Pd, primarie che problema: oggi Liguria, ieri Napoli, Palermo, Veneto, Emilia…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2015 - 06:19 OLTRE 6 MESI FA
Pd, primarie che problema: oggi Liguria, ieri Napoli, Palermo, Veneto, Emilia...

Raffaella Paita dopo aver votato per le primarie per la Regione Liguria. 11 gennaio 2015, La Spezia.
ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA – I cinesi che fanno arrabbiare il “Cinese” sono l’ultima storia storta in ordine di tempo sulle primarie del Pd. Succede che in Liguria la candidata a governatore della Regione scelta dai votanti di domenica 11 gennaio, 50 mila, sia risultata la burlandian-renziana Raffaella Paita. Ma il rivale Sergio Cofferati, ex segretario Cgil, sindaco di Bologna e attuale europarlamentare, ha perso di soli tremila voti e non ci sta: denuncia di aver avuto notizia di uno spropositato afflusso ai seggi di cinesi e marocchini, sottolinea le percentuali “bulgare” in alcuni seggi.

Del tipo: ad Albenga su 1500 voti Paita ne ha presi 1300, Cofferati 200. A Pietra Ligure 750 voti lei e solo 50 lui. E anche: a Genova hanno votato in 15 mila, a La Spezia, che ha un sesto degli abitanti del capoluogo, hanno votato in 12 mila. Ma è la città della Paita. Che, ha denunciato Cofferati, “si è intrattenuta due ore in coda in un seggio per dire chi votare”. Alla fine la Commissione di garanzia ha deciso che il voto è stato regolare. Ma non è andata sempre così.

Perché la Cina è vicina, soprattutto quando si parla di primarie pd. A Napoli, nel 2012, vinse il bassoliniano Andrea Cozzolino, che fece il pieno nei quartieri di Secondigliano e Miano. Segnalazioni di brogli e di afflussi sospetti di votanti con gli occhi a mandorla convinsero il Pd ad annullare quelle primarie. Poi vinse Luigi De Magistris, che alle primarie non si era neanche presentato.

A Palermo, sempre nel 2012, si registrarono al voto, su 30 mila elettori complessivi, 900 extracomunitari e 150 minori. Vinse il filo-lombardiano Fabrizio Ferrandelli, che battè di 151 voti Rita Borsellino. Nessuno annullò quelle primarie, nonostante una relazione negativa dei garanti pd e un’indagine aperta dalla magistratura sui brogli. Ma le annullò di fatto Leoluca Orlando che si candidò da solo e vinse.

Anche a Roma, durante le primarie che incoronarono candidato sindaco Ignazio Marino ad aprile 2013, fu una dirigente locale, Cristiana Alicata, a segnalare un insolito afflusso di rom. Ma stavolta non ci fu nessuna denuncia, non furono diffusi video o foto, o segnalati numeri “strani” in alcuni seggi: solo un tweet, ritirato fuori di recente dopo la pubblicazione delle intercettazioni di “Mafia Capitale” in cui Salvatore Buzzi chiacchierava di primarie al telefono. Resta comunque un’ombra e un partito venuto fuori diviso dalle primarie, prima che la magistratura indagasse sulle commistioni fra il pd romano e situazioni compromettenti a livello politico prima ancora che penale.

C’è il caso poi delle primarie che svelano la disaffezione dell’elettorato per il suo partito di riferimento: è successo in Emilia Romagna, dove c’è stata un’affluenza bassissima prima alle primarie e poi alle “secondarie”, alle elezioni vere e proprie. Non si sa come andrà, ma non sono ottimi gli auspici in Veneto, dove a scegliere Alessandra Moretti come sfidante di Luca Zaia sono andati in 40 mila. Quando un anno prima per scegliere fra Renzi e Cuperlo ci erano andati in 165 mila.