Pd, Renzi parte all’attacco: “Letta? Ha la fissa della seggiola”

di Alessandra Chini
Pubblicato il 11 Settembre 2013 - 23:17 OLTRE 6 MESI FA
Pd, Renzi parte all'attacco: "Letta? Ha la fissa della seggiola"

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – (ANSA) Se diventerà il segretario dei Dem promette che gli darà una mano, “anche due…”, ma Matteo Renzi, ospite per una puntata da “one man show” a ‘Porta a Porta’ non risparmia certo gli attacchi al premier Enrico Letta. Così come quelli a Berlusconi del quale dichiara, addirittura il “game over”, sottolineando, sulla sua decadenza che “la legge è uguale per tutti, altrimenti è un messaggio devastante”. Renzi che, un po’ a sorpresa, dichiara di non essere “mai stato democristiano” torna, poi, a chiedere al segretario Guglielmo Epifani (“lui sì – dice – che è doroteo”) di convocare il congresso, ribadendo la scadenza del 7 novembre e sottolineando che va fissata la data perché “lo statuto va rispettato”.

Il sindaco rottamatore (che non esclude di correre sia per la leadership del Pd che a Firenze), non risparmia dunque bordate a Letta che, per altro, potrebbe essere il suo più duro competitor nel caso di primarie per Palazzo Chigi. Certo, il premier deve “avere il sostegno di tutti” ma “non deve avere paura”. “Capisco – attacca – che Letta si occupi giustamente della seggiola, è normale”, ma il problema è il Paese. La questione della durata del governo “è diventato un tic andreottiano” anche perché ai cittadini non importa che il governo duri (“mica è una batteria…”) ma che faccia.

E, ancora, “a Wall Street certo non si interessano delle sorti di Quagliariello o di Zanonato…”. La recessione, poi, non è finita perché viene dichiarato un giorno da qualcuno ma lo sarà “quando ci saranno nuovi posti di lavoro”. In questa chiave il Paese, certo, ha bisogno di stabilità, ma “una cosa è la stabilità – è l’altra bordata a Letta – l’altra è l’immobilismo” e noi “abbiamo bisogno di un cambiamento radicale dell’Italia”.

Ed è proprio su questo tasto che Renzi intende insistere nella sua campagna per la corsa alla segretaria. “Se le persone che andranno a votare alle primarie del Pd – dice il sindaco – sono convinte che al Pd vada tutto bene fanno bene a non votarmi, se vogliono il cambiamento sono qui”. In questa chiave Renzi ci tiene a scrollarsi anche di dosso l’etichetta di ‘democristiano’. “Non sono democristiano – puntualizza con una certa dose di malizia – né sono mai stato nelle giovanili della Democrazia Cristiana, dove c’erano Letta Franceschini ecc…”. E ce n’è anche per il segretario, che, tra l’altro, aveva commentato con un sorriso la partecipazione di Renzi alla ‘Ruota della Fortuna’ di Mike Bongiorno. “Tutto mi sento – è la stoccata a Epifani – fuorché metodologicamente democristiano, ci sono tra i post comunisti molti più democristiani e anche il mio segretario Epifani nelle liturgie è molto più doroteo di me…”.

Renzi, insomma, gioca all’attacco così come deve fare il suo Pd che “deve rischiare, non rimanere nel museo delle cere”. E alle sciabolate contro Letta (il futuro) ed Epifani (il presente) ne aggiunge una anche per il ‘recente passato’ (Bersani): “Lui – sottolinea – è riuscito quasi a dimezzare gli iscritti, si sono persi 3,5 mln di voti e ci è toccato di perdere le elezioni”.

Pronta la replica dell’ex segretario che ricorda al sindaco che lui “è membro dell’assemblea, deve averne rispetto. Noi – dice a Sky Tg24 – siamo una compagnia, lui non può fare quello border line, l’interno-esterno. Io ho fatto il segretario – gli ricorda – e non è un lavoretto, gli consiglierei essere più prudente”.