Pensioni, Renzi: “Tagliarle sarebbe un errore. E Boeri…”

di Edoardo Greco
Pubblicato il 5 Novembre 2015 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, Renzi: "Tagliarle sarebbe un errore. E Boeri..."

Matteo Renzi con Bruno Vespa (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

ROMA – Matteo Renzi ha dichiarato che “tagliare le pensioni sarebbe un errore”. Un messaggio diretto anche al presidente dell’Inps Tito Boeri, che aveva proposto dei tagli alle pensioni, criticando la legge di Stabilità. Le parole del premier sono prese dall’ultimo libro di Bruno Vespa “Donne di cuori”: “Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore. Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani”.

Basta con questa retorica del «Fate poca spending e troppi tagli»: la spending in italiano si traduce con la parola tagli. Non puoi avere botte piena e moglie ubriaca”. Il premier sottolinea: “Sono tutti commissari alla spending con i soldi degli altri. Le prime tre voci sono: pensioni, sanità, personale. La prima non si tocca, la seconda si aumenta, quanto alla terza puoi solo ridurre il turnover, certo non licenziare la gente”.

Renzi replica all’accusa, da destra ai Cinque Stelle, di aver fatto una legge di stabilità in deficit: “Ma de che?, come dicono a Roma. Ma se è la prima finanziaria che riduce il rapporto del debito con il prodotto interno lordo? Non abbiamo fatto la spending review? Spending è un nome figo per dire tagli. Dove? Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore. Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia. Per carità, magari è pure giusto a livello teorico. Ma la linea di questa legge è la fiducia, la fiducia, la fiducia. E, dunque, non si tagliano le pensioni”.

Abbiamo aumentato i soldi per la sanità da 110 a 111 miliardi – prosegue Renzi – Il punto, adesso, è costringere le regioni a spendere meglio i soldi che hanno, anziché lamentarsi per quelli che vorrebbero. Sono tutti commissari alla spending con i soldi degli altri. Le prime tre voci sono: pensioni, sanità, personale. La prima non si tocca, la seconda si aumenta, quanto alla terza puoi solo ridurre il turnover, certo non licenziare la gente. Abbiamo fatto una manovra sugli acquisti, molto seria, e sui tagli alla politica. Ma poi basta con questa retorica del «Fate poca spending e troppi tagli»: la spending in italiano si traduce con la parola tagli. Non puoi avere botte piena e moglie ubriaca”, conclude.

L’idea che Renzi vuole far passare è quellao della fine dell’austerity, della fine della fase di tagli e tasse. Lo fa anche tramite il suo profilo facebook, commentando i dati dell’Istat: “Che stia finendo la dittatura dello zero virgola, non è un successo per il governo, è un traguardo per l’Italia. Siamo tornati, finalmente. Si moltiplicano giorno dopo giorno i dati positivi sulla nostra economia e anche in Europa la musica nei nostri confronti sta cambiando”.

Crescita più forte del previsto – sostiene il premier – ripartono i consumi, e – attenzione – nelle previsioni cala la curva del debito. Più lavoro e più fiducia, le riforme funzionano. Ripeto: non sono semplici numeri. Sono persone, storie, famiglie. È il senso di un Paese che si rimette in moto, che ritrova il gusto di avere ambizioni, di guardare al futuro. E la legge di stabilità va esattamente in questa direzione. Abbassando le tasse. Lottando contro la povertà. Avendo attenzione per il sociale. Dando a chi fa impresa le leve e gli strumenti per correre e creare lavoro. Aiutando chi ha casa, che non è un fardello o una colpa, ma spesso il frutto di anni di sacrifici e sudore”.