Pd: la “fronda montiana” vuole il bis del premier, Bersani li gela… e Renzi?

Pubblicato il 30 Settembre 2012 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti

ROMA – Nessun accenno ai destini politici personali ma, nella telefonata di auguri fatta da Mario Monti a Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd non ha rinunciato a raccontare al premier l’esito dell’incontro dei progressisti europei a Bruxelles. Solo a quell’area e a quella agenda il segretario Pd guarda, non degnando neanche di una risposta la fronda montiana del partito che, in un incontro a Roma, ha rilanciato l’idea del Professore come guida di un futuro governo politico di centrosinistra, pena il rischio sconfitta per il Partito Democratico.

La disponibilità del premier ad un bis, pure senza candidarsi, accende gli animi tra i democratici e crea nuovi motivi di tensione in un partito già in ballo con la sfida delle primarie. ”Bersani deve assumere un impegno non equivoco sulla continuità rispetto all’agenda Monti e rispetto a riforme come quella delle pensioni, del lavoro e del fisco”, è il coro che si alza tra i veltroniani (senza Veltroni), in bilico tra un appoggio a Matteo Renzi e un’opzione più montiana alla luce dell’apertura del Professore. Ma per i sostenitori del segretario, la soluzione per l’Italia non è l’agenda Monti ma l’agenda progressista: ”L’anno prossimo – obietta Stefano Fassina – il debito pubblico sarà più alto che alla fine del 2011 e questo non è per colpa di Monti ma per una linea di politica economica europea che non funziona. Bisogna cambiare e Bersani incarna questo cambiamento”.

Il segretario evita di polemizzare con i suoi critici. ”Non possiamo parlare oggi giorno del Monti bis”, taglia corto con i cronisti da Lamezia Terme, dove per due giorni il Pd parla di meridione e di una situazione sempre più critica. Ma, stoppando l’ipotesi delle preferenze sulla legge elettorale, ribadisce come la pensi sulla necessità di un ritorno ad una democrazia normale: ”La nuova legge elettorale deve dare la possibilità a chi vince di governare”.

Un modo per avvertire chi cerca, attraverso la legge elettorale, di creare le condizioni per una nuova larga coalizione. Ma anche per alludere al fatto che per governare bisogna essere eletti. Sull’importanza delle elezioni concorda anche Matteo Renzi. Il sindaco rottamatore punta a vincere le primarie e non sembra intenzionato a cedere la poltrona a nessuno in caso di vittoria alle elezioni. E se perdesse la sfida con Bersani, chiarisce, non ha alcuna tentazione di mettersi in proprio: ”Non farò altre liste, resterò nel mio partito comunque vada”.

Certo, sarà difficile che con Renzi candidato premier del Pd vada in porto l’alleanza con Nichi Vendola. Il governatore, ancora in stand by sulla sua discesa in campo, definisce ”inquietanti alcune parole d’ordine del programma” di Renzi. Parole che fanno reagire il responsabile della campagna di Renzi Roberto Reggi: ”Non crediamo che Nichi sia inquieto per il programma, ma a causa dei sondaggi”. .