Pensioni, le verità nascoste: se non vuoi finire povero inizia a risparmiare

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 31 Ottobre 2012 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni: quanti italiani sanno che i loro assegni previdenziali non saranno sufficienti a un tenore di vita dignitoso?

ROMA – Pensioni: gli italiani hanno davvero cognizione di causa della riforma Fornero? In generale i lavoratori sanno che andranno in pensione più tardi, ma hanno capito che in media prenderanno meno soldi, che il loro assegno avrà sostanza e peso diversi da quelli dei propri genitori o dei colleghi più anziani? La “verità sulle pensioni” (come titola in prima pagina l’edizione di Libero del 31 ottobre) sembrano conoscerla solo i tecnici, dai funzionari dell’Inps ai ministri al Governo, per gli interessati invece sono previste amarissime sorprese.

Al di là delle valutazioni di merito e al netto della vicenda “esodati”, il problema della mancata comunicazione da parte dell’Inps e del Governo è rilevantissimo. Due studiosi, i professori di Economia Luigi Guiso e Franco Perracchi, hanno voluto scrivere una lettera aperta sul Sole 24 Ore (30 ottobre) indirizzata al ministro Fornero proprio per lamentare questo diritto negato nei fatti, cioè il diritto dei lavoratori a essere informati sul destino pensionistico che li aspetta. E invitarla a spiegare che “la riforma è giusta” insieme avvertendo di non cullarsi in inutili aspettative. Perché, al momento, “la gente non ha capito”.

Non ha capito cosa? “Se una fetta importante di lavoratori sottostima l’impatto delle riforme fatte finora sulla loro pensione, e quindi non risparmia abbastanza, sarà poi socialmente difficile accettare il loro stato di povertà: essi dovranno necessariamente essere “salvati” con un adeguato aumento della loro pensione”.

Due cose fanno impressione: il termine povertà, nella sua cruda limpidezza e il rischio che una previdenza di sostegno supplementare potrebbe manomettere gli effetti virtuosi della riforma.  Poveri saranno coloro che si illudono ora di poter contare su assegni che assicurino un tenore di vita dignitoso, quando magari i loro contributi saranno stati insufficienti. Poveri saranno coloro che confideranno in un tasso di sostituzione prossimo all’ultimo stipendio. Il suggerimento dei due professori è chiaro: bisogna dire agli italiani che devono risparmiare e, ove si accorgessero della leggerezza dei loro assegni di quiescenza, industriarsi da subito per forme integrative di previdenza.

Il ministro Fornero, e questa è la preghiera personale, dal momento che è un tecnico può spiegare tutto ciò senza dover blandire l’elettorato. E, in aggiunta, rendere operativo l’obbligo della “busta arancione” da recapitare a tutti gli iscritti Inps: conto corrente previdenziale, proiezione sui tempi di maturazione dei requisiti per il pensionamento, valore economico dell’assegno futuro. Busta arancione che è una regola nei paesi della Social Security e che ha avuto solo una limitata fase di sperimentazione in Italia ai tempi della breve infatuazione con i modelli previdenziali scandinavi. I contribuente aspirante pensionato è adulto e vaccinato e reclama: “Inps, Fornero, Monti, dite la verità, vi prego,  sulle pensioni”.