Il Pdl dentro il Monte dei Paschi di Siena

Pubblicato il 4 Febbraio 2013 - 11:41| Aggiornato il 24 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

SIENA –  Non solo il Pd: all’interno del Monte dei Paschi di Siena c’era anche il Pdl. “L’uomo di raccordo” tra Mps e Forza Italia, Popolo delle Libertà poi, era Andrea Pisaneschi, scrive La Stampa. A fare il suo nome, nelle telefonate intercettate dalla Procura, sarebbe Antonio Vigni, ex direttore generale di Mps.

Secondo le ricostruzioni de La Stampa, Pisaneschi, avvocato e docente universitario, consigliere di Mps dal 2001, era il trait d’union tra la banca senese e Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl.

“Quando arrivava la stagione delle nomine nelle partecipate del Monte scoppiava il putiferio”, ha spiegato alla Stampa un importante uomo politico del Pdl senese che ha chiesto di restare anonimo. “Arrivavano curriculum e telefonate da Roma e da Firenze”.

La “pax senese”, come la definisce la Stampa, tra Ds e opposizione, “viene siglata nel 2000”. In quel periodo si sarebbe deciso di allargare la rappresentanza nella Fondazione alle forze d’opposizione. Nel 2011 tra gli otto “nominati” dal Comune c’è anche Fabrizio Felici, già consigliere comunale di Siena e segretario provinciale di Forza Italia.

Alla presidenza, scrive la Stampa, sarebbe dovuto arrivare l’allora sindaco di Siena, il Ds Pierluigi Piccini, ma il posto viene occupato da Giuseppe Mussari, all’epoca avvocato “vicino ai Ds”.

Due anni dopo, nel 2003, nel Consiglio di Amministrazione di Mps approdano Pisaneschi e Carlo Querci, consiglieri di “area Pdl”, li definisce la Stampa. Coordinatore regionale di Forza Italia è Denis Verdini, che poi diventerà coordinatore nazionale del Pdl.

Tra gli altri vicini a Foza Italia finiti nelle controllate di Mps la Stampa cita Pier Ettore Olivetti Rason, “che negozia il presito di 150 milioni alla Btp e diventa consigliere di Paschi Gestione Immobiliare”. Anche Pietro Pecorini, “che nel 2008 entra nel consiglio della piemontese Biverbanca da poco entrata nel perimetro di Mps”.

La “pax senese” dura fino al gennaio 2011, quando Pisaneschi “viene indagato nell’ambito delle indagini per il crac della Baldini-Tognozzi-Pontello (Btp), l’impresa di costruzioni che porterà al collasso il Credito Fiorentino dello stesso Verdini. Tra le operazioni finite sotto la lente della procura di Firenze, che indaga sul crac, c’è anche un prestito sindacato da 150 milioni concesso da un pool di banche con Mps capofila, esposto per 60 milioni. Poi Unipol Banca (50 milioni), Credito Fiorentino (10), Cariprato (20) e Banca Mb (10)”.