Pdl, Bocchino: “Berlusconi dimostri la sua voglia di legalità. Stiliamo un codice etico”

Pubblicato il 15 Maggio 2010 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino

Italo Bocchino, finiano di ferro del Popolo della Libertà, provoca il partito. Dal sito di Generazione Italia lancia una sfida: il Pdl dimostri con i fatti di essere il vero “Partito della Legalità, isolando eventuali responsabili di episodi dannosi per la sua immagine ed evitando che questi argomenti siano appannaggio della Lega nel centrodestra e dell’Italia dei Valori nel centrosinistra”.

Dopo le parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ieri aveva annunciato la linea dura sulla vicenda degli appalti, il vice presidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino, sul sito di Generazione Italia, rilancia e invita il Pdl a farsi paladino del rispetto della legge.

Sono troppi, secondo Bocchino, gli episodi di malcostume che, al di là delle implicazioni penali, rischiano di allontanare gli italiani dalla politica.

Per questo il fondatore della corrente finiana Generazione Italia, avanza tre proposte: “La sottoscrizione di un codice etico, sulla scorta di quello approvato dalla commissione Antimafia, per tutti gli eletti del Pdl in ogni assemblea e per quelli nominati in ogni società o ente su indicazione del partito. L’adozione dell’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati con la pubblicazione sul sito ufficiale del partito dei dati reddituali e patrimoniali di quelli che grazie al Pdl percepiscono un emolumento. L’accoglimento della proposta di Generazione Italia, che per prima ha chiesto di adottare un iter fulmineo per approvare il ddl anticorruzione, che va anche rimpolpato nei contenuti perché così com’è appare oggettivamente da migliorare”.

“Non si può derubricare tutto alla magica formula del ‘caso isolato’, prosegue Bocchino, perché la moltiplicazione di questi casi sta allarmando l’opinione pubblica. Se non c’è un sistema, e a nostro giudizio non c’è, si registra indubitabilmente un abbassamento del livello di etica pubblica che deve contrassegnare quella che Fini definisce la ‘buona politica’”.