Pensione: il sì (con riserva) di Bossi in cambio del voto a marzo

Pubblicato il 26 Ottobre 2011 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA

Foto LaPresse

ROMA – Sì ma con qualche riserva. L’accordo trovato tra Berlusconi e Bossi per le pensioni, ha dei paletti messi dal leader della Lega e delle ipotesi da chiarire. Bossi accetta di alzare a quota 67 anni l’età per andare in pensione, Berlusconi apre alla possibilità di votare a marzo. Un’intesa segreta per sbloccare la situazione e scrivere una lettera che soddisfi Bruxelles senza spaccare la maggioranza.

Le due soluzioni che hanno fatto sperare in un accordo per tutta la giornata di martedì riscuotono solo in parte il consenso del Senatur.

La prima, l’ipotesi del ritorno dell’ex scalone Maroni, è quella che in pratica porterebbe ad innalzare nel 2012 di un anno l’età di uscita in anzianità, cioè 62 anni più 35 di contributi. La seconda ipotesi è quella degli incentivi: invece di una rivalutazione della pensione, pari al 2% l’anno, come è già previsto, chi accetta volontariamente di restare al lavoro potrebbe godere di una rivalutazione del 2,5%. Due opzioni che però hanno speranze assai limitate di passaggio.

Viene sbandierata però un’intesa tra il premier e il Senatur. Ma gli stessi ambienti berlusconiani spiegano che il suo tentativo è in realtà fallito. E raccontano che Tremonti ha svolto un ruolo secondario nella stesura della lettera all’Ue. Nella missiva di dovrebbe annunciare il graduale innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Nulla sulle pensioni di anzianità. A Palazzo Grazioli si è continuato a trattare su questo punto, ma Bossi è rimasto irremovibile. Insomma un compromesso al ribasso, un tentativo di superare la prova di Bruxelles.

“Un bluff”, dice un ministro che avrebbe voluto sfidare la Lega con un intervento forte sulle pensioni. Il premier è consapevole del rischio che sta correndo, del pericolo che incombe da parte dei mercati.