Primarie, tutti contro Fornero e Marchionne. Renzi scivola sui gay, no a Casini

Pubblicato il 12 Novembre 2012 - 22:31| Aggiornato il 13 Novembre 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pierluigi Bersani promette soldi per la scuola, Matteo Renzi chiude a Casini attacca Equitalia ma scivola, mostrando incertezza, sulla questione dei diritti dei gay. Nichi Vendola “duro e puro” contro Fornero, Marchionne, ma forse impopolare nel difendere il finanziamento pubblico dei partiti.  Alla fine la sfida tv a cinque per le primarie del centrosinistra si risolve in un confronto cavalleresco, dove l’esigenza di far capire che si è tutti dalla stessa parte prevale sui toni aspri. Qualche scintilla c’è, ma forse, anche per la formula  a cinque e non a due, lo scontro non decolla. Non mancano le divisioni, soprattutto quando si parla di austerity, Europa e finanziamento ai partiti. Ma non mancano neppure i punti di unione: i cinque candidati, Pierluigi Bersani, Matteo Renzi, Laura Puppato, Nichi Vendola e Bruno Tabacci sono tutti d’accordo nel dire “no” a Sergio Marchionne e Elsa Fornero.

La prima domanda non può che essere su tasse, patrimoniale  e Imu, forse il tema più delicato per gli italiani. E la prima risposta a effetto è quella di Matteo Renzi secondo cui l’Italia sta morendo di tasse. L’Imu, però, secondo il sindaco di Firenze non si può toccare. Bersani, invece, ha una posizione diversa: “L’ obiettivo è abbassare le tasse sui redditi medio-bassi per incoraggiare i consumi e abbassarle sul lavoro. Sono favorevole ad un’ imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari mentre su quelli finanziari mi accontenterei di una vera tracciabilita’ perche’ tassare tre volte lo zero, se uno non paga le tasse è zero”. Sull’Imu, invece, la parola d’ordine è “alleggerire”.

Prima di Bersani, il primo a parlare di patrimoniale è Laura Puppato mentre secondo Vendola ”non è  possibile immaginare l’Imu sulla prima casa”. Al contrario il leader di Sel chiede una super tassa per chi dichiara più di un milione. Secca la risposta di Renzi: “Sono solo 786 i ricchi sopra il milione da tassare”.

Sull’evasione fiscale Bersani e Renzi piazzano i primi affondi. Per il segretario del Pd occorre puntare sulla tracciabilità e soprattutto dire agli italiani “mai più condoni”. Renzi, invece, va all’attacco di Equitalia  che “ha dato l’impressione di essere forte con i deboli e debole con i forti. Ha dato impressione di andare solo a caccia dei piccoli evasori”.

Lo scontro, però, si accende sull’Europa e i primi a entrare sul ring sono Vendola e Renzi, lontanissimi sul patto di stabilità. Per Renzi è dannoso solo dire di volerlo cambiare mentre per Vendola è solo un “falso mito” da cambiare con urgenza.

Quindi si parla di studio e di giovani e mentre Vendola invita i ragazzi a ribellarsi alla precarietà è Bersani che piazza uno degli interventi più incisivi della serata: ai giovani che stanno ”rinunciando ad iscriversi all’ Università dico aspetta un attimo che qualche soldo in più sul diritto allo studio bisogna che li mettiamo. Cosi’ sta tornando il classismo”.

Un coro unanime di “no”, invece, accoglie la riforma del Lavoro firmata da Elsa Fornero. Le sfumature sono diverse: si va da Renzi che parla di riforma Ichino a Vendola che parla di “sfregio” al mercato del lavoro. Per tutti, però, la riforma “non basta”. Anche Bersani, che a quella riforma ha fatto arrivare i voti decisivi del Pd, non si astiene dalle critiche. Per il segretario del Pd la riforma “non basta”.

Altro punto in cui i cinque sono concordi è la critica all’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. E se Renzi si definisce deluso perché a Marchionne aveva creduto il più incisivo è che rivolgendosi direttamente all’ad Fiat replica: “Io non ti ho mai creduto”. Bersani, invece, è appena più cauto e a Marchionne dice: “Il tuo piano mi pare un po’ osè”.

Sulle adozioni gay, invece, arriva il primo imbarazzo per Renzi. Il sindaco di Firenze prende tempo e gira alla larga. Parla di “civil partnership in 100 giorni”, ma non parla di matrimonio a alla fine, pressato, sulle adozioni gay è costretto a non rispondere: “E’ un tema ancora non sciolto nel nostro programma”. Vendola è ovviamente risoluto: “Diritti uguali per tutti”. Bersani, invece, ricorda che siamo in un parlamento dove ancora non c’è una legge sull’omofobia. Quindi ribadisce la linea “tedesca” di sì matrimonio civile mentre invita ancora a riflettere un altro po’ sulle adozioni. Tabacci ricorda la sua esperienza con Pisapia, si definisce un cattolico responsabile e dribbla con mestiere una delle domande più scivolose.

La domanda successiva, invece, mette in difficoltà Vendola che difende il finanziamento pubblico ai partiti perché l’alternativa è una politica solo per ricchi. Doppio assist a Renzi che replica ricordando come i ricchi abbiano comunque governato il Paese. Non solo, il sindaco di Firenze, fautore di un sistema di finanziamento all’americana, con donazioni prevalentemente private, ricorda il referendum che il finanziamento pubblico ha abolito. E che è stato, di fatto, aggirato dal Parlamento.

Le scintille vere e proprie, però, sono alla fine, quando i candidati sono chiamati a indicare la coalizione. Perché Bersani che insiste parlando di asse che unisce moderati e progressisti incassa sia il prevedibile no di Vendola sia quello di Renzi. Il governatore Pugliese spiega di non avere un “pregiudizio” nei confronti di Casini ma un “giudizio”. No a Casini alleato anche da Renzi che rilancia la sua idea di governo con 10 ministri, criticata sia da Tabacci sia da Puppato.

Alla fine è tempo di appelli. Renzi punta sul riprendersi il futuro. Il più efficace, almeno a livello di immagini, è Vendola che dedica al riscatto il suo minuto e mezzo. Ci sono le donne uccise dal “maschio padrone”, i minatori sotto terra, il Paese regredito, il superamento del Berlusconismo. A chiudere è Bersani che agli elettori di centrosinistra non chiede di “piacere” ma di essere creduto. “Insieme ce la possiamo fare”, la sua conclusione. Chi ce l’ha fatta, intanto, è Sky. Vale più di tutti il commento di Maurizio Costanzo che a dibattito ancora in corso dice: “Un po’ ansiogeno ma efficace. In 40 minuti hanno detto più cose che in 10 apparizioni televisive”. Difficile dagli torto.