Patroni Griffi: “Confermo il dimezzamento delle province”

Pubblicato il 5 Agosto 2012 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA
Filippo Patroni Griffi (LaPresse)

ROMA, 5 AGO – ”Sì, confermo il dimezzamento ”. Così il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, intervistato da Alessandro Banfi per l’intervista della domenica di Tgcom24 sul dimezzamento delle province e l’introduzione della città metropolitane.

”Quando si è partiti con la riduzione improvvisamente molti sono diventati per l’abolizione totale, forse perché si è capito che facevamo sul serio – ha aggiunto il ministro – Anche qui non si tratta di un’abolizione, bensì di una razionalizzazione e riordinamento per evitare una duplicazione di compiti tra Comuni e Regioni. Si arriverà al dimezzamento. Abbiamo tolto la parola accorpamento, non per attenuare l’effetto della riforma, ma per evitare che si creassero province di serie A da salvare e di serie B da abolire. Io non credo che mezza Italia ce l’abbia con me perché  le popolazioni sul territorio sono più avanti di noi tutti e i territori sapranno cogliere la sfida per ammodernare il sistema di governo”.

Patroni Griffi ha precisato inoltre che ”più che le province come micro feudi” crede che ci siano ”troppi piccoli centri di potere che impediscono la realizzazione di un sistema riformatore di grande portata”. Un micro feudo ”è quello di una amministratore che con fantasia apprezzabile si inventa un emendamento per sottrarre il territorio a un processo riformatore. Qualche presidente di Regione ha letto troppi giornali e non il testo di legge, minacciando così di non attuare nulla. Di fatto – ha concluso – la Costituzione non dà una competenza delle Regioni in materia di enti locali, quindi non si è scaricato nulla sulle Regioni”.

Sul complesso della spending review Patrini Griffi ha detto che ”non c’è una misura di cui sono particolarmente soddisfatto, ma dal complesso della tenuta del sistema normativo. Diciamo che sono venuti al pettine tutti i nodi del passato. La spending review non è in grado di far risolvere tutti questi ma li sta affrontando”. Le provincie per esempio, ha concluso, ”hanno un assetto che risale a 150 anni fa, se ne discute dagli anni Settanta, l’unico effetto è che queste sono state aumentate. Le città metropolitane sono state inserite da una legge del 90, ma ancora non sono ancora attive”.