Referendum, Economist si schiera: “Votate No, poi governo tecnico”

Referendum, Economist si schiera: “Votate No, poi governo tecnico”

LONDRA – “Perché l’Italia dovrebbe votare No al referendum“. Così, a dieci giorni dal bivio del 4 dicembre arriva, da Londra, l’endorsement dell’Economist per il fronte del No. In un lungo editoriale il prestigioso settimanale d’Oltremanica spiega il duplice motivo della sua presa di posizione: innanzitutto, si legge nell’articolo, “la modifica alla Costituzione promossa da Renzi non affronta il problema principale, cioè la riluttanza dell’Italia a fare le riforme”. E, in secondo luogo, perché “nel tentativo di porre fine all’instabilità che ha portato 65 governi in Italia dal 1945, si introduce la figura dell’uomo forte. Questo nel Paese che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è vulnerabile rispetto al populismo”.

L’articolo, rilanciato dal blog di Beppe Grillo con il titolo “L’Economist stronca la riforma di Renzi e Verdini”, mette in guardia proprio dal rischio che il “principale beneficiario” dello schema riforma-Italicum sia il M5S, stroncato a sua volta come una “scombussolata formazione che vuole un referendum per uscire dall’euro”.

Motivo per cui, in caso di effettiva vittoria del No, l’Economist non guarda certo ai Cinque Stelle, ma torna a proporre l’infelice ipotesi di “un governo tecnico, come ha fatto tante volte in passato”.  Le dimissioni di Renzi, aggiunge, “potrebbero non essere la catastrofe che tanti in Europa temono”. Se così fosse, prosegue con fatale rassegnazione, vorrà dire che era destino: “Se la sconfitta ad un referendum dovesse innescare il crollo dell’euro, allora vorrebbe dire che la moneta unica era così fragile che la sua distruzione era solo una questione di tempo”.

Lo schieramento dell’Economist è solo l’ultimo, in ordine cronologico, dei grandi media internazionali specializzati in finanzia ed economia. Lunedì, ad esempio, erano stati il Financial Times e il Wall Street Jorunal ad intervenire, con il primo, in particolare, che in un editoriale di Wolfgang Munchuau, aveva evocato, in caso di vittoria del No il rischio di una sequenza di eventi “che metterebbe in dubbio la permanenza dell’Italia nella zona euro”. Fosche, in caso di vittoria del No, erano state le previsioni anche del Wsj.

Non è la prima volta, invece, che l’Economist punzecchia Renzi. Il 24 agosto 2014 ritrasse il premier in copertina mentre teneva in mano un cono gelato dietro Francois Hollande e Angela Merkel, su una barca dell’euro in procinto di affondare. Con Mario Draghi che cercava di impedire il naufragio buttando fuori acqua. Il premier reagì con ironia: mangiando un cono gelato a Palazzo Chigi davanti ai cronisti.