Processi Berlusconi, la “grande riforma della Giustizia”: prescrizione breve per gli incensurati

Pubblicato il 22 Marzo 2011 - 17:48 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

ROMA –  Ve la ricordate la “grande riforma della Giustizia”, quella annunciata in pompa magna da Silvio Berlusconi e Angelino Alfano? Doveva (e deve) essere una riforma strutturale e profonda. Soprattutto una riforma fatta non per “scudare” il premier dai processi ma per migliorare la condizione di vita degli italiani tutti.

Probabilmente è vero, anche perché i tempi per l’approvazione definitiva restano prevedibilmente lunghi e un obiettivo verosimile per portarla a casa è la fine della legislatura. Così, per ammazzare l’attesa, spunta una leggina. “Ad personam”, diranno i maligni. La Commissione giustizia della Camera ha infatti approvato la norma presentata dal relatore Maurizio Paniz al testo sul processo breve che riduce i tempi di prescrizione per gli incensurati. Tutta l’opposizione ha votato contro.

Detto in parole povere significa che almeno due dei processi che vedono il premier alla sbarra, Mills e Mediaset, verranno risolti dalla prescrizione. La norma presentata da Paniz (autore della linea “nipote di Mubarak” quando si votò alla Camera per rimandare in Procura gli atti del caso Ruby) stabilisce che le misure predisposte non si applichino ai procedimenti nei quali, alla data dell’entrata in vigore della legge, è già stata pronunciata sentenza di primo grado. Infine una sorta di “bonus malus”: premio a chi è incensurato e punizione, nella forma di tempi di prescrizione più lunghi, per chi ha subito condanne.

I deputati dell’Udc, di Fli e del Pd, dopo l’approvazione di questa norma, hanno abbandonato i lavori della Commissione Giustizia. ”Prendiamo atto – ha dichiarato il capogruppo del Pd Donatella Ferranti – che non c’è più alcuna possibilità di costruire migliorando il testo insieme. Pertanto abbandoniamo i lavori della Commissione”. Analogo il commento di Lorenzo Ria (Udc) secondo il quale la maggioranza sta andando avanti da sola senza ascoltare i contributi che arrivano dall’opposizione”. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, invece, è rimasto: ”siamo riusciti a ridurre moltissimo la portata della norma – ha spiegato – pertanto restiamo e votiamo contro”.

Intanto la maggioranza ha approvato due emendamenti fatti propri dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro al testo sul processo breve. E così sono stati soppressi gli articoli 7 e 8 del provvedimento. Uno di questi, il 7, introduceva la cosiddetta ‘Clausola di monitoraggio’. Il ministro dell’Economia, cioè, se avesse riscontrato pregiudizi per i rimborsi che si sarebbero dovuti dare in seguito alla modifica della legge Pinto contenuta originariamente nel progetto di legge, avrebbe dovuto assumere iniziative tempestive per scongiurare ogni rischio.

Essendo decaduta però la parte del provvedimento che riguardava appunto questi ritocchi alla legge Pinto, in effetti, si osserva nel centrodestra, questa norma non aveva più grosso significato. Di Pietro ha continuato a intervenire in Commissione giustizia benche’ il resto dell’opposizione avesse abbandonato l’aula.

La cronaca giudiziaria, intanto, registra che Berlusconi dopo aver annunciato la sua presenza a tutti i processi, alla prima udienza (caso Mills) non si è presentato. Certo, c’era il caso Libia e l’impedimento forse più legittimo mai presentato. Si attendono, però, le altre udienze per vedere se il premier manterrà la promessa e l’impegno, preso con gli italiani, di svelare “il complotto” persecutorio dei magistrati ai suoi danni.