo. Il partito che abbiamo in mente e' esso stesso movimento, e dentro la societa' che si muove sta alla testa, e qualche volta puo' finire in coda, ma mai fuori o di lato''.

Qui l'ex ministro si e' fermato, avendo terminato i suoi cinque minuti, ed ha consegnato alcune righe del discorso non letto. ''In un partito quale quello che voi pensate di costruire o di avere costruito noi, dovremmo essere deferiti agli organi di disciplina per la grave disubbidienza ai deliberati ufficiali. In un sistema quale quello che voi proponete per il governo del Paese il segretario dovrebbe presentarsi dimissionario per difendersi dall'accusa di aver inferto un grave danno al partito proponendo una linea che si e' dimostrata radicalmente sbagliata''.

''Quello del quale abbiamo comunque bisogno – si legge ancora – e' di una grande scossa di democrazia, che scuota l'immobilismo, figlio dell'unanimismo, e nipote del continuismo che ha impedito al Pd di nascere come un partito veramente nuovo''.